sabato 24 gennaio 2015

dalla stampa




La parità di diritti può sempre aspettare

La guerra della scuola agli omosessuali. Tra boicottaggi, licenziamenti e "manuali"

A scuola il medioevo dei diritti civili


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Sospesa la patente perché gay, per la Cassazione deve ricevere un maxi-risarcimento: "Comportamento omofobico" (*)(**)

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«I gay ci rovinano»: aggressione e insulti omofobi in centro a Bergamo-

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Luxuria vestito da sposa, svastiche e scritte omofobe (*)(**)   

(vestito??? fortunatamente per loro poi hanno cambiato in -a)

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3 storie raccontano come un bagno possa discriminare gay e transgender 

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Omofobia, l'avvocato Taormina condannato anche in appello: "Niente gay nel mio studio"

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 Napoli: Matrimoni gay,de Magistris va avanti e ricorre al Tar contro il prefetto

Matrimoni gay, la procura di Roma apre un'inchiesta

Bologna, fascicolo in procura sul registro delle nozze gay

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Billy Crystal: "Basta scene gay sullo schermo: troppo per me, a volte vanno oltre i miei gusti" 


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UK, Hannah, il primo capitano transgender: ''L'Afghanistan mi ha cambiata''



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Il primo coming out della storia del Governo dell'Irlanda arriva dal ministro della Salute Leo Varadkar


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Donne: Ci hanno imbrogliato-Il rosa è da veri uomini

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Due versioni: la seconda ha sostituito la prima:




La Regione Lombardia e il convegno sulla famiglia


Caro Beppe, non c’è ironia da sbandierare né sentimenti positivi per addolcire lo spirito; incombe piuttosto un impenetrabile senso di malinconia, e niente altro. Stiamo a parlare delle “idee in movimento” che dovrebbero portare la società italiana a superare vecchi steccati, e subito qualche esempio ci porta indietro nel tempo. Una concatenazione di eventi, un sapore di stantio, il riecheggiare di termini da postribolo. La regione Lombardia organizza, non saprei come chiamarlo, un convegno dedicato alla famiglia tradizionale: i protagonisti, gira e rigira, sono risultati essere due persone dell’uditorio a loro modo totalmente lontane dai temi del dibattito, seppur per differenti motivi. Potremmo definirle due solitudini: quella dello studente inopinatamente contestato ed allontanato dal palco, prova tangibile del pessimismo che accompagna l’individuo quando percepisce la malinconia che subentra nel constatare di essere circondato da una moltitudine avversa per definizione e incapace di ascoltare.
L’altra, di un certo don Inzoli, capitato lì non per caso, opportunamente conosciuto ed accettato, sistemato appena dietro le persone che contano. Emblematica la metafora dalla quale sono circondati i due personaggi: Mirko Tremaglia ha trovato in La Russa il degno continuatore del termine “culattone”, che durante il fascismo, forse non tutti lo sanno, era ricorrente verso comuni mortali ma anche per invidia e ritorsione contro gerarchi non graditi ai camerati altolocati in carriera. Sappia lo studente che le indegnità si perpetuano in successione. Stupisce, nel caso di don Inzoli, non tanto la sua presenza al convegno, quanto la presa di distanza, tipica in Italia, di tutti i convitati principali nello smentire la conoscenza diretta; pazienza se poi si scopre che dieci anni prima Maroni lo aveva vicino di posto. Infine, una correlazione: si metta l’anima in pace Gasparri, il frasario rivolto alle due ragazze non necessita di scusanti; prevale la faccia di chi le pronuncia.Mario Sconamila, mario.sconamila@elisanet.fi-QUI-

E’ vero: la presa di distanza da don Mauro Inzoli, notissimo negli ambienti lombardi di Comunione e Liberazione, è grottesca, triste e un po’ umiliante. Per tutti i protagonisti. Ma loro, tanto, negheranno anche questo.

Storia di due solitudini alla Regione Lombardia


Caro Beppe, non c’è ironia da sbandierare né sentimenti positivi per addolcire lo spirito; incombe piuttosto un impenetrabile senso di malinconia, e niente altro. Una concatenazione di eventi, un sapore di stantio, il riecheggiare di termini da postribolo. La regione Lombardia organizza, non saprei come chiamarlo, un convegno dedicato alla famiglia tradizionale: i protagonisti, gira e rigira, sono risultati essere due persone dell’uditorio a loro modo totalmente lontane dai temi del dibattito, seppur per differenti motivi. Potremmo definirle due solitudini: quella dello studente inopinatamente contestato ed allontanato dal palco, prova tangibile del pessimismo che accompagna l’individuo quando percepisce la malinconia che subentra nel constatare di essere circondato da una moltitudine avversa per definizione e incapace di ascoltare. L’altra solitudine è quella di don Mauro Inzoli, capitato lì non per caso, conosciuto ed accettato, sistemato appena dietro le persone che contano. Sappia lo studente insultato il che termine “culattone”, durante il fascismo, era ricorrente verso comuni mortali ma anche per invidia e ritorsione contro gerarchi non graditi ai camerati altolocati in carriera. Le indegnità si perpetuano in successione. Stupisce invece, nel caso di don Inzoli, non tanto la sua presenza al convegno. Quanto la presa di distanza, tipica in Italia, di tutti i convitati principali nello smentire la conoscenza diretta.Mario Sconamila, mario.sconamila@elisanet.fi-QUI-

La presa di distanza da don Mauro Inzoli – notissimo negli ambienti lombardi di Comunione e Liberazione,  per anni presidente del Banco Alimentare -  è grottesca, triste e un po’ umiliante. Per tutti i protagonisti. Ma loro, tanto, negheranno anche questo.  Papa Francesco è avanti anni luce rispetto a certi personaggi. I tempi cambiano. “Tempi”, evidentemente, no.
Resta da capire il perché di quella presenza. A don Mauro Inzoli, in appello, era andata relativamente bene. In Vaticano c’era chi chiedeva  la riconferma della riduzione allo stato laicale. Ma le restrizioni rimanevano, ed indicavano l’opportunità di ritirarsi dalla vita pubblica.  Piazzarsi dietro Maroni e Formigoni in in un convegno controverso non sembra rispondere a questo spirito. 

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Lettera di una prostituta

La risposta di una moglie

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ItalianoaLondra vs ItalianoinItalia, se il buongiorno si vede dal mattino


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buco sardo, però (*)

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