venerdì 3 luglio 2015

dalla stampa




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ripropongo questa considerazione:

Diritti civili, Family Day e media: se i 250.000 del Pride valgono meno del riso Carnaroli…


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PRIDES

Gay Pride 2015: le piazze italiane sull’onda della speranza di cambiamento

 Gay Pride: l’onda non si ferma e arriva ‘in periferia’


Milano Pride, 100mila al corteo per chiedere uguali diritti. Pisapia: "Il Parlamento ascolti"

Matrimoni gay: sentenza storica dagli USA.

USA: Come abbiamo conquistato il matrimonio: dieci lezioni apprese

Matrimoni gay: l’uomo decisivo è Anthony Kennedy, eletto da Reagan

Nozze gay, il Texas sfida la Corte suprema Usa: diritto a obiezione di coscienza

Usa: i matrimoni gay e l’ultimo dei Mohicani

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Gay Pride, il poliziotto in servizio conquista il pubblico a passo di danza. Spettacolo improvvisato per le strade di New York-(*)

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San Francisco: sparatoria al Gay pride, panico tra la folla


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 Dublino: Ero al Pride, ma pensavo all'Isis. Non uniamoci contro un nemico comune, uniamoci per i diritti di tutti
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Londra - La gaffe della Cnn: ''Bandiera Isis al gay pride''. Ma erano vibratori--(*)


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Turchia: idranti e proiettili di gomma, polizia contro Gay Pride a Istanbul-(*)(**)(***)(°)


Turchia, l'arcobaleno involontario della polizia diventa il simbolo del gay pride

 

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Spiegate a un extraterrestre che significa essere maschi e femmine

Il bullying è reato per la legge italiana?

Ddl educazione di genere, tutte le falsità sulla teoria del gender

Ddl educazione di genere: difendiamo i nostri figli. Ma dall’ignoranza

Lotta alle discriminazioni: bloccato il portale web per i diritti Lgbt

Facebook arcobaleno: gli italiani dimostrano di essere più avanti dei loro governanti

La teoria delle configurazioni sessuali

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Facebook "Celebrate Pride", i volti arcobaleno delle star

Facebook, la foto profilo arcobaleno celebra il matrimonio gay: un altro esperimento sulle emozioni degli utenti?

Facebook per i matrimoni gay. Quando la gioia si trasforma in indagine di mercato

Omofobia, il diktat del parroco salentino: "Avete su Fb la foto con l'arcobaleno? Non farete i padrini"

Gay Pride, il day after della Curia-

 Altro che arcobaleno, la Russia celebra l’orgoglio etero 

 (direi nazionalistico-omofobo altrimenti non lo avrebbero fatto "in risposta")

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Un fotografo perde una cliente per aver festeggiato la sentenza sulle nozze gay. La sua risposta spiega perché "l'amore vince"

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Nozze gay a Pechino: un bacio saffico in nome dei diritti


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Polignano a Mare, 38enne picchiato a sangue: i due aggressori lo insultavano perché è gay

Maschio femmina o gay. "Strega" da galera

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Unioni civili, Scalfarotto inizia lo sciopero della fame


Ivan Scalfarotto fa lo sciopero della fame. Ma è la maggioranza a bloccare le unioni civili

Unioni civili, anche il mondo lgbt si divide sullo sciopero della fame di Scalfarotto


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Bergamo: Nozze gay a Oporto, l’azienda riconosce la licenza matrimoniale-

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 59 celeb weddings

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Il terzo genere - Identità transgender

Cosa ci rende un uomo o una donna?  La sfida transgender alla nostra identità

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Campionessa di nuoto cambia sesso «Meglio perdere l’oro che me stessa»

Schuyler Bailar, 19enne matricola ad Harvard, ha deciso di rinunciare a gareggiare con la squadra femminile per gareggiare con i maschi

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Né Mr né Ms, arriva l’appellativo Mx  per le persone transgender

I college femminili americani   aprono a donne (e uomini) trans

La sfida delle ragazze scout: no ai soldi di chi discrimina le transgender

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Rivoluzione a Cambridge: le donne potranno mettere i pantaloni


La battaglia di uno studente transgender fa cambiare le regole per il refettorio vecchie di 650 anni: gli uomini potranno mettere la gonna e viceversa

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Quella dai porno non è una vera dipendenza, dicono alcuni neuroscienziati americani

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Campagna contro le malattie sessuali: il testimonial si traveste da pene

«Sono sieropositivo, mi abbracciate?>> il video che commuove il web

Bologna, apre primo centro italiano per test rapido Hiv. Gestito da associazione Lgbt

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Se Instagram censura la foto anti-cancro

Una fotografa italiana scatta al Pride 2015 di New York l'immagine di due ragazze che hanno subito la mastectomia. E, mentre i social sposano la campagna 'LoveWins', la posta sul social network per la condivisione di immagini. Che però la rimuove perchè 'non conforme agli standard'

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La violenza nelle coppie lesbiche esiste e va indagata

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Gran Bretagna, i commenti omofobi o antidemocratici degli studenti saranno segnali di radicalizzazione islamica

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Matrimonio gay e migranti: l’Italia non c’è


Caro Beppe, mi sento fiero di essere americano. La decisione della Corte Suprema che ha sancito il diritto a sposarsi anche a coppie dello stesso sesso, è stata una vittoria di civiltà. In una società democratica, tutti gli individui, indipendentemente dal loro orientamento sessuale, genere o etnicità, devono essere trattati in modo uguale. Purtroppo non mi sento fiero di essere italiano, uno dei 9 paesi in Europa dove ancora non c’è nessuna tutela per le coppie omosessuali e dove trattiamo gli immigrati come appestati.Vittorio Maio, vittorio.maio@jefferson.edu

Sulla storica decisione della Corte Suprema, che tutti gli americani di buon senso rispetteranno, torneremo. Sono d’accordo anche con il tuo fastidio, Vittorio, per un’Italia “dove ancora non c’è alcuna tutela per le coppie omosessuali” (solita ignavia della politica, non tanto pressioni della Chiesa cattolica).  
Mi sembra invece frettolosa, e ingenerosa, l’ultima affermazione. Non  trattiamo gli immigrati come appestati. Siamo in prima linea davanti a un fenomeno epocale, e siamo impreparati: politicamente, legislativamente, socialmente, psicologicamente. Abbiamo accolto meno rifugiati di altri Paesi, è vero.  Ma in Italia fatichiamo a distinguere tra questi (profughi) e gli altri migranti, che non possiamo accogliere senza limiti e senza distinzioni. Non lo fanno neppure gli USA, come sai, il Paese che ti ha accolto e dove vivi. Eppure è una nazione con ben altra storia, e sull’immigrazione è costruita.  Gli egoismi, la miopia, la grettezza ci sono, in Italia. Ma è innegabile: il numero di nuovi arrivati, in alcune aree, è ormai difficilmente gestibile (ero a Brescia, sabato, quarta città per numeri di nuovi arrivi, alle prese con tensioni fortissime). 
L’Unione Europea, da un lato, non sopporta le nostre amnesie, le nostre sciatterie, i nostri controlli relativi (in modo che i nuovi arrivati scivolino silenziosamente verso nord). Dall’altro, non capisce il nostro timore di fronte a un fenomeno, in prospettiva, sconvolgente:  Iraq, Siria e Libia nelle mani di estremisti, Eritrea in guerra, Somalia e Yemen allo sbando, la Turchia che fa il doppio gioco.   Dove fugge la popolazione? Verso nord. E chi sta di là dal mare? L’Italia, non la Polonia, l’Estonia o la Gran Bretagna.  
Stiamo assistendo a uno scontro di egoismi,  in Europa, e non porta da nessuna parte. Anzi, no: porta nel baratro, ma non è dove vogliamo andare. - QUI-


I figli sono un desiderio per tutti, ma un diritto per nessuno


Caro Beppe, sono omofobo. Sono omofobo perché penso che i figli non siano un diritto ma un desiderio. E trasformare i desideri in diritti penso sia pericoloso. Sono omofobo perché credo che tutti i figli abbiano una mamma e un papà e, anche se le cose dovessero poi andare male, quel papà e quella mamma rimarrebbero tali e nei loro rispettivi ruoli (che ritengo sussistere non per sovrastruttura). Sono omofobo perché credo nelle differenze e nel valore delle stesse, maschio e femmina sono profondamente diversi. Sono omofobo perché ritengo che esista un limite a ciò che l’uomo può cambiare del suo destino e l’asticella di quel limite non è spostabile al bisogno. Un figlio nasce dalla diversità, dall’incontro tra un uomo ed una donna. Viene al mondo solo così e non credo che la Natura sia considerabile omofoba per questo (esisteva già prima dell’omofobia). Io, se lo dico, sì; e chissà se in futuro sarà almeno consentito pensarlo. Sono omofobo perché credo che i diritti (sacrosanti) per le coppie omosessuali debbano essere garantiti. Fra questi diritti non metto tuttavia i figli, e non li metto per nessuno, eterosessuali compresi. Sono omofobo perché credo che non si debba affittare un utero, pagare per generare vita, bombardare ovuli per forzare qualcosa che non dipende più da noi. Sono omofobo perché accetto i miei limiti e credo che un futuro privo di consapevolezza dell’umano essere non potrà che trasformarci da persone a prodotti. Non sono cattolico e non sono un uomo di fede.Ruggero Raimondi, freedomisnotafreespace@gmail.com  -QUI-

Matrimonio gay: la sentenza USA apre nuovi dubbi


Caro Beppe, Mi spiace, ma sul matrimonio gay, con la tua risposta a Vittorio Mario “Matrimonio gay e migranti: l’Italia non c’è” ( http://goo.gl/aLk5pU ) hai deciso di schierarti dalla parte dell’irragionevolezza. La sentenza della Corte non mitiga i severi dubbi sul matrimonio gay, anzi: li aumenta. Invito tutti a leggere l’opinione di maggioranza della Corte Suprema ( http://goo.gl/Ae2wt6 ): è un monumento all’assurdità. L’argomento di Kennedy è, fondamentalmente, che, essendo il matrimonio un procedimento giuridico, esso non può essere negato a nessuno (principio del “due process”, che possiamo tradurre come certezza del diritto). Ovviamente è un assurdità antigiuridica, perché trascura l’importante fatto che l’uguaglianza ha senso solo “a parità di condizioni”. Che qui, ovviamente, non ci sono. Negli USA è già chiaro a molti giuristi e commentatori, anche di sinistra, che questo crea le basi giuridiche per legalizzare la poligamia (anzi, propriamente la “polyamory”), come si legge in questo articolo a favore di “Politico Magazine”, l’autorevole rivista di sinistra ( http://goo.gl/Dmszlv ) e il matrimonio tra consanguinei adulti (fratelli e figli inclusi). Attenzione, quello che sto evidenziando è un fatto tecnico: di fatto, la Corte ha distrutto le basi giuridiche per impedire in futuro queste cose. Inoltre, manca un serio dibattito sul futuro della riproduzione. È chiaro che uno dei motivi per cui Big Corporate sostiene la causa del matrimonio gay è il fatto che la riproduzione sarà il grande business del XXI secolo. Il matrimonio gay non solo ammette, ma obbliga, a che la riproduzione, da mero fatto umano interno alla coppia, diventi un fatto commerciale e tecnico. Chi sostiene che il supporto al matrimonio gay viene solo dal libertarianesimo USA, trascura il grande richiamo delle ideologie transumane, neo-malthusiane, della “singularity” nelle tecnocrazie globalizzate. È ora di discutere seriamente di queste cose, prima di lanciarsi alla cieca al traino degli USA.Giuseppe Scalas, g_scalas@mail.com-QUI-

 USA: quel ricco mercato che ruota attorno alla lobby gay

Caro Severgnini, vedere tutta la sinistra, da quella tradizionale a quella radical-chic, a quella di governo, gioire per la sentenza della Corte Suprema degli Stati Uniti riguardo al matrimonio omosessuale, lascia sbalorditi. Ma gli USA sono o no il Paese supercapitalista dove la pena di morte è largamente praticata, dove tutti possono girare armati, e dove i poliziotti sparano (ai neri) prima di interrogare?
Il fatto è che gli USA pensano al ricco mercato che ruota attorno alla lobby gay, e la nostra sinistra al mercato dei voti, avendo perso quello della classe operaia. I diritti individuali non c’entrano. Personalmente penso che gli esseri umani dovrebbero avere il diritto di stringere qualsiasi sodalizio di carattere affettivo e patrimoniale, senza distinzione di razza, sesso, religione, condizione sociale economica e politica. Ma che a questo sodalizio trovino un nome diverso da matrimonio, che è l’unione, ufficialmente sancita, tra un uomo e una donna, biologicamente in grado di procreare. Non saranno le mielose parole di un magistrato americano a rimediare a quella che è una forzatura.Enrico Muttoni, enrico.muttoni@alice.it-QUI-


Omosessualità: come si può escludere che sia una malattia?


Caro Severgnini,
qui a New York vedo bandiere del movimento LGBT fuori dal municipio e da alcune chiese, in Italia non ancora, ma di bandierine arcobaleno se ne vedono a profusione anche sui profili facebook. A questi desidererei porre alcune domande.
Come si può escludere che sia una malattia – non dico che lo sia – quando non se ne conoscono le cause? La motivazione: “Non è una malattia perché esiste in natura, anche altre specie animali mostrano comportamenti omosessuali”, implica il fatto che per essere una malattia l’omosessualità non dovrebbe esistere in natura. Se ciò fosse vero allora le malattie non esisterebbero in natura.
Sempre per l’incertezza riguardo le cause, come si può escludere la possibilità di cambiare orientamento sessuale con terapie psicologiche? Secondo l’ex presidente della APA, Nicholas Cummings gli omosessuali possono cambiare orientamento in certo casi. Perché attaccare pazienti e psicologi che perlomeno ci vogliono provare?
Su quale principio si basa il concetto: matrimonio omosessuale sì; poligamia e incesto no? Mi son sentito dire che sono cose diverse. In base a cosa? Se il matrimonio omosesessuale è lecito, perché non dovrebberlo essere anche altri tipi di matrimonio? Se motivazione genetiche devono impedire la legalizzazione dell’incesto, perché il fatto che coppie omosessuali non possono avere un rapporto sessuale completo non è un principio valido? Non è forse la finalità riproduttiva la prima, benché non l’unica del matrimonio?
Per lo stesso motivo, come giustificare il permesso alle coppie omosessuali di avere figli, quando in natura non solo non possono averli, ma non possono nemmeno provare ad averli?
Detto questo, sono favorevole ad un riconoscimento dei diritti delle coppie omosessuali in materia di assistenza al partner malato e successione, ma provo disgusto per la campagna della lobby gay contro chi non è d’accordo, campagna che di liberale non ha nulla. Cordiali saluti, -Simone Buzzi, lowell1978@hotmail.com-QUI-

La Corte Suprema USA, il matrimonio gay e il 14° emendamento


Caro Severgnini,
mi permetto di utilizzare un po’ piu’ di spazio sulla questione della decisione della Corte Suprema americana sul matrimonio omosessuale, anche perche’ le analisi in Italia sono fino ad ora state molto superficiali per una materia assai complessa.
Invece di guardare alle opinioni dissenzienti ultra conservatrici ha, penso, molta piu’ valenza l’opinione dissenziente tecnica del giudice Roberts che presiede la Corte Suprema. I giudici progressisti vedono il diritto a sposarsi come (1) un diritto sancito dalla privacy sulla quale non deve esserci alcuna influenza dello Stato (come il diritto a ricevere anticoncezionali e all’aborto); e (2) un diritto sancito dalla clausola di pari protezione e di giusto processo del 14° emendamento, assimilando cosi il diritto a sposarsi per due persone dello stesso sesso, al diritto a sposarsi di due persone di razza diversa, sostenendo quindi che la protezione costituzionale nei confronti di persone con diverso orientamento sessuale e’ uguale a quella concessa a persone di razza diversa contenuta nel 14° emendamento. Tuttavia, secondo l’opinione dissenziente, mentre i diritti protetti dal 14° emendamento sono chiaramente enumerati, il diritto a sposarsi non figura tra quelli (il diritto di eguaglianza che scaturisce dalla differenza di razza, per esempio, e’ enumerato come un diritto protetto dalla clausola di pari protezione, come lo e’, in alcune costituzioni statali con clausole equivalenti al 14° Emendamento, il diritto alla propria “sexual orientation”). Invece, il diritto a sposarsi non e’ citato perche’ lasciato alle definizioni di ciascuno stato. Anche l’argomento che il diritto a sposarsi sia sancito da un diritto fondamentale alla privacy su cui lo stato non deve interferire non ha basi, perche’ tutti gli Stati regolano il matrimonio non per “interferire”, ma per proteggere l’istituzione stessa. Pertanto, dice Roberts, nel momento in cui non esiste alcun precedente in vigore ne’ nella Costituzione ed i suoi emendamenti, ne’ nell’ ambito delle liberta’ fondamentali sancite da un’applicazione estensiva del diritto alla privacy, la maggioranza progressista non puo’ che appoggiarsi ad una definizione lata di “liberta’ fondamentale” che permette l’applicazione del 14° emendamento.
Ma tale fondamentale liberta’ (a differenza di casi simili che hanno permesso l’estensione del giusto processo sostanziale a protezione di certi diritti) dovrebbe essere o non sancita da una legge statale (per esempio non lo era nell’ambito di un caso relativo alle ore lavorative nello Stato di NY di piu; di 60 anni fa, Lochner vs New York) o negata dalla stessa (il diritto a pratiche omosessuali in privato come lo era in Georgia fino agli anni 80) per far valere il 14° emendamento come applicato dai giudici progressisti. Nel caso del matrimonio, pero’ non solo il diritto non e’ negato, ma e’ esplicitamente sancito dalle leggi dei 50 stati. Pertanto, si arriva ad una “inedita” applicazione del 14° emendamento, che invece di introdurre un diritto (perche’ inesistente o negato) ne modifica la natura, eliminando la definizione sia della common law che delle leggi di almeno 25 stati. Tale risultato porta all’eliminazione della separazione del potere legislativo da quello giudiziale attraverso una correzione costituzionale di dubbia logica, secondo Roberts, che si fonda su un altrettanto inedito concetto di “non liquet” costituzionale, quando i giudici progressisti affermano che, dopo tutto, l’estensione del 14° emendamento al matrimonio per ammetterlo alle persone dello stesso sesso, non danneggia ne’ gli stati che non hanno adottato tale definizione, ne’ chi ne richiede una nuova definizione. Ma tale approccio rischia di sminuire sia la definizione di matrimonio (che rimane quella tradizionale per la maggioranza degli americani: questi sono si in maggioranza favorevoli a che i gay si sposino, ma non che la definizione di matrimonio venga cambiata!), che i fondamentali elementi di qualsiasi analisi legale-costituzionale, sconfinando in un’analisi filosofica del tipo “e’ giusto cio’ che e’ giusto”. La perplessita’ di tale approccio e’ ben descritta dall’argomentazione “ad absurdum” di Roberts che, partendo dal presupposto (ammesso dalla maggioranza dei giudici) che ciascun elemento della definizione di matrimonio e’ di uguale valore, si puo’ ora mettere in discussione ogni tale elemento, se uno Stato adotta una definizione che danneggia persone che vedono in quella definizione una sminuizione dei loro diritti: Roberts si chiede dunque se possa esservi un diritto fondamentale al matrimonio “plurimo” nelle culture che lo sostengono.
La conclusione di Roberts esprime perfettamente i sentimenti di molti in USA (al di la’ di Manhattan e della California): in quelle parti degli USA non vivrei, e molti europei le troverebbero poco ospitali ma, nel bene e nel male, costituiscono una maggioranza rilevante, mentre il numero di persone assolutamente contro il matrimonio gay (contrariamente a quanto sembra nella stampa europea) e’ pari a quello di coloro che intendono liberalizzarlo al massimo (circa 30 percento ciascuno). Un cordiale saluto,Duccio Mortillaro , duccio.mortillaro@dentons.com-QUI-


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