lunedì 23 maggio 2016

dalla stampa ###


 


A cavallo dell'approvazione delle Unioni Civili all'italiana, un pò degli umori che sono girati su un blog di quotidiano che dovrebbe per vocazione essere aperto a influssi di paesi ove c'è anche il MATRIMONIO EGALITARIO.


in ordine cronologico ---


USA, “Female and Male Poem”

In risposta al sig. Paolo Cairoli che lamenta l’esistenza di stereotipi sui maschi italiani (“Cara Daniela, la maggioranza dei maschi italiani non è così” – http://bit.ly/1P4BZk9 ), vorrei mandare questo “Female and Male Poem” che mi ha appena spedito un’amica americana… Che tutto il mondo sia paese?
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FEMALE POEM
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I want a man who’s handsome, smart and strong. One who loves to listen all day long, One who thinks before he speaks, One who’ll call, not wait for weeks. I want him to be gainfully employed, And when I spend his cash, not be annoyed. Pulls out my chair and opens my door, Massages my back and begs to do more. Oh! For a man who makes love to my mind, and knows what to answer to “how big is my behind?” I want this man to love me to no end, And forever be my very best friend.
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MALE POEM
I want a deaf-mute nymphomaniac, with huge boobs who owns a liquor store and a fishing boat. I know this doesn’t rhyme and I don’t give a shit.Giovanna Ciotti, gciotti22@yahoo.co.uk-QUI-

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Il Parlamento Europeo condanna la maternità surrogata

Il Parlamento Europeo ha detto basta alla maternità surrogata. Il paragrafo sull’argomento, è all’interno del capitolo che riguarda i diritti delle donne e delle ragazze, e recita: «Il Parlamento Europeo condanna la pratica della surrogazione, che compromette la dignità umana della donna dal momento che il suo corpo e le sue funzioni riproduttive sono usati come una merce; ritiene che la pratica della gestazione surrogata che prevede lo sfruttamento riproduttivo e l’uso del corpo umano per un ritorno economico o di altro genere, in particolare nel caso delle donne vulnerabili nei paesi in via di sviluppo, debba essere proibita e trattata come questione urgente negli strumenti per i diritti umani». Ora, se la dignità della donna (“umana” è un pleonasmo) viene compromessa dal momento che il suo corpo e le sue funzioni riproduttive sono usati come una merce, significa che la maternità surrogata non è da condannare qualora corpo e funzioni riproduttive non siano usate come merce. E se il Parlamento Europeo ritiene che debba essere proibita e trattata come questione urgente negli strumenti per i diritti umani, la pratica che prevede lo sfruttamento riproduttivo e l’uso del corpo umano per un ritorno economico o di altro genere, significa che la gestazione surrogata non è da condannare qualora non preveda lo sfruttamento riproduttivo e l’uso del corpo umano per un ritorno economico o di altro genere. Insomma, appare chiaro che il Parlamento Europeo non condanna la maternità surrogata come un male in sé. Detto questo, serve proibire? Non sarebbe stata più utile una severa saggia regolamentazione della di questo tipo di maternità?Renato Pierri, renatopierri@tiscali.it-QUI-

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Quand’è iniziata la moda del “politically correct”?

Caro Beppe, mi piacerebbe che mi aiutassi a capire quand’è iniziata la moda del “politically correct”. Forse quando abbiamo cominciato a chiamare i bidelli “personale non docente” e gli spazzini “operatori ecologici”?

Amos Loschi ,
Domanda affascinante: quand’è iniziato tutto? Forse quando qualcuno ha cominciato a spacciare la brutalità per franchezza, e qualcun altro ha risposto spacciando l’ipocrisia per rispetto. Ma quando è avvenuto? Non lo so.-QUI-
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Informazione sessuale nelle scuole: perché spaventarsi?

Caro Beppe cari Italians, perché siamo così spaventati dall’informazione sessuale nelle scuole? Voglio dire, nessuno, credo, ritiene che ai ragazzi di 13-14 anni manchi la curiosità in tema sesso. Ho una figlia di quasi 13 anni che, come tutti sono sicuro, ha fatto delle domande. Spero di averle dato le informazioni che chiedeva; ne’ più ne’ meno. Non penso sia necessario entrare troppo in particolari; che il periodo della scoperta e dell’esplorazione appartiene alla sfera individuale. Penso però che la totale omertà sul tema possa causare problemi. Il principio di EDUCAZIONE sessuale, intesa come insieme di valori e di principi che riguardano la “gestione” del proprio corpo, l’affettività, i sentimenti, il modello comportamentale da adottare nelle diverse età, penso sia utile lasciarlo “appannaggio” delle famiglie. Altro discorso, invece, per l’INFORMAZIONE. Oltre a spiegare i meccanismi fisici del funzionamento del corpo umano, penso che anche la scuola si debba far carico di dare alcune conoscenze di base in ambito sessuale. Non parlo solo degli aspetti genitali (in senso riproduttivo) o dei meccanismi biochimici del piacere fisico, parlo dei rischi di malattie, delle pulsioni e delle tendenze che ognuno può sviluppare in periodo adolescenziale. Parlo del rischio di abusi e violenza. Insomma ci sono molti aspetti della sfera sessuale che si presentano “neutri”; ovvero che non vanno a sfiorare le convinzioni etiche, comportamentali e/o religiose delle famiglie. Mi sembra assurdo, anche se lodevole, che sia proprio una star del porno come Rocco Siffredi a denunciare una verità scomoda. Gli adolescenti apprendono informazioni sul sesso da internet e dai siti porno. Quasi sempre in modo “deviato”. I film (l’ho imparato a scuola) NON riproducono mai la “verità”; tutt’al più la verosimiglianza. Perché tanti genitori (tutta l’area cattolica e non solo) hanno il terrore di introdurre qualche ora di INFORMAZIONE SESSUALE nelle scuole? Un saluto.Matteo Zambelli , ttt07@libero.it-QUI-

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“Stepchild adoption” in Parlamento: ma non si può usare l’italiano?

Caro Severgnini, chiedo a lei che l’italiano lo conosce, ma “figliastro” e’ diventato una parolaccia? Per quanto mi risulti e’ tale il figlio del primo marito o della prima moglie rispetto al coniuge sposato in seconde nozze. Cerco sul Garzanti e trovo: “Figlio di altro letto del coniuge”. Ma allora, che bisogno c’e’ di chiamare “stepchild adoption” quella che in italiano e’ “adozione del figliastro”? Forse la formula inglese suona meno aggressiva, piu’ dolce, piu’ sofisticata? Piu’ volte ti sei pronunciato contro l’abuso di termini stranieri, segnatamente inglesi, in presenza di perfetti corrispondenti italiani che avrebbero peraltro il vantaggio di essere compresi da tutti, o e’ forse proprio questo che non si vuole? La cosa che colpisce di piu’ e’ che spesso parole sempre piu’ in uso come “location” (“posto” pare brutto?) sono pronunciate da gente che non conosce l’inglese o al piu’ ne mastica male qualche parola: e allora mi sorge il sospetto che ignorino soprattutto l’italiano, il che sarebbe ancora piu’ grave. Sorvolo su altri anglicismi gia’ altre volte denunciati, ma che addirittura il Parlamento italiano discuta proposte di legge di per se’ sacrosante adottando terminologie straniere, beh, questo mi sembra veramente troppo! Cordiali saluti,Aldo Pittoni, priceless4427@gmail.com-QUI-

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Quando il maschio latino non era tanto diverso dal maschio nordafricano

Caro Beppe, 45 anni fa le mie compagne di scuola, quelle belle e prosperose un po’ di più delle altre, ma non solo loro, sui mezzi dell’ATMA di Ancona, venivano palpeggiate sovente, sia davanti che di dietro, da maschi italiani, i quali, quando ricevevano per risposta un pestone o uno sganassone, avevano pure il coraggio di stupirsi. Stiamo parlando di cose che mi ricordo anch’io, di una normale città del centro Italia, e di studentesse liceali. Adesso, se uno venisse sorpreso a palpeggiare una ragazza sull’autobus, finirebbe, giustamente, a giudizio. Questo preambolo per dire che ciò che si è visto a Colonia, si vedeva l’altro ieri anche in Italia, e che il maschio latino fino a poco fa non era tanto diverso dal maschio nordafricano. La differenza la fa il movimento di liberazione della donna, che da noi ha trionfato (anche se il lavoro non è ancora completo) mentre di là dal Mediterraneo è ai primi vagiti. Con l’immigrazione, il gap si colmerà, e magari anche abbastanza in fretta, però nel frattempo il gap c’è. Con questo non voglio dire assolutamente che gli immigrati nordafricani che si sono resi responsabili degli atti vergognosi di Colonia non vadano condannati: tutt’altro! Vanno espulsi immediatamente e senza pietà! Voglio però dire che quando vengono a contatto in modo massiccio due culture che distano fra loro almeno mezzo secolo di progressi che da una parte ci sono stati e dall’altra no, quel che abbiamo visto è non dico inevitabile, ma probabile sì. E che non vale la pena scatenare l’ennesima guerra di religione fra buonisti e rigoristi: è solo questione di culture diverse e di una cultura (la loro) che deve uniformarsi in fretta ad un’altra cultura (la nostra). Quanto in fretta? Il più in fretta possibile! In che modo? Con la scuola! Andrà a finire bene? Certamente! Succederà di nuovo? Probabilmente sì!Piero Romagnoli, piero.romagnoli@fastwebnet.it-QUI-

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Ma perché “stepchild adoption”?

Caro Beppe, il 2016 e’ appena iniziato e gia’ non ne posso piu’. Ma perche’ sento ripetere alla TV in maniera ossessiva “stepchild adoption”? Non si puo’ dire adozione dei figliastri? Perche’ tanto odio in Parlamento e nelle redazioni per la lingua italiana?

Gianluigi Moroni,
Ci sono tre motivi per cui la politica usa termini inglesi al posto degli equivalenti italiani: 

a) per nascondere qualcosa
b) perché “fa figo”;
c) perché, in mancanza di una facile e corretta traduzione italiana, è più comodo usare il termine inglese.

Ai casi a) e b) appartengono termini quali spending review e jobs act: non c’è un valido motivo per cui “revisione della spesa” e “riforma del lavoro” sono stati scartati. A caso c) appartiene la stepchild adoption: la traduzione italiana è davvero faticosa. Detto questo un bravo politico dovrebbe sempre spiegare il termine, soprattutto nei primi tempi. E, aggiungo, anche un bravo giornalista.-QUI-
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Guardi che lì siamo ancora alla donna proprietà dell’uomo

Buongiorno Beppe, leggo il messaggio del signor Romagnoli (“Quando il maschio latino non era tanto diverso dal maschio nordafricano” – http://bit.ly/1RDbyX0 ) e no, proprio non ci siamo. Lui minimizza in modo sconcertante e irritante quanto successo a Capodanno in Europa. Dice che il maschio latino fino a 50 anni fa era uguale. E’ uno scherzo? Quando mai il maschio latino si è dato appuntamento in massa con il preciso scopo di molestare sessualmente tutte le donne di passaggio? Lui mi paragona il viscido che fa la manomorta sul tram, che pure è intollerabile, e poi si finge stupito, con un prepotente che nemmeno si finge stupito perchè ritiene quell’azione un suo diritto in quanto maschio-superiore-contro-donna-inferiore che osa camminare sola e scoperta per strada? Mezzo secolo di gap? Facciamo mezzo millennio, che è meglio. Qui c’era il delitto d’onore fino a 40 anni fa, lì siamo ancora alla poligamia e alla donna proprietà dell’uomo. Si risolverà con la scuola? Non credo, basta vedere come tanti maschi di seconda o terza generazione di quella cultura ancora trattano e considerano le donne.
E la “guerra” vale la pena eccome, perchè io non ho intenzione di dover cambiare il mio modo di vivere ne’ di rinunciare alla mia sicurezza e alla mia libertà perchè loro sono trogloditi ma qualcuno dice che dobbiamo accoglierli per forza.
Un inizio sarebbe smettere di far entrare torme di giovanotti soli che ben poco hanno del rifugiato e tanto dell’opportunista, e dare precedenza alle famiglie, chiudere al massimo le vie illegali e aprire corridoi veri per un’immigrazione legale, controllata (entri se qui c’è bisogno, altrimenti no) e sicura per tutti: e per un esodo dei veri profughi che non abbia per loro i rischi di adesso.Cordialmente,Barbara Martini, barbara73mar@gmail.com-QUI-

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Riconoscimento diritti dei gay: meglio il “salto della rana”

Caro Beppe, cari Italians, che strategia adottare per il (sacrosanto) riconoscimento dei diritti dei gay? “Bomba atomica” o strategia del “salto della rana”? Prendo a prestito dalla storia, alla fine della II Guerra Mondiale (conflitto nel Pacifico). Per portare alla resa il Giappone, Truman aveva di fronte due possibilità. Bomba atomica oppure riconquista graduale di ogni territorio perso dagli USA (in particolare le Filippine). Lo stato maggiore, pur propendendo per la prima, non seppe dire di no a quella personalità “strabordante” di Douglas MacArthur. Scelsero entrambe (con non pochi rischi e costi aggiuntivi). Potrei fare un parallelo con l’attuale “stallo” per il lungo cammino verso il riconoscimento dei diritti agli omosessuali. Premetto subito: favorevole a tutto. Matrimonio, adozione, parificazione delle coppie etero-gay etc. Detto questo, però, mi permetto di “suggerire”, come strategia di azione, la gradualità (o “salto della rana”). Non mi schiero certo con le Sentinelle in Piedi o la CEI; ma penso che “cominciare” con il riconoscimento giuridico e patrimoniale delle unioni gay e delle coppie di fatto sia un buon risultato. Parziale; ma buono. ”Abituare” la pubblica opinione a certi cambiamenti, pur se sacrosanti, non è cosa da poco. Penso, magari sbaglio, che chiedere TUTTO e SUBITO equivalga a sganciare una bomba atomica sull’opinione pubblica. Coloro che non vedono l’effetto dirompente di un epocale cambiamento nei nostri costumi, probabilmente non hanno ben chiaro quali siano i meccanismi che creano CONSUETUDINE in una società. Ammetto che ho un interesse personale ed egoistico in questo ragionamento. Io e la mia compagna (che “simpaticamente” chiamo “la mia coinquilina”) aspettiamo da anni i famosi Dico, Pacs etc. Un riconoscimento legale al nostro stare insieme da più di 20 anni (e di convivenza da più di 13). Anche nostra figlia ne sarebbe contenta. Altrimenti non ci resterebbe che il matrimonio (GASP!). Un saluto,Matteo Zambelli, zambelli.lavoro@alice.it-QUI-

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Quella ragazzina di 12 anni vittima di bullismo e “Ronan’s Escape”

Caro Severgnini, la notizia della ragazzina di 12 anni vittima di bullismo mi ha spinto a scrivere perché nessuno – ed in particolar modo, nessun bambino o ragazzino – dovrebbe soffrire a causa della cattiveria gratuita di qualche folle coetaneo, spesso non educato o diseducato da genitori inetti e superficiali, abituati a denigrare e deridere gli altri. Sempre ammesso che siano in grado di organizzare logicamente le loro misere sensazioni in pensiero – se non attraverso frasi brevi su pagine virtuali, zeppe di immagini inutili. Sono un’insegnante delle scuole superiori e sono mamma di un’adolescente, e spesso ho paura ad immaginare una realtà in cui mio figlio possa essere vittima o bullo: entrambe le situazioni mi sgomentano. Non voglio aggiungere altro se non un consiglio – per noi adulti – di metterci in discussione più spesso di quanto vorremmo, ed un link ad un cortometraggio di un regista australiano, che scelsi per una mia proposta di lezione sul bullismo. Non sono più riuscita a rivedere questo video. Quando lo proposi in commissione d’esame, non riuscii a trattenere le lacrime. Spero capiti anche a voi. Il titolo è: “Ronan’s Escape” da www.youtube.com https://www.youtube.com/watch?v=6XLcfdkkHQE – Un abbraccio alle persone buone.Celestina Canzian, celestinacanzian@hotmail.com-QUI-

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Sì ai matrimoni gay: ma che siano matrimoni!

Caro Beppe, faccio una premessa molto chiara: sono favorevolissimo ai matrimoni omosessuali, a condizione che siano, per l’appunto, matrimoni. Voglio dire cioè che sono del parere che i diritti e doveri che si vengono a creare attraverso l’istituto del matrimonio tra uomo e donna vadano estesi anche a coppie dello stesso sesso che seguano uguale procedura, cioè che si sposino. Quello che invece non vorrei è un diverso istituto che, attraverso una forma alternativa, dia a una coppia non sposata gli stessi diritti di una sposata. Per questo domando al sig. Zambelli, che ha scritto quella lettera sulla strategia di “bomba” o “rana” (“Riconoscimento diritti dei gay: meglio il “salto della rana” – http://bit.ly/1PpFoaG ): perché non si sposa con la sua compagna? Chi glielo vieta? Egli mi risponderà che sono fatti loro, giustamente; e io non voglio minimamente sapere quali sono. Ma è evidente che essi non vogliono sposarsi (e infatti conclude dicendo che il matrimonio resta una possibilità), pur invocando diritti pari a quelli delle coppie sposate. La volontà di non sposarsi è scelta legittima che alcuni fanno, ma quello che essi chiedono possono averlo anche domani: sposandosi. Lo strumento che il sig. Zambelli vuole dallo stato c’è già, ed è il matrimonio, anche soltanto civile, se non è religioso. Non gli piace? Pazienza, lo stato non può correre dietro ai gusti di tutti i suoi cittadini. Il caso degli omosessuali è diverso: essi non possono accedere all’istituto del matrimonio, e questa è una forma di discriminazione. Ma il sig. Zambelli e le persone che fanno la sua stessa scelta non sono discriminate: a loro lo stato offre uno strumento del quale essi non vogliono avvalersi, per libera scelta, non per costrizione da parte di chicchessia. Sarebbe come se io un giorno volessi costruire la mia casa, ma essendo contrario all’istituzione “Comune” decidessi di non voler chiedere il rilascio di un “permesso di costruire”, cioè quello strumento autorizzativo che lo stato mette a disposizione dei cittadini per edificare e che viene rilasciato dai Comuni. Cosa faccio? Invoco uno strumento alternativo per poi dichiararmi discriminato se lo stato mi dice che la legge è quella e lo strumento esiste già? Se io ho il diritto di ottenere un “permesso di costruire”, basterà chiederlo e lo otterrò, seguendo le procedure di legge. Se poi il problema è che il diritto non ce l’ho per qualche altra ragione, beh non sarà istituendo una strada alternativa che quel diritto potrà nascere: ad esempio una coppia di persone non libere di stato certamente non potrà accedere a nessuna forma alternativa di unioni civili, questo credo debba essere chiaro, ed è altra cosa spesso taciuta. Un cordiale saluto agli Italians,Ugo Iezzi, ugo.iezzi@gmail.com-QUI-

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Il matrimonio gay sarebbe incostituzionale? Nulla di più falso

Caro Beppe, il mondo cattolico (cioè CEI e politici CEI-dipendenti) continuano a formulare menzogne sul ddl Cirinnà. Dopo aver ripetuto fino alla nausea che la “stepchild adoption” consentirebbe l’utero in affitto (affermazione palesemente falsa visto che l’utero in affitto è GIA’ vietato per legge a tutti: eterosessuali e omosessuali), ora arriva l’affermazione che il matrimonio omosessuale sarebbe incostituzionale. Nulla di più falso. Il riferimento è la sentenza 138/2010 della Corte Costituzionale, nella quale si afferma che il matrimonio definito all’art. 29 della Costituzione Italiana si riferisce unicamente ad una coppia uomo-donna. Ciò vuol dire che non è possibile far derivare il matrimonio omosessuale come diritto costituzionale. La stessa sentenza però afferma che una coppia omosessuale ha il diritto costituzionale ad ottenere il riconoscimento giuridico con i connessi diritti e doveri (art. 2 della Costituzione). E testualmente afferma: “Ne deriva, dunque, che, nell’ambito applicativo dell’art. 2 Cost., spetta al Parlamento, nell’esercizio della sua piena discrezionalità, individuare le forme di garanzia e di riconoscimento per le unioni suddette” non negando che il Parlamento può, nell’esercizio della sua piena discrezionalità, adottare come forma di garanzia e riconoscimento anche il matrimonio. E la sentenza aggiunge che nel caso in cui il Parlamento scelga forme di garanzie diverse dal matrimonio, la corte si riserva “la possibilità d’intervenire a tutela di specifiche situazioni. Può accadere, infatti, che, in relazione ad ipotesi particolari, sia riscontrabile la necessità di un trattamento omogeneo tra la condizione della coppia coniugata e quella della coppia omosessuale, trattamento che questa corte può garantire con il controllo di ragionevolezza”. Quindi è palesemente falso che il matrimonio omosessuale è incostituzionale, a maggior ragione il ddl Cirinnà dove le unioni civili sono definite semplicemente come” specifica formazione sociale”.Paolo Amore, solo_pensieri@yahoo.it-QUI-

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Unioni civili: dobbiamo scendere in piazza per difendere la famiglia

Le chiamano “unioni civili”, ma tale DDL ha molto poco di “civile” dal momento che è palesemente teso a delegittimare e disintegrare la cellula fondamentale della nostra società: la famiglia. Checche’ ne dica il lettore Paolo Amore che afferma che il “mondo cattolico continua a formulare menzogne sul DDL Cirinnà” (“Il matrimonio gay sarebbe incostituzionale? Nulla di più falso” – http://bit.ly/1lBQHVs ). Basterebbe solo leggere bene ciò che prevede l’istituto della «stepchild adoption», contenuto nel DDL, che apre la strada alla pratica abominevole dell’utero in affitto, per cui, due persone adulte che decidono di volere un figlio, unicamente in funzione di questo desiderio, avrebbero il diritto di poterlo “fabbricare” in laboratorio con ovuli, utero e seme esterni, sfruttando il corpo di altre donne (che avvenga a pagamento o meno, resta sempre inaccettabile) all’estero, per poi tornare in Italia e vedersi riconosciuto quel bambino come figlio, quando figlio non è, ma un evidente minore trattato come un oggetto di diritto. Che diritto NON è! Ecco perché bisogna scendere in piazza per risvegliare le coscienze a difesa dell’uomo poiché, pur non avendo adeguati mezzi di comunicazione a disposizione, ci restano il nostro corpo, la nostra faccia, quello che siamo, la nostra storia e il nostro amore per l’uomo e per il bene comune. «Il dominio dell’uomo consiste solo nella conoscenza: l’uomo tanto può, quanto sa; nessuna forza può spezzare la catena delle cause naturali; la natura infatti non si vince se non ubbidendole». Queste sono parole sagge di Francis Bacon, quanto mai attuali dopo 455 anni, quando c’è chi si ostina a stravolgere la natura!Alex Monteverdi , alex.greenmounts96@gmail.com-QUI-

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Unioni civili: tutti diritti, niente doveri?

Caro Beppe, ho letto con curiosità il testo del d.d.l. Cirinnà e, presto, la mia attenzione è stata catturata da due aspetti: il primo, il più noto, è l’estensione alle parti dell’unione civile della possibilità di adottare il minore figlio dell’altra parte (cosa questa già prevista per i coniugi dall’art. 44 l. 184/1983). Su questo tema si avrà modo di assistere ad ampi dibattiti politici. Il secondo aspetto, invece, è forse meno evidente e riguarda l’assenza di qualsivoglia riferimento ai doveri di fedeltà, assistenza morale e materiale, collaborazione nell’interesse del nucleo, coabitazione e assistenza in favore dei figli, ossia a tutti gli elementi fondamentali che gli artt. 143 e 147 del codice civile fanno discendere dal matrimonio. In sostanza, a differenza del matrimonio stesso, le unioni civili si manifestano come un compendio di diritti senza i relativi doveri, e senza il presidio delle norme penali pensate per tutelare i membri più deboli; comodo, ma molto pericoloso. Consola il pensare che, in tal modo, diviene palese come la famiglia sia un istituto equilibrato e strutturato, mentre le unioni civili saranno, semplicemente, qualcos’altro.Alessandro Cicognini Pavoni, alecicognini@alice.it-QUI-

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Sesso orale mortale? Opinabile verità

Caro Bsev, una recente ricerca potrebbe sconvolgere le nostre abitudini sessuali: praticare rapporti orali favorirebbe l’insorgere di tumori alla testa e al collo; a causa del Papilloma virus. Tuttavia, partendo dall’idea che il sesso, in pratica, è uno scambio di sostanze fluide, di conseguenza anche durante la penetrazione ci saranno rischi di contrarre patologie molto gravi; vedi epatite, HIV e altre malattie veneree. Credo che le possibilità di infettarsi sia proporzionale al numero di rapporti occasionali e ovviamente alla qualità dei partner prescelti. Certo, prendiamo atto che l’HPV (Papilloma virus) sia trasmissibile facilmente attraverso il coito orale come l’Aids per quello anale. Poi volendo vedere il paradosso, basti pensare alla sessualità lesbo: in che modo si tradurrebbe il loro approccio escludendo, di fatto, la pratica orale? Inoltre, siamo davvero pronti a modificare i nostri usi sessuali con il compagno/a di una vita? Personalmente ritengo che mettere alla gogna un’abitu dine sessuale, con origini riconducibili addirittura alla preistoria, sia una battaglia persa in partenza. In sintesi consiglio: sesso protetto e rapporti orali (impossibili da proteggere) solo con il partner nel quale si ripone assoluta fiducia. Infine, se due persone decidono di intraprendere un percorso insieme, nessuno scandalo nel sottoporsi entrambi, in via preventiva, alle analisi cliniche del caso; anzi la maggiore sicurezza permetterà alla coppia di lasciarsi andare liberamente a qualunque pratica sessuale senza porsi il problema di incorrere in sgradevoli controindicazioni.Fabrizio Vinci, vinci@usa.com-QUI-

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Le favole e gli equivoci sulla “stepchild adoption”

Caro Severgnini, cari italians, “stepchild adoption”. Già le attuali leggi attribuiscono una serie di diritti per i quali le aree scoperte sarebbero molto limitate. Ma anche per le coppie omosessuali una serie di diritti e un uso accorto degli strumenti già in vigore risolverebbero molti problemi. Uno dei temi più controversi è quello che con termine inglese si indica nella cosiddetta “stepchild adoption”. Che però in Italia già esiste dal 1983 (L. 184/1983) e permette l’adozione del figlio del coniuge, con il consenso del genitore biologico, solo se l’adozione corrisponde all’interesse del figlio, che deve dare il consenso (se maggiore di 14 anni) o comunque esprimere la sua opinione (se di età tra i 12 e i 14). L’adozione non è automatica ma viene disposta dal Tribunale per i minorenni dopo un accurato screening sull’idoneità affettiva, la capacità educativa, la situazione personale ed economica, la salute e l’ambiente familiare di colui che chiede l’adozione. 1 – Sino al 2007, era ammessa solo per le coppie sposate. Il Tribunale per i minorenni di Milano prima e quello di Firenze poi, hanno esteso questa facoltà anche ai conviventi eterosessuali, ritenendo, in quei due casi, che fosse interesse del minore che al rapporto affettivo fattuale corrispondesse anche un rapporto giuridico, consistente in diritti ma, soprattutto, doveri. 2 – La legge 184 del 1983 sulle adozioni, all’art. 44, precisa che i minori possono essere adottati anche quando non ricorre lo stato di abbandono, da persone legate da vincolo di parentela entro il sesto grado o da preesistente stabile rapporto, se orfano di padre e di madre. Perciò può essere disposta l’adozione in casi particolari di un minore orfano di entrambi i genitori anche a favore di persone che, pur non essendo parenti, siano legati al minore da rapporto stabile e duraturo preesistente. Questo tipo di adozione può essere disposta anche in favore di single. Il legislatore ha ritenuto di non dover disperdere il rapporto che si è instaurato fra il minore e una persona non parente. Tale soluzione evita dal minore orfano il trauma di essere inserito in una famiglia affidataria scelta in seguito all’apertura di una procedura di adozione fra le coppie disponibili. “Rapporto stabile e duraturo” è formula vaga ed incerta che può comprendere varie ipotesi: amico di famiglia, persona che si è sempre occupata dal minore, affidatario di fatto individuato dai genitori. Anche il convivente omosessuale, che dovrebbe aspettare la morte del genitore biologico. Alla luce di questo molte polemiche diventano pretestuose. Certo, per l’adozione a favore di chi ha un rapporto duraturo e stabile devono mancare i genitori. Non può il partner adottarlo contemporaneamente all’altro. Non è detto che un minore non possa essere adottato da un estraneo quando i genitori non ci siano. Perciò perché introdurre in questa DDL Cirinnà, per questo o altri argomenti, discussioni pretestuose, quando già adesso molte questioni potrebbero essere risolte facilmente? Se manca il genitore naturale o i genitori naturali, e non è detto che debbano essere sposati, il partner può adottarne il figlio se legato da un rapporto duraturo. Quello che si vuole in modo subdolo legittimare è che il genitore del minore ricorra ad un utero in affitto per avere un figlio, poi da fare adottare? Se l’interesse fosse solo del minore già adesso il figlio naturale, avuto da uno dei conviventi da una relazione, potrà nel caso non ci siano i genitori, essere adottato dall’altro convivente.Francesco Felis, ffelis@notariato.it-QUI-

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Ma quanti sono i gay in Italia?

Caro Beppe, caro Tex, apprendo che anche la signorina Latorre è gay. Prendo atto, anche se non me ne importa un gran che, sono fatti suoi e non mi lede in niente. Ma, solo per curiosità statistica, si può sapere, in assoluto o in percentuale, quanti sono in Italia i gay? Tu lo sai? E non credi dovrebbero fare come vero outing (non sarebbe meglio dichiarazione? Co’ ‘sto inglese ipocrita!) quello di non prendersela per i diversi termini usati per definirli? Io sono un terrone e non mi arrabbio se me lo dicono, primo è un fatto, secondo non me ne importa assolutamente. Non dico ne sono orgoglioso, di che esserlo, giacché nascere è un caso e non c’è nessun merito personale: femmina, maschio, da definire, milanese, lumbard o svedese, bianco, rosso, nero o giallo. La sola cosa che conta, l’importante, è quello che uno diviene e fa per se stesso ed il suo prossimo.Lorenzo Cafaro, lorenzo.cafaro@gmail.com-QUI-
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Sarri e quegli insulti omofobi a Mancini


Caro BSev, è finita una bella storia: quella del Napoli, la squadra di calcio. L’allenatore Sarri, col gestaccio degli insulti omofobi a Mancini, è finito nel tritacarne mediatico. Qualcuno imputa le parolacce all’adrenalina, ma subito aggiunge di temere conseguenze. Ci saranno, non gli faranno sconti. Certe parole nel “salotto buono” non si dicono; non si perdonano, specie a un parvenu primo della classe. Sarri sentirà di avere perso la stima dell’ambiente, stima che faticosamente cercava di conquistare. Già a disagio prima, temo “non regga la botta”. Tu che ne pensi?


Filippo De Luca ,
Non sono d’accordo: la bella storia del Napoli non è finita. Resta la squadra migliore, quella che gioca meglio. Credo che Maurizio Sarri  abbia capito che i tempi sono cambiati, e certe espressioni non si possono più usare sui campi di calcio. Ha ragione Mancini: fosse accaduto in Inghilterra –  dove il calcio è uno spettacolo apprezzato in tutto il mondo –  il colpevole sarebbe stato espulso dall’ambiente.  Purtroppo molti tifosi del Napoli non vogliono a capirlo.  Per aver scritto queste cose sul “Corriere” sono stato  linciato sui social (mai vista una cosa così!).  Non  sono preoccupato, solo un po’ deluso: in Italia tutto diventa lotta tra fazioni, ragionare è difficilissimo. Un’ultima cosa. Alla lievissima squalifica – due giornate in Coppa Italia! – aggiungerei una pena accessoria:  Sarri smetta di fumare davanti alle telecamere. Anche questa è una cosa che nessun allenatore, negli altri Paesi, si permette di fare.-QUI-
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Family Day e omosessualità: le parole di Camille Paglia


Sono appena arrivata da Roma dopo aver partecipato al Famili Day. Ma – incredibile dictu – non sono estremista cattolica. Anzi sono atea. Credo fermamente nella natura e lascio fare a lei… Eppure mi son trovata a mio agio al Circo Massimo. Prendo infatti come riferimento un’intellettuale atea, di sinistra, femminista, lesbica come Camille Paglia, che, con ironia tagliente ha detto: “Lasciare il sesso alle femministe è un po’ come andare in vacanza lasciando il tuo cane ad un impagliatore”. Come la Paglia, anch’io sono atea convinta e dichiarata, ma grande estimatrice delle religioni, per la portata e l’importanza storica che hanno avuto rispetto alle civiltà. In particolare il Cristianesimo. Da lesbica convinta, Camille Paglia ammette che “l’omosessualità non è normale; al contrario si tratta di una sfida alla norma, perché in natura ci sono solo due sessi determinati biologicamente”; ha addirittura definito l’operato di quei genitori che iniziano le terapie di cambiamento del sesso dei figli adolescenti o addirittura bambini come una forma di “abuso sui minori”. È addirittura “preoccupata dalla mescolanza perniciosa tra attivismo gay e scienza, che produce più propaganda che verità”. “Nulla definisce meglio – sono sempre le parole della Paglia – la decadenza dell’Occidente che la nostra tolleranza dell’omosessualità aperta e del transessualismo”. Bisognerebbe che il pensiero di Camille Paglia fosse un po’ più diffuso in Europa e in Italia: forse eviteremmo gli articoli mielosi, seriosi e bugiardi, come quelli che descrivono “l’amore” di un lui diventato lei e di una lei diventata lui che ora finalmente, si sposano (con tanto di abito bianco e tutto) e già hanno preparato il necessario per andare in Ucraina a “mettere al mondo un figlio (come se davvero lo “mettessero al mondo” loro) attraverso l’utero in affitto”.Viviana Monteverdi-Passino, vimail@virgilio.it-QUI-

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Quando si sbandiera il “Familidei”


Quando si sbandiera il “Familidei”, perché non si parla delle sempre più numerose famiglie separate, dei tanti figli – vittime – sballottati da una parte e dall’altra con tanti problemi psicologici. Nel 2012 la cifra è stata di 311 separazioni e 174 divorzi ogni 1.000 matrimoni, dopo una media di 16 anni di matrimonio. Le unioni di fatto, poi, sono in aumento e i matrimoni, specialmente quelli religiosi, in calo. Per non parlare anche dei tanti bambini abbandonati e degli orfanotrofi. Allora, che cosa è meglio: una coppia che sceglie di vivere insieme onestamente e liberamente anche adottando figli, o due persone che si sposano pomposamente per poi, dopo un po’ di anni, andare ognuno per la sua strada?Fausto Salvalai,

Quello che volevo dire l’ho scritto sul “Corriere” sabato https://www.facebook.com/beppe.severgnini/posts/1163226330374111  
Aggiungo solo questo, a manifestazione avvenuta.  Gridare “Siamo due milioni!” significa comunicare un falso: al Circo Massimo ci stanno, al massimo, 300.000 persone, calcolando quattr0 persone al metro quadro (quindi in piedi, pigiate: e non era il caso, come le immagini dimostrano).  Ero a Roma (per questioni teatrali) e me lo hanno confermato in molti: due milioni di persone sono un movimento enorme, riscontrabile dovunque in città, e sabato non ce n’era traccia.
Perché mi ha colpito, questa faccenda? Perché battersi per la verità partendo da una bugia è grave. “Non dire falsa testimonianza”.  Non lo sostiene un giornalista, ma Qualcuno di molto, molto più importante. Qualcuno che gli uomini e le donne del “Family Day” dovrebbero conoscere e rispettare, mi pare.-QUI-
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Family Day: la mancanza di coraggio dei vescovi


Ricordiamo ancora un Angelus di Papa Francesco quando, eletto da poche settimane, alla vigilia della festività di san Giovanni Battista, si rivolse ai giovani lanciando un appello accorato: “dovete avere il coraggio di andare controcorrente”, e tratteggiò la figura di san Giovanni Battista che “è morto per la causa della verità”, per aver denunciato l’adulterio del re Erode e di Erodiade. Che tristezza constatare che il giorno del Family Day i vescovi non si son ricordati di quell’appello e hanno mostrato la loro mancanza di coraggio per essere presenti al Circo Massimo. Coraggio che invece ha dimostrato di avere Mons. Giancarlo Maria Bregantini, vescovo di Campobasso-Bojano insieme a un gruppo di fedeli della sua diocesi. Unico vescovo presente al Family Day, con coraggio, a fianco delle famiglie, per dire “no al ddl Cirinnà” sulle unioni civili e fare un appello al Presidente della Repubblica: «Auspico che la legge passerà al vaglio del capo dello Stato, Sergio Mattarella e che non firmi il decreto: è in contrasto con l’articolo 29 della Costituzione che parla della famiglia come fondata sul matrimonio. Il ddl va completamente rivisto, anzi ritirato». «Si tratta di una battaglia civica e laica – ha ribadito mons. Bragantini – di una battaglia di dignità necessaria per tre ragioni: prima di tutto perché la famiglia è un valore perenne; poi, perché le insidie sono cresciute davanti a certe posizioni laiciste di qualche giorno fa; e infine, perché se noi molliamo sulla famiglia molleremo anche sul piano sociale». Ma molti vescovi invece hanno preferito stare comodamente nelle loro abitazioni, vigliaccamente tranquilli.Federico e Alice Bonaccorsi-Pasini, federic.bonbon@gmail.com-QUI- -

Lo sbaglio non è nel nostro amore, ma in quel cartello


Caro Beppe e cari Italians, sabato 30 gennaio si è svolto a Roma il Family Day, una manifestazione che a detta degli organizzatori non doveva essere “contro nessuno”. A campeggiare nella piazza invece cartelloni che mostravano coppie omosessuali con su la scritta “sbagliato”. La libertà di opinione non solleva dalla responsabilità di ciò che si esprime. Le opinioni non sono neutre: quel cartello, profondamente discriminatorio e pericoloso, verrà giudicato dalla storia. Io e mio marito (sposati il 26 ottobre 2005 a Rotterdam, io 26 anni lui 21) siamo una coppia sbagliata, che continuerà felicemente a vivere nell’errore. Lo sbaglio non è nel nostro amore, ma in quel cartello. Se qualcuno ancora non lo capisce, peggio per lui.Igor Lusardi, igorlusardi@gmail.com-QUI- -
 

Nella Costituzione non si parla di “famiglia gay” e unioni civili


Caro Severgnini, il suo articolo sulle unioni civili mi delude per il fatto che – al di là di una striminzita concessione alla eventuale fondatezza della posizione di chi definisce matrimonio solo quello fra uomo e donna – è tutto volto a criticare gli oppositori e in particolare il loro approccio verbale, dimenticando il ben più violento approccio, non solo verbale, dei fautori: è di oggi anche la notizia che sia stato oscurato il sito dei promotori del Family Day (“Regolare le unioni civili come avviene in Europa” – http://bit.ly/1TuYkLp ). Nessuna argomentazione, da parte sua, sul merito delle rispettive posizioni se non una mera elencazione dei reclamati diritti. Silenzio assoluto, poi, sulla questione più dibattuta: quella delle adozioni per le coppie omosessuali, con tutte le sue possibili implicazioni aberranti. Se ne ha trattato in passato, mi sarà sfuggito e me ne scuso (confesso di non essere un assiduo lettore di codesta rubrica). A mio avviso, comunque, e paradossalmente, nel nostro paese le uniche unioni che necessiterebbero di (appropriata) regolamentazione sono proprio quelle omosessuali. Ma questa legge intende regolamentare allo stesso modo anche le convivenze tra eterosessuali. Purtroppo, nessuno ne parla. In proposito, a lei chiedo: non le sembra che sia sufficiente il matrimonio civile, che già esiste? Che cosa si vuole: un “matrimonio light”? Lei sa spiegarmi per quali punti questo differirebbe dal matrimonio civile? Un’ultima domanda: qualcuno crede realmente, in buona fede, che i nostri padri costituenti, nel redigere la Costituzione, riferendosi alla famiglia avessero in mente anche le “famiglie” omosessuali e le “convivenze”? È paradossale pensarlo, ad esempio se si legge l’art. 31, ove si assicurano provvidenze “per la formazione della famiglia”, “con particolare riguardo alle famiglie numerose”. E allora, se così non è, per favore, lasciamo da parte tale argomento, tanto caro a una certa parte. Grazie e cordiali saluti.Giampaolo Marinucci, jpmariner@hotmail.com-QUI-
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Matrimonio gay: una legittima richiesta di uguaglianza


Caro Severgnini, e’ così difficile capire il punto di vista di chi ritiene il matrimonio, per definizione, l’unione di un uomo e di una donna? Sì, è molto difficile. Anzitutto, è falso che il matrimonio sia “per definizione” l’unione di un uomo e una donna: in molti paesi (da questo punto di vista più avanzati del nostro), il matrimonio tra persone dello stesso sesso esiste e viene chiamato “matrimonio”. In secondo luogo, insistere che quello tra persone dello stesso sesso possa essere chiamato “matrimonio” non è un capriccio insensato, ma una legittima richiesta di uguaglianza. Quello che venne concesso alle donne è “diritto di voto”, non un surrogato con un altro nome. Dopo l’abolizione della schiavitù, le persone di colore divennero “cittadini” americani – per loro non venne coniata un’etichetta ad hoc. Può essere che in Italia le unioni civili siano il massimo che si può ragionevolmente sperare di ottenere in questo momento storico. Ma non nascondiamoci che la cosa giusta da fare sarebbe concedere agli omosessuali il diritto di sposarsi.Giovanni Merlo, giovanni.philosl@gmail.com-QUI- -

Unioni civili e matrimonio gay: i bambini le vittime


Caro Severgnini, il Family Day è appena terminato e volevo fare alcune riflessioni. Ho letto di accuse di omofobia e discriminazione contro chi ha manifestato; chi l’ha fatto ha espresso la sua opinione su di un argomento, e mi pare che nessuno abbia utilizzato termini dello stesso tenore per la manifestazione di verso contrario della scorsa settimana. Un altra cosa che mi viene da dire è che per le adozioni per le coppie omosessuali chi non è chiamato ad esprimere la sua opinione sono i diretti interessati, che sono i bambini. Mi preme ricordare che sono loro i veri soggetti del contendere, e temo che vengano strumentalizzati al fine di raggiungere una uguaglianza di diritti che si deve fermare là dove la natura pone le sue regole, senza nessun tipo di discriminazione, perché la natura è questa. Un’ultima cosa; l’utero in affitto è un’aberrazione della libertà che ha l’uomo di utilizzare e sfruttare il suo corpo. Ormai la pratica si è diffusa e ora si sente qualcuno che grida allo scandalo, ma è troppo tardi. Superati i limiti dettati dall’etica, siamo ad un punto dal quale è impossibile tornare indietro.Andrea Fantoni, andrea.fantoni@email.it-QUI- -

Family Day e omosessualità: le parole di Camille Paglia

Sono appena arrivata da Roma dopo aver partecipato al Famili Day. Ma – incredibile dictu – non sono estremista cattolica. Anzi sono atea. Credo fermamente nella natura e lascio fare a lei… Eppure mi son trovata a mio agio al Circo Massimo. Prendo infatti come riferimento un’intellettuale atea, di sinistra, femminista, lesbica come Camille Paglia, che, con ironia tagliente ha detto: “Lasciare il sesso alle femministe è un po’ come andare in vacanza lasciando il tuo cane ad un impagliatore”. Come la Paglia, anch’io sono atea convinta e dichiarata, ma grande estimatrice delle religioni, per la portata e l’importanza storica che hanno avuto rispetto alle civiltà. In particolare il Cristianesimo. Da lesbica convinta, Camille Paglia ammette che “l’omosessualità non è normale; al contrario si tratta di una sfida alla norma, perché in natura ci sono solo due sessi determinati biologicamente”; ha addirittura definito l’operato di quei genitori che iniziano le terapie di cambiamento del sesso dei figli adolescenti o addirittura bambini come una forma di “abuso sui minori”. È addirittura “preoccupata dalla mescolanza perniciosa tra attivismo gay e scienza, che produce più propaganda che verità”. “Nulla definisce meglio – sono sempre le parole della Paglia – la decadenza dell’Occidente che la nostra tolleranza dell’omosessualità aperta e del transessualismo”. Bisognerebbe che il pensiero di Camille Paglia fosse un po’ più diffuso in Europa e in Italia: forse eviteremmo gli articoli mielosi, seriosi e bugiardi, come quelli che descrivono “l’amore” di un lui diventato lei e di una lei diventata lui che ora finalmente, si sposano (con tanto di abito bianco e tutto) e già hanno preparato il necessario per andare in Ucraina a “mettere al mondo un figlio (come se davvero lo “mettessero al mondo” loro) attraverso l’utero in affitto”.Viviana Monteverdi-Passino, vimail@virgilio.it-QUI-



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Ddl Cirinnà e disciplina della convivenza: ma siamo pazzi?

Caro Beppe, si parla tantissimo del DDL Cirinnà ma c’è un aspetto di questo DDL (a mio modestissimo avviso scritto coi piedi, ma tant’è) su cui tutti hanno sorvolato, senza rendersi conto delle conseguenze dirompenti prodotte da questa norma: il “Capo 2 – della disciplina della convivenza”. Mi si dirà “ma che te frega, tu sei sposato!”, è vero, sono sposato, ma prima di sposarmi ho convissuto e come me tanti altri. Ciò che più mi fa inalberare è l’art. 15, “obbligo di mantenimento o alimentare”: ma dico io, siamo pazzi?? Due persone decidono in piena libertà di stare insieme senza vincoli e poi, se la cosa finisce, “beh avevamo scherzato, adesso paga!” (tanto sappiamo perfettamente tutti chi dei due dovrà pagare…). Ma perchè lo stato deve mettere il proprio nasone ingombrante in faccende privatissime tra due persone adulte? Si vogliono diritti e tutele del matrimonio? Benissimo, ci si sposa! Ma se non ci si sposa evidentemente è perchè tutti i lacci e lacciuoli del matrimonio non li si vogliono!! Non mi pare che sia un ragionamento particolarmente difficile da comprendere. Senza poi considerare che, visti i precedenti infausti dell’applicazione strabica delle norme in materia di mantenimento ed alimenti in caso di crisi del matrimonio, ci sarà da aspettarsi la solita triste processione di decisioni demagogiche a tutto vantaggio di una certa parte, il tutto ovviamente all’insegna del progresso. Ma la domanda resta? Perchè lo stato si deve intromettere in faccende che lo non riguardano? E che si tratti di faccende che non lo riguardano è evidente dal contegno dei due conviventi, i quali ripeto in totale libertà hanno deciso di non chiedere il “timbro” dello stato alla propria unione, e infatti se sono conviventi significa che non sono sposati. Io sarei veramente curioso di sentire come gli apologeti del progresso difendono questa norma. Ma non era più onesto concedere il matrimonio alle coppie omosessuali che con tanta passione (e ragioni) lo chiedono invece di intromettersi tra chi ha lasciato lo stato fuori dalla porta di casa? Francamente mi sembra che ci sia chi ha scambiato il diritto di famiglia con il gioco delle 3 carte, perché questa norma è indegna di un paese civile e sommamente ingiusta, viene legalizzato il principio della “vendetta” per via giudiziaria tra persone non sposate, “brutto mascalzone, mi hai lasciato? E allora ti rovino”… Che bei principi, che bella morale, eh si’ quando le suffragette de noantri sostenevano che loro volevano essere “indipendenti”, che bella indipendenza che è questa, che brave… Dove si raccolgono le firme per il referendum?Paolo Marsigli, pmarsigli@yahoo.co.uk-QUI-

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Family Day: coerenza, questa sconosciuta

Caro Severgnini, cari Italians: Family Day … la signora Meloni e tutti gli altri. La parola che mi viene in mente è COERENZA. Se uno si batte cuore e anima per “la” famiglia, quella “vera”, tradizionale, allora andiamo tutti a sposarci, facciamo figli e restiamo sposati ad eternum; niente divorzio, niente scappatelle, siamo tutti fedeli alle promesse fatte il giorno del “si”. Se per caso arrivano un figlio o una figlia “deviante”, nascondiamoli se non sono capaci di adeguarsi alla norma; meglio se spariscono. Incinte senza essere sposate? Orrore! E che famiglia è? Svelta signora Meloni, si sposi. E soprattutto lo resti. La famiglia esiste là dove delle persone che si vogliono bene vivono insieme, hanno un progetto di vita comune e fanno del loro meglio per attuarlo. Ci sono famiglie composte da nonni e nipoti, genitori e figli di unioni precedenti, zie vecchie e giovani che allevano i figli di una sorella deceduta, famiglia sono le due vecchie cugine ottantenni che vivono insieme; famiglia è il padre che alleva e educa i suoi figli orfani di madre; mio figlio vive con la sua concubina da 18 anni e le loro due figlie: sono una famiglia, e mia figlia vive con la sua compagna da dieci e ha un figlio e una figlia: sono una famiglia. A volte ci sono cose che non piacciono, ma essere una comunità di persone che formano una nazione include la tolleranza e il cercare di capire quello che gli altri vivono, senza imporre nulla, da una parte e dall’altra. E vivere coerentemente proprio principi, senza giudicare. Sono un po’ confusa, forse, ma sento una grande tristezza nell’osservare l’esistenza di tanto astio, negativismo e anche cattiveria. E tanta maleducazione.-Lea Santini Nicolet, jpl.nicolet@net2000.ch-QUI-



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Basta col matrimonio civile, istituiamo la “Cofecchia”

Una piccola riflessione su questa storia dei matrimoni e delle unioni civili. Personalmente, sono d’accordo con la CEI e Bagnasco. Il matrimonio è un’istituzione che deve rimanere nell’ambito confessionale. Conseguentemente, non sono d’accordo nell’estendere il matrimonio – compreso tutto quanto ne consegue, come la possibilità di adozione – alle coppie omosessuali. Sono fermamente convinto che il matrimonio civile debba, anzi, essere sostituito da un’istituzione identica, da chiamare con qualsiasi nome appaia adeguato al legislatore (a me piacerebbe “Cofecchia”, ma qualsiasi altro può funzionare). La cofecchia dovrebbe essere pienamente accessibile a tutte le coppie, sia etero che omosessuali, e dovrebbe comprendere la possibilità di adozione e via dicendo. Conseguentemente, il matrimonio, quello religioso, dovrebbe perdere qualsiasi validità civile. In altre parole, chi volesse cofecchiarsi, uomo con uomo, donna con donna, transgender con transgender, uomo con donna, dovrebbe poterlo fare con pienezza di diritti garantiti dalla comunità. Quelli per i quali ciò significhi qualcosa, dovrebbero a loro volta avere pieno diritto di confermare la propria cofecchia in una chiesa, una sinagoga, una moschea o in un tempio dedicato all’Incredibile Spaghetto Volante. Come corollario, aggiungerei che i cofecchiati dovrebbero, per legge, essere obbligati a stilare un patto pre-cofecchioso, per avere la possibilità, quando i sentimenti sono positivi, di dirimere quello che sarebbe impossibile dirimere in caso di “discofecchiamento” (allo stato denominato “divorzio”). L’obbligatorietà del patto pre-cofecchioso garantirebbe l’assenza di contraccolpi emotivi che potrebbero essere determinati dalla volontà di uno solo dei due contraenti. Semplice, no?-Alessandro Sodano, alessandro.sodano@gmail.com-QUI-

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Comites Danimarca: i diritti dei figli delle “famiglie arcobaleno”

Lettera aperta ai Deputati e Senatori, Onorevoli membri della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica.
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Tante parole sono già state scritte su quest´argomento, tuttavia vorremmo arricchire il dibattito con l’esperienza dei connazionali che vivono nel Nord Europa. Il nostro gruppo è formato da tante famiglie e molte delle nostre attività sono rivolte proprio a loro, ed in special modo ai bambini figli di espatriati. Come Comitato degli Italiani all’Estero è tra i nostri compiti e doveri monitorare la situazione e le esigenze della comunità italiana sul territorio danese. Quello che abbiamo incontrato qui è una grande varietà di famiglie, e ci siamo resi conto che il concetto di famiglia tradizionale non riesce sempre a garantire a questi nuclei i diritti e la protezione necessari per far crescere i propri figli serenamente. In particolare vorremmo portare alla vostra attenzione la situazione in cui si trovano i figli delle così dette famiglie omogenitoriali, conosciute anche come “famiglie arcobaleno”. Per quanto possa sorprendere alcune sono famiglie molto simili alle nostre, in cui i genitori cercano al proprio meglio di far crescere bene i propri figli, provando a conciliare gli orari di asili e scuole con quelli lavorativi, lottando per far quadrare il budget ed affrontando le mille sfide che comporta avere dei bambini bilingue a cui non si vuole far dimenticare le proprie origini italiane. Non sono tutte famiglie perfette ma, se guardiamo bene non lo sono neanche le nostre, anche in queste famiglie ci sono momenti di difficoltà e disaccordo che purtroppo talvolta finiscono in divorzi. Purtroppo per questi bambini, che teniamo a sottolineare, sono italiani, manca una tutela dei loro diritti, dovuta ad un vuoto normativo. Qual è il problema? Dal momento che manca una legge di riferimento, il Consolato non può registrare i documenti di matrimonio tra persone delle stesso sesso (che sono consentiti in Danimarca), ne’ il certificato di adozione internazionale o addirittura il certificato di nascita dei bambini. Si arriva alla situazione paradossale in cui il figlio naturale di una mamma italiana non può essere registrato perché sul certificato compare anche il nome della compagna, magari danese. Quali sono le conseguenze? Chi le paga? Purtroppo come spesso succede si colpiscono sempre i più deboli o chi non può difendersi. A questi bambini vengono negati tutti i diritti anagrafici, quelli di riconoscimento come figli e fratelli, i diritti ereditari, la cittadinanza del paese a cui appartengono, ogni tutela in caso di morte prematura del genitore italiano (se il bimbo non è riconosciuto dallo Stato i parenti italiani non possono chiederne l’affidamento). I problemi non riguardano solo questi casi drammatici ma tanti aspetti della loro vita, come ad esempio la possibilità di passare un Natale in Italia (per poter viaggiare con minori è necessario avere il figlio registrato sul passaporto..). Come se questo non bastasse, la situazione diventa drammatica in caso di divorzi, in special modo se uno dei due partner è danese. Ci tocca assistere a casi di genitore gay divorziato costretto a tornare in Italia e a rinunciare completamente ai propri figli che non può portare con se’ perché non registrati. La Danimarca è un paese che tutela i diritti di tutti i propri cittadini, anche quelli dei più deboli o diversi, e ci dispiace molto dover costatare che almeno in questo caso l´Italia non sembra ancora essere altrettanto attenta. I genitori anche se diversi agli occhi di alcuni, difficilmente rinuncerebbero ai propri figli senza lottare. Per cui consultano avvocati, scrivono testamenti, fanno ricorsi in tutti i tribunali e gradi. Nel frattempo chi soffre sono questi bambini. Come spesso accade chi soffre di più, è chi non ha le risorse, i mezzi, la cultura, la salute o la forza per difendersi, ed è qui che uno Stato deve intervenire a tutelare i diritti di tutti i propri cittadini. Per questo motivo vi chiediamo di pensare anche a loro quando dovrete scegliere tra pochi giorni cosa votare. Facendo appello alla vostra coscienza vi ringraziamo per l’attenzione e vi auguriamo buon lavoro. Cordiali saluti,
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Il Comites Danimarca – ww.comites.dk-Veronica Cadossi , vero_usa@hotmail.com-QUI-



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Family Day: è stata la più grande manifestazione della storia recente

Caro Beppe, il tuo commento ai numeri del “Family Day” in “Quando si sbandiera il “Familidei” ( http://bit.ly/1Pa4viv ) e, in generale, il fuoco di fila della stampa, mi lascia perplesso. Capisco che possa dare fastidio l’inveterata abitudine di gonfiare i numeri delle manifestazioni. Infastidisce anche a me: non ho mai creduto che chicchessia possa portare un italiano su cinquanta in piazza, in nessuna circostanza. Forse dovremmo smetterla in generale di raccontarci panzane sulle manifestazioni. Però avrei voluto vedere pari zelo da parte della stampa in altre circostanze. Ad esempio, quando l’altro giorno gli LGBT hanno portato in piazza sì e no al massimo un paio di decine di migliaia di persone in tutta Italia, come era facilmente verificabile, nessuno ha levato gli scudi quando hanno detto di essere un milione, cioè una bufala ancora più colossale. Mi si dirà che il tu quoque non vale. E sì, vale, perché comunque una manifestazione è rappresentativa della volontà di mobilitarsi di un popolo. E comunque, una cosa la possiamo dire: Piazza San Giovanni, la piazza dove si sono tenute le più grandi manifestazioni della storia recente in Italia, esaltate dalla stampa, è di gran lunga più piccola del Circo Massimo (circa 1/4, come chiunque può verificare su Google Maps) per cui possiamo senza dubbio dire che il Family Day è stata di gran lunga la più grande manifestazione della storia recente d’Italia. Ti pare poco? Post-scriptum – Renzi continua a lasciarmi perplesso. Io al suo posto avrei rimosso la norma sull’utero in affitto, c.d. stepchild adoption. Il referendum che la abrogherà a furor di popolo sarà una sua grande sconfitta politica. Ma sicuramente, come politico lui è di gran lunga più intelligente di me, quindi saprà ben lui…-Giuseppe Scalas, g_scalas@mail.com-QUI-



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A cosa servono le unioni civili per gli eterosessuali?

Egregio Severgnini, in questi giorni si è parlato molto del DDL Cirinnà. Le maggiori polemiche riguardano la possibilità di adozione da parte delle coppie omosessuali. Io non ho remore in merito. In Olanda da anni le coppie omosessuali possono adottare e non sembra che questo abbia causato alcun tipo di problema. Per quello che mi riguarda le coppie omosessuali potrebbero sposarsi civilmente, acquisendo tutti i diritti ed i doveri previsti dal nostro codice. Ciò che invece mi lascia perplessa del DDL è la possibilità delle unioni civili per gli eterosessuali. Perché? il testo pubblicato online non contiene doveri ma solo diritti. Siamo una società che tende sempre di più a deresponsabilizzare. Volete i diritti? e allora prendetevi anche i doveri! esiste già uno strumento per regolare i rapporti di coppie eterosessuali legate da un legame affettivo. Si chiama matrimonio. A cosa servono le unioni civili per gli eterosessuali?-Viviana Livia, liv.viv.84@gmail.com-QUI-



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Il Ddl Cirinnà e la teoria del complotto

Sulla legge Cirinnà ci sono state manifestazioni pro o contro. Sono cattolico, ma confesso di aver sottovalutato la questione: avevo l’impressione di rivedere sempre lo stesso telefilm, poco interessante già in prima visione. Ma sbagliavo. Me ne sono accorto ieri, quando mi è arrivata una email dalla “Libreria del Santo. La prima libreria cattolica online”, della quale sono un affezionato cliente ed ho una opinione positiva. Oggetto della mail: ‘video smaschera il disegno criminale’. Daesh o la Mafia? Incuriosito, ho cliccato ed è apparsa la videata “LibreriadelSanto.it invita tutti i propri clienti ad ascoltare (pazientemente) la conferenza che si trova linkata in questa pagina. Siamo certi che sarà tempo (molto) ben speso”. Ed era vero. E’ comparsa una simpatica signora che per un’ora e mezza ha manifestato tutto il suo disprezzo per la teoria del gender. Fin qui tutto bene: sembra anche a me una idea molto scombinata e non mi sembra neanche una teoria, è più che altro una piattaforma culturale e politica. La cosa veramente sorprendente però è stato vedere dispiegarsi progressivamente una delle più paranoiche ”teorie del complotto” che mi sia mai capitato di ascoltare. E ne conosco tante. Dalle ‘potenze plutocratiche’ del Fascismo alla ‘trilateral commission’ dell’ultrasinistra, ai complotti anti-berlusconiani in tempi recenti. Il materiale è sempre lo stesso: quando c’è una tendenza politico-culturale in via di rapida diffusione, nella nostra società della comunicazione si moltiplicano a dismisura i documenti e le iniziative che si richiamano a vicenda, ed ecco delinearsi il complotto destrutturante, massificante e totalitario. E intorno al gender non ci sono solo i media e le multinazionali, ma anche cose come Greenpeace e l’UNESCO, a complottare contro le leggi naturali! La signora era una avvocatessa, ed in effetti il tutto era un classico esempio di retorica forense. Ma il vero problema è: perché la teoria del complotto attrae tanto? Risposta: perché semplifica…-Luigi Borzacchini, luigi.borzacchini@uniba.it-QUI-



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Se i vetero-marxisti difendono la famiglia “old style”

«Definire il Family Day reazionario è assolutamente improprio. (…) Su come regolare le questioni della vita non si può applicare la coppia “progresso-reazione”. (…) Quella folla esprime un modo di vedere la famiglia che appartiene a una vasta parte della società italiana». Chi ha pronunciato queste parole? Il Santo Padre? Un cardinale? Un sacerdote? Un teologo? Niente di tutto questo. Di fronte al silenzio “assordante” (…si dice così in questi casi?) dei rappresentanti della Chiesa (ad eccezione di mons. Bregantini e mons. Negri!), chi ha pronunciato queste parole non è un religioso, ma un intellettuale organico alla sinistra fin dai tempi del P.C.I. come il filosofo marxista Giuseppe Vacca. Il prof. Vacca continua dicendo che occorre «risolvere il nodo della stepchild adoption, ritenendo fondate le osservazioni di chi dice che può essere un modo surrettizio per introdurre la maternità surrogata, l’utero in affitto». E conclude affermando che è in atto una pericolosa «”deriva antropologica” per cui – come diceva Margaret Thatcher – la società non esiste ma esistono solo gli individui». Infine ammette che «nella piazza cattolica si è manifestato un denominatore comune: la nostra civiltà cristiana. È una grande eredità». Allora è proprio vero: il mondo gira al rovescio. Molti sacerdoti, in preda al relativismo più sfrenato, strizzano l’occhio alle nuove forme di famiglia pur di apparire “al passo coi tempi”, mentre un filosofo vetero-marxista come Vacca afferma il valore della famiglia “old style”… O TEMPORA, O MORES!-Vincenzo Mangione, vincent.big.eater@gmail.com-QUI-



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Unioni civili: il tuo punto di vista?

Caro Beppe, trovo che il “Corriere”, tutto sommato, stia fornendo un quadro equilibrato del dibattito sulle unioni civili. Come è giusto che sia, prova a rappresentare la complessità della vita civile del Paese, al cui interno traspare una grande varietà di opinioni. Detto ciò, volevo conoscere il tuo punto di vista.

Giuseppe Scalas ,
Ti rispondo con le parole che ho usato sul giornale: la Chiesa deve difendere il matrimonio tra un un uomo e una donna. Lo Stato deve regolare le unioni civili, anche tra persone dello stesso sesso. I cittadini, di qualunque religione, devono rispettare la legge. I cattolici, di qualunque opinione, devono comprendere, amare e aiutare il prossimo. Troppo semplice? O è invece inutilmente complicata la discussione cui assistiamo? Complicata e cattiva. In una questione dove l’amore è – dovrebbe essere – centrale, mi sembra una piccola vergogna.-QUI-

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Avere un figlio è un diritto? Una risposta al filosofo Giuseppe Vacca

“Come si fa a dire, per esempio, che avere un figlio è un diritto?”, chiede il filosofo Giuseppe Vacca in un’intervista apparsa sul “Corriere della Sera” del 3 febbraio (“Vacca: Family day non reazionario, la sinistra rischia la deriva nichilista” – http://bit.ly/20EGLhb ). Bisognerebbe chiederlo alla Corte Costituzionale, la quale con la sentenza n. 162 dichiarò: “La determinazione di avere o meno un figlio, anche per la coppia assolutamente sterile o infertile, concernendo la sfera più intima e intangibile della persona umana, non può che essere incoercibile, qualora non vulneri altri valori costituzionali”. Con la stessa sentenza però la Consulta confermava il divieto alla pratica della gestazione per altri. Ma, diritto o non diritto, non si comprende perché se c’è la possibilità di averlo un figlio e il mezzo per averlo non reca danno a nessuno, bisognerebbe rinunciarvi. Un’azione, infatti, è moralmente buona qualora buono sia il suo fine e perlomeno innocuo il mezzo per raggiungerlo. Ora che il fine, la nascita di un bambino da crescere, amare, educare, sia buono, è innegabile. Per rinunciarvi è necessario dimostrare che il mezzo rechi danno a qualcuno. Ma non è possibile. Non è possibile dimostrare, ad esempio, che i bambini nati grazie alla gestazione per altri, siano meno sani e meno felici degli altri bambini. E’ lecito il dubbio? Ma è giusto non procreare, non mettere al mondo un bambino perché c’è il dubbio che possa essere meno felice di altri bambini? Oppure è più giusto metterlo al mondo a far di tutto perché sia felice? Ma ecco il solito ritornello: “I bambini hanno diritto a una mamma e a un papà”. Sì, a tante cose hanno diritto i bambini, a tantissime, ma se io questo diritto non posso soddisfarlo, se non ho la possibilità di dare ad un figlio una mamma e un papà, ma posso dargli due mamme o due papà, e nonne e nonni, e zie e zii, e via di seguito, è giusto che io non venga al mondo?Elisa Merlo, lisamer@tiscali.it-QUI-
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La famiglia è un fenomeno preesistente al diritto

Caro Severgnini, la famiglia è da anni bersaglio di pesanti dileggi e di gravi accuse: paternalismo, autoritarismo, maschilismo, “familismo amorale”, violenze sulle donne e via enumerando. Ma ecco che i “gay” – che da sempre si proclamano gioiosi trasgressori delle regole borghesi, dei ruoli obbligati e dei conformismi – attendono ansiosamente dalle autorità civili e dalla Chiesa l’iscrizione all’anagrafe, la benedizione e il lancio dei confetti. Il rapporto coniugale tradizionale sembra aver assunto il tremulo e romantico alone di una condizione ideale per la coppia omosessuale. Quegli stessi poi che difendono con unghie e con denti la meravigliosa Costituzione italiana, esaltata da Benigni, lottano invece accanitamente per l’avvento del matrimonio omosessuale. Non sembrano rendersi conto che l’avvento di questo nuovo matrimonio costituirebbe un capovolgimento della norma che regola la società naturale, fondata sull’unione di due persone di sesso diverso: la regola finora. La famiglia – vedi Claude Lévi-Strauss – è un fenomeno preesistente al diritto. Essa è una realtà che il diritto non creò ma si trovò davanti. Il voler sovvertire il rapporto coniugale, che da sempre è stato solo eterosessuale, costituisce pertanto un’ingerenza inaccettabile.Claudio Antonelli , onisip@gmail.com-QUI-
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Volere un figlio è un diritto, averlo a tutti i costi no

Volere un figlio è certamente un diritto, averlo a tutti i costi no. La nascita di un bambino in sé non è né buona né cattiva, biologicamente parlando è cosa buona per i detentori del corredo cromosomico che così “va avanti”, umanamente parlando DIPENDE, vedremo a consuntivo se è stata una buona vita. Come è posta adesso la questione è soltanto una sopraffazione di una società ricca, egoista e con pretese di onnipotenza sopra una maggioranza planetaria considerata e trattata meno di bestie da allevamento. La “sciura” che ha aspettato i quarantacinque per sentire il richiamo della maternità perchè prima le si smosciavano le tette, o lo stilista che dopo aver provato di tutto, dopo la Tesla elettrica vuole sperimentare lo “spriccicolino” di girare spingendo un passeggino griffato, potranno PAGARE e prenotare un pupo da una fattrice di qualità (esistono già le multinazionali di intermediazione e reclutamento); se nasce del colore sbagliato o malato potranno rifiutarlo, chissà quanto durerà il periodo di garanzia. La thailandese o l’indiana che per cinquecento dollari rischiano la vita e vendono il proprio corpo equiparato a una Pastamatic per cuccioli d’uomo non potranno mai “godere delle gioie della maternità”, casomai le troppe gravidanze gli avessero sfondato le budella (già successo), perchè LORO, le incubatrici umane, i soldi per una maternità conto terzi non li avranno mai.
E’ di questo diritto che stiamo parlando?
E, incidentalmente: perchè è bello, nobile, diritto emancipato e femminista noleggiare un importante pezzo del nostro corpo per nove mesi a 60 euro al mese, ed è al contrario un orribile caso di sfruttamento della donna e di ignobile prevaricazione se una tipa decide di noleggiare una piccola parte dello stesso apparato alla stessa cifra per una “sveltina” di dieci minuti senza impegno?Alberto Nencioni, alberto.nencioni@gmail.com-QUI-

 

Se l’LGBT è il nuovo mainstream

Caro Beppe, intanto ti ringrazio per la tua risposta chiara e concisa sul tema delle unioni civili ( – http://bit.ly/1TPHw1J ). Sui cristiani tu dici “I cattolici, di qualunque opinione, devono comprendere, amare e aiutare il prossimo”. Ecco, questo è indubbio, però se il tuo “aiutare” non comprende “indicare loro chiaramente quando sbagliano strada”, allora non è un vero aiutare, ma disinteressarsi. Il vero amore richiede anche il sacrificio di dispiacere a chi si ama, come tu, che sei un padre, ben saprai: se ai nostri figli non causassimo talora un dispiacere nell’indicare loro la via giusta, non saremmo dei veri genitori. Così come talora dobbiamo dispiacere ai nostri cari o ai nostri amici per lo stesso motivo. Lo stesso vale, più in generale, per i temi etico-sociali. Tra l’altro, esercitare questo amore costa. Pensa ai genitori che soffrono vedendo i figli in lacrime per un giusto divieto, pensa al rischio che si prende quando si aiuta una persona cara a vedere meglio dentro se stessa. Oggi, ai cattolici, prendere una posizione chiara sulle unioni civili costa, soprattutto a chi lavora nel mondo “corporate”: saprai bene che oggi essere un “alleato” (“ally”) degli LGBT, in certe multinazionali, è un requisito per la carriera. Se non lo sei, vieni emarginato (il motivo dovrebbe essere oggetto di riflessione, visto che ciò avviene in luoghi in cui conta solo il potere e il profitto e la parola “scrupoli” non è mai stata nel dizionario). In generale, l’LGBT è il nuovo mainstream, soprattutto in certi ambienti, e chi si oppone, assume una posizione non conformista e rischia quindi l’emarginazione. Quindi, un cristiano che rinnova la sua opposizione radicale alla stepchild adoption (oggi insieme ai laici più ragionevoli, bisogna dirlo, compie un atto d’amore che gli costa, si prende dei rischi. (“Maternità surrogata: firmata a Parigi la carta per l’abolizione universale” – http://bit.ly/1TRX6dg ).Giuseppe Scalas, g_scalas@mail.com-QUI-
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Sono contro l’utero in affitto, a favore della stepchild adoption

Sono contro la pratica della maternità surrogata, o utero in affitto che dir si voglia. Chi dice che “non reca danno a nessuno” non si rende conto dei pericoli che la gravidanza e il parto portano intrinsecamente con sé. In italia abbiamo visto recentemente come si possa “morire di parto”, e non per mancanze dei medici e delle strutture, ma semplicemente perché può succedere. Senza arrivare alle estreme conseguenze, la gravidanza ed il parto portano spesso menomazioni più o meno gravi e permanenti alla donna, dalla perdita della possibilità di avere altri figli al prolasso, con tutte le sue conseguenze, oltre alla depressione post-parto, etc. Alla fine però il gioco vale la candela, se la mamma può stringere tra le braccia il proprio figlio. Ma se così non è, se si decide di portare a termine una gravidanza per qualcun altro, i motivi possono essere solo due: disperazione, e quindi lo si fa per soldi, o inconsapevolezza. In entrambi i casi lo Stato deve imped ire che qualcuno, più ricco o consapevole di qualcun altro, porti una donna a fare un’azione di questo tipo. Contemporaneamente, sono d’accordo con la stepchild adoption. Lo Stato non può far ricadere sui figli le colpe dei padri (plurale decisamente opportuno). Sarebbe come dire che il figlio conseguenza di una violenza sessuale non potesse essere riconosciuto dal compagno eterosessuale della malcapitata solo perché conseguenza di un reato. E’ un ragionamento senza senso. Tra i compiti dello Stato c’è la tutela dei più deboli, che in questo caso sono sia la disperata che vorrebbe cedere il proprio utero, sia il figlio conseguente di questa azione.Roberto Lagioia, nrlagioia@gmail.com-QUI-
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Matrimonio gay e adozioni: hai cambiato idea

Caro Beppe, mi pare di notare dai tuoi articoli che negli ultimi anni tu abbia fatto un certo percorso e abbia cambiato opinione – almeno in parte – riguardo al matrimonio per le coppie omosessuali e all’adozione. Hai sempre affrontato la questione in maniera pacata e credo che tu abbia avuto il coraggio di cambiare idea, magari perché hai conosciuto persone omosessuali, o “nuove famiglie”.
Se ho ragione, sarebbe bello che tu ne parlassi su “Italians”. Credo che sia il percorso che hanno fatto tanti italiani (o che stanno facendo): lontano dalle incrostazioni ideologiche, dalle esagerazioni e dalla piazza, tante persone “normali” si rendono conto che altre persone “normali” vogliono mettere su una famiglia uguale alla loro per i progetti, i sogni, l’educazione, le difficoltà, ma con un diverso orientamento sessuale. Queste persone non hanno bisogno di lezioni di moralità (né dagli uni, né dagli altri), ma di esempi, di racconti, di “normalità”.Nicola da Schio, n.daschio@gmail.com-QUI-

Hai ragione: lo farò.

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Nuove app: Uteroinaffitto.it

Caro Beppe, cari italians, il festival di Sanremo, noto specchio delle problematiche dell’Italia, affronta di petto il tema dell’utero in affitto, schierandosi apertamente per una legge permissiva. Come testimonial chiama Elton John, cantante gay, recentemente appropriatosi di una doppia paternità. Perché questo esplodere di un problema che riguarda, si’ e no, una piccola percentuale di persone? Perché i guadagni che si intravedono alle spalle dei poveri gay, sono giganteschi. Perciò la propaganda è altissima. Teatro, musica, arte, tutto è schierato in favore dei “diritti” del mondo gay. E tra questi diritti imprescindibili, vi è ovviamente la paternità. Il mercato è caldo: un figlio negli USA, costa 90.000 dollari, in Canada 80.000. Si scende a 50.000 nelle aree meno sviluppate dell’Est asiatico e in quelle povere del Sud America. Perciò la app Uteroinafftitto.it è vicinissima, e dovrà concorrere con quelle degli altri Paesi. Essa consentirebbe di vendere sul mercato mondiale le qualità intrinseche dell’Italia: sensibilità ai temi dell’arte, intelligenza, artigianalità, unita ad una empatia spontanea verso ogni aerea del mondo. Chi non vorrebbe un figlio italiano? Ecco i conti. Il mondo è gay al 5%. Sono 300 milioni di clienti. Se la metà di loro volesse un figlio, sarebbero 150 milioni di nascite in una decina di anni. Possono anche “ordinarne” 5 o 10 o 20, a seconda delle disponibilità economiche. Chi lo impedirebbe? Al prezzo medio di 50.000 dollari, farebbero 7500 miliardi di dollari. Questo solo per le nascite. Possiamo aggiungere le royalties di assicurazioni (qualche bimbo potrebbe nascere male), avvocati (ci saranno cause varie), più allevamento, scuole etc. Insomma, un business infinito. Le donne del sud Italia, le migranti appena sbarcate, risolverebbero i loro problemi economici. Siete inorriditi? Allora ripigliatevi lo Stato etico, ma ricordatevi che dovete pagare i vostri debiti, fino all’ultimo euro.Guido Bocchetta, guidobocchetta@tiscali.it-QUI-
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Stepchild adoption e la patente di genitori

Cari Italians, sono tra quelli che ritengono che il ddl Cirinnà, con la norma sulla stepchild adoption, imprimerà una crescita esponenziale delle maternità surrogate. Al di là di questo aspetto, però, trovo una forzatura anche nel permettere l’adozione “automatica” al partner del genitore di una coppia omosessuale. Chi vuole adottare, e il sottoscritto è padre adottivo di due bambini, deve cimentarsi in un tortuoso processo burocratico/valutativo che, da una parte è sicuramente pieno di tempi morti ma dall’altro permette ai futuri genitori adottivi di prendere coscienza della scelta che hanno fatto e delle sue conseguenze. Non è un caso che molte coppie abbandonino lungo il percorso. Senza la necessaria convinzione non si arriva in fondo. La norma che attribuisce una patente di genitorialità senza nessuna valutazione, solo in quanto compagno di una mamma o papà biologico, mi sembra più pensata per gli adottanti che per l’adottato, e quindi in contraddizione con i principi della Convenzione dell’Aja. D’altra parte non si può negare che, in caso di decesso prematuro del genitore biologico, il compagno debba poter avere un ruolo nell’educazione di quel bambino. Credo però anche che alle coppie omosessuali debba essere concessa la possibilità di adottare un bambino. L’impedimento “dato dalla natura” non mi sembra una ragione sufficiente. La natura infatti non impedisce ad un omosessuale di essere fertile e di procreare, che sia uomo o donna. La loro capacità di essere dei buoni genitori, e pensare che non lo possano essere solo perché sono dello stesso sesso è una mostruosa castroneria, verrebbe infatti valutata da psicologi, assistenti sociali e giudice minorile.Francesco Brasi, fbrasi72@gmail.com-QUI-
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Matrimoni gay in Italia: combatto per i diritti dei miei concittadini

Gentile signor Antonelli (“La famiglia è un fenomeno preesistente al diritto” – http://bit.ly/1o2lihb ), anche la coppia omosessuale è una realtà che attualmente il diritto si trova davanti e di cui sta infatti iniziando a prendere atto, che questo piaccia o meno a tutti. L’ingerenza inaccettabile è che qualcuno sia contrario al riconoscimento di nuovi diritti a tutte le persone, posizione ottusa di cui l’evolversi naturale della società non terrà fortunatamente conto. Io fatico a capire come alcuni, a fronte di precise richieste da parte di altri, neghino cose che non li riguardano né direttamente né indirettamente, non essendo per questo costretti a cambiare opinione, credo o abitudini, o a vedersi tolti dei diritti o aggiunti dei doveri. A me dei matrimoni omosessuali in sé non importa niente, primo perché sono una fortunella eterosessuale con tutti i miei bei diritti al loro posto e non ho figli omosessuali per la cui tutela combattere; secondo perché, per come la penso io, il matrimonio anziché estenderlo a tutti vorrei vietarlo a chiunque, con la differenza fondamentale che per questo non mi permetto di manifestare contro chi si sposa né mi sognerei davvero di negare ad alcuno la possibilità di farlo. Dei matrimoni omosessuali mi importa però moltissimo concettualmente, perché pretendo, dico pretendo, che nel mio Stato non ci sia alcun mio concittadino al quale non siano garantite la mia stessa tutela e libertà. Il caso contrario mi fa incazzare moltissimo e lo trovo, questo sì, inaccettabile, mi ci oppongo finché avrò fiato e manifesto contro.Monica Boselli, solaetpensosa@gmail.com-QUI-
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Coppie gay: il benessere del bambino e il “vuoto dell’origine”


Secondo l’”American Psychological Association” non ci sarebbe alcuna differenza nello sviluppo dei bambini cresciuti da coppie dello stesso sesso rispetto ai figli di coppie eterosessuali. Tra gli studiosi tale perentorietà lascia molti sospetti, visto che le ricerche scientifiche portano conferme ma dichiarano eventuali limiti tesi a nuove domande. Inoltre tali campioni sono composti da membri militanti di organizzazioni omosessuali, e quasi inesistenti le ricerche longitudinali, l’età dei figli raramente raggiunge l’età in cui emerge con più evidenza il tema identitario. Tutti si riempiono la bocca del “benessere del bambino” ma stringi-stringi, cosa si intende per benessere del bambino? Come si misura tale benessere? E poi strano che nessuno parli di quel “vuoto dell’origine” che manda in tilt gli psicoanalisti che si occupano dell’età evolutiva. Disponiamo di un’immensità di evidenze a proposito di bambini adottati, accolti in famiglie e oggetto di cure affettuose e competenti, che malgrado ciò riportano, e spesso con tormento, itinerari di vita dominati dalla domanda sulla loro origine. E si noti che, in questo caso, i genitori hanno il “vantaggio” di non aver deliberatamente scelto questa condizione per i figli e quindi di non doverne direttamente rispondere. E come mai allora non viene dato spazio al dramma del “vuoto d’origine” che o dalla parte del padre o dalla parte della madre affligge e affliggerà i figli delle coppie omogeneri? Il figlio, in quei casi, non accede al “padre” ma ad un donatore di seme o peggio non incontra una madre ma una donna che ha venduto il proprio corpo… e il genitore sarebbe quello che l’ha comprato. E non servono certo gli abbellimenti semantici “l’utero in affitto” in “gestazione di sostegno”. Il tema dell’origine rimane infatti come ferita al cuore dell’identità del soggetto umano in crescita che è in grave difficoltà a alla primordiale domanda che ha fatto impazzire i filosofi “chi sono io?”, “da dove vengo?”.Viviana Monteverdi-Passino, vimail@virgilio.it-QUI-
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Una sola concezione di famiglia? E’ un pregiudizio


Caro Beppe, mi riferisco alla lettera di Claudio Antonelli “La famiglia è un fenomeno preesistente al diritto” ( http://bit.ly/1o2lihb ), Ora, ognuno ha il diritto di pensarla come vuole su certe cose, ma almeno non si faccia scudo con giustificazioni/motivazioni palesemente infondate. Nella lettera citata si dice essere contraddittorio al tempo stesso sostenere la Costituzione Italiana e chiedere la normazione dei legami omosessuali alla pari di quelli eterosessuali. E perché mai? E’ vero che la Costituzione parla di “famiglia” ma non la descrive, con ciò intendendo “tutto ciò che nell’evolvere del tempo è percepita dalla società come tale”. Perché altrimenti se famiglia fosse solo quella generata dal legame eterosessuale, arriveremmo a negare lo status di famiglia a chi, tramite le adozioni cosiddette speciali, ha adottato da single qualcuno senza però essere coniugato. E’ anche vero che il concetto di famiglia preesiste al diritto. Ma questo non cambia le cose. Infatti non è vero che preesistente al diritto ci sia stata sempre e solo una sola concezione di famiglia. Gli antropologi hanno ben messo in luce come all’alba della civiltà fossero non poche le comunità in cui vigeva la poliandria (una donna con più uomini) o quelle dove i nati erano di tutta la comunità e tutta la comunità se ne faceva carico (tanto che i rapporti sessuali erano liberi) indipendentemente da chi li avesse generati biologicamente. Inutile poi fare riferimento al fenomeno della poligamia a noi ben nota. Nell’antico Egitto era poi usanza sposarsi tra fratelli (cosa non ammessa nella nostra società). Iside o Osiride, coppia paradigmatica, infatti erano fratello e sorella. Questo per dire che il concetto di famiglia è tutt’altro che monolitico. E veniamo all’argomento finale. Il capovolgimento della norma (ossia di ciò che è statisticamente prevalente). Ma capovolgere una norma non è detto che sia un male. All’inizio del ’900 di norma si moriva di influenza, poi Sabin inventò l’antibiotico e capovolgendo quella norma ha salvato la vita a milioni di persone. Fino all’avvento di Copernico di norma si credeva che il sole girasse intorno alla terra. Fino alla eroica e sacrosanta ribellione di Franca Viola era ritenuto normale che una donna accettasse supinamente di sposare il proprio violentatore, così come di considerare il violentatore un bravo uomo (non uno stupratore) perché si offriva di sposare la sua vittima. Fino a non molto tempo fa le donne erano di norma ritenute inferiori all’uomo (e in Italia, ad esempio, non potevano accedere a certe facoltà universitarie o a certe professioni, come la giurisprudenza…), poi grazie al cielo quel normale giudizio è stato capovolto. Potrei continuare per ore. E a ben pensare è proprio il coraggio di chi ha capovolto le norme ciò che ha fatto progredire materialmente e spiritualmente la società. Quindi direi al signor Antonelli di provare ad argomentare meglio la sua posizione. Che è lecita e rispettabile, a patto che sia argomentata in modo più logicamente stringente. Altrimenti non è una opinione. Ma un semplice pregiudizio. Che ha tutto il diritto di avere. Ma sempre pregiudizio rimane.Paola Susanna Pagliaretta, paola.pagliaretta@tiscali.it-QUI-

Sanremo, la coccarda arcobaleno e i Marò


Caro Severgnini, cari Italians, per tre giorni gli italiani hanno notato sul palcoscenico del teatro Ariston di Sanremo, quello svolazzamento di coccarde policrome, più o meno ostentate: chi la esibisce come braccialetto, chi tenuta vicino al microfono, chi la usa come “pochette” nel taschino della giacca. Però essendo la “sopravvivenza” dei cantanti su quel palco sottoposta al televoto, in un momento storico in cui l’Italia pare divisa tra oscurantisti e “openminded”, la decisione di mostrare in ogni modo questa coccarda è senz’altro dettata più da un’esigenza di immagine e marketing per apparire “updated” e per … attrarre più televotanti. Sebbene io pensi che per un artista sia meglio esprimere la propria idea su tale tema con le parole di una canzone. Poi ieri il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, ha portato sul palcoscenico dell’Ariston l’unico nastrino che dimostra vicinanza per due italiani valorosi che si trovano da 3 anni in grave difficoltà. Un nastrino giallo per riportare i Marò a casa. Ma ovviamente nessun cantante si è risvegliato dal torpore decidendo esibire quel simbolo. La coccarda arcobaleno è più trendy! Mi sovviene un aforisma, “chi segue gli altri non arriverà mai primo”. Grazie presidente Toti. La coerenza premia sempre.Vincenzo Mangione, vincent.big.eater@gmail.com-QUI-
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Unioni civili e stepchild adoption: si usi la logica


Ciao Beppe, trovo che la discussione sulle unioni civili si basi su posizioni ideologiche e, nonostante i sostenitori dell’una o dell’altra fazione si riempiano la bocca parlando dei diritti dei più deboli, in realtà essi guardino solo a sostenere la propria tesi. Effettivamente i punti sono pochi e logicamente semplici. 1) Vuoi i diritti specifici del matrimonio? Ti sposi. 2) Sei gay e non lo puoi fare? Giusto che si istituisca una tutela per questo tipo di famiglia (si’, è una famiglia, esattamente come quella composta da due etero che non hanno figli) o si estenda il matrimonio anche a voi. 3) Volete adottare un figlio? Prima, a parità di requisiti, si farà adottare ad una coppia eterosessuale. Il diritto del bambino di crescere con una mamma ed un papà viene prima di ogni altra considerazione. Per piacere, non portatemi ad esempio le famiglie disadattate, violente o altro; ho detto a parità di requisiti. 4) Hai un figlio tuo e nel corso della tua vita hai cambiato compagno ed ora vivi con un compagno/a diverso sia che sia dello stesso sesso o che sia dell’ altro? È giusto che se tu manchi lui possa adottarlo, proprio per lo stesso diritto del bambino ad avere una continuità di affetti. A questo punto al trauma della morte del genitore vogliamo aggiungere anche quello del distacco dall’unico genitore che gli resta? Ma che mostri siamo per sostenere questo scempio? Poi, sicuramente ci saranno anche tanti aspetti tecnici da valutare, ma almeno su questi aspetti fondamentali non credo sia possibile non convenire, se ci si mette un minimo di ragionamento razionale. E invece sento cattolici sostenere argomenti a dir poco imbarazzanti sui punti 2 e 4, gay arrampicarsi sugli specchi sul punto 3 e gente che fino l’altro ieri diceva peste e corna del matrimonio, adesso ne accampa i diritti. E i doveri? E se ci sono anche quelli a cosa serve creare un’ altra istituzione? Ma fare pace col cervello è così difficile? Ciao a tutti.Luca Dal Canal, Luca.dalcanal@gmail.com-QUI-
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Tutti? No, tutte e tutti


Caro Beppe, una parlamentare del PD, favorevole alla proposta di legge Cirinnà sull’adozione del figliastro (termine che, essendo ormai la lingua italiana in via di disfacimento, è stato sostituito dall’equivalente inglese “stepchild”), si è così espressa: “Si tratta di una buona legge, che tutela i diritti delle bambine e dei bambini”. L’espressione usata (volutamente ignorando che il termine “bambini” è di genere comune e già da solo è sufficiente a designare i bambini di entrambi i sessi) è emblematica della moda in atto di voler distinguere in modo ossessivo tra maschile e femminile, abolendo così il significato collettivo dei termini. “Cittadini” sarà prontamente sostituito da “cittadine e cittadini”. Così ci ritroveremo a dire, per esempio, che “i bambini e le bambine amano gli animali” e di questo passo anche il termine “tutti” non sarà più sufficiente a indicare proprio tutti. Non si potrà più dire “lo sanno tutti”, ma “tutte e tutti lo sanno”. Il significato collettivo sta per essere abolito per legge (o forse solo in nome di un “politicamente corretto” alquanto malinteso). Con i più cordiali saluti.Omar Valentini, omvalentini@gmail.com-QUI-
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Maternità surrogata: quei bambini nati “su ordinazione”


Caro Beppe, cari Italians, vorrei fare una riflessione sulla maternita’ surrogata (o utero in affitto) dal punto di vista dei “prodotti” di questa pratica. So che molti bambini, adottati da neonati, quando una volta cresciuti sono venuti a sapere di non essere figli naturali della coppia che li ha allevati, l’hanno presa parecchio male, e’ stata fonte di turbamento e molti hanno preteso di conoscere i veri genitori (parecchi i film sull’argomento). Mi domando: come la prenderà’ un ragazzino quando verra’ a sapere di essere nato “su ordinazione”, un seme qua, un ovulo la’ e una signora che a pagamento lo ha tenuto a lievitare per 9 mesi dopodiché’ lo ha sfornato e consegnato come uno sfilatino? Siamo sicuri che lo vedrà come un sublime “atto di amore”? Non e’ che si sentirà una specie di replicante? Non e’ che stiamo creando una generazione di bambini “diversi” che finiranno con l’odiare che li ha fatti mettere al mondo? Come si sentiranno questi ragazzi quando leggeranno il contratto in base al quale sono stati generati, con le tariffe, regole, tempi di consegna etc? Io la vedo cosi’: o si proibisca decisamente la maternita’ surrogata, magari rendendo più’ facili le adozioni, o, se davvero la “sensibilità’ e’ cambiata”, come piace dire ai nostri intellettuali, si abbia il coraggio di rendere lecito tutto: esperimenti sugli embrioni, sul DNA, clonazione etc. Se viene accettata l’idea che per generare un Uomo vale solo l’intenzione e la capacita’ finanziaria anche usando seme, ovulo e gestante diversi dai committenti, a questo punto perché mettere limiti? Vogliamo allevare un bambino? Cloniamo zia Berta che e’ così’ carina e sana, perché rischiare? Oppure facciamolo alto, biondo e soprattutto poco soggetto a malattie. Sai che risparmio per la sanità’ mondiale? Se i bambini prodotti in questo modo fossero davvero considerati una cosa normale, almeno le nuove generazioni godrebbero il vantaggio di corpi più’ sani, robusti e belli. Basta cambiare idea, ma sul serio…Flavio Cucchi, flaviocucchi@gmail.com-QUI-
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Unioni civili: non è un gioco dove si vince o si perde

Caro Beppe, cari Italians about Gay Pride & Prejudice (…e non sono una “moderna” Jane Austen!). Legge Cirinnà in discussione. Il Parlamento (sovrano?) dovrebbe deliberare una legge; sicuramente controversa. Lo ammetto: ho dei forti pregiudizi. Di fronte a certe “pressioni” indebite, a certe lobby organizzate e soprattutto a causa di certe persone, tendo a seguire più “la pancia” che la testa. Se uno mi sta antipatico, dimentico di ascoltare le sue ragioni e tendo ad essere antitetico. Errore. Ho la sensazione che sul discorso riconoscimento dei diritti gay, adozione dei figli del partner, utero in affitto etc, non ci siano le idee chiare. Io, almeno, non ho ben chiaro ESATTAMENTE cosa si sta discutendo, nel merito, con questa legge. Il mio pregiudizio scatta quando vedo Bagnasco, Giovanardi, Gasparri (etc) che “scendono in campo” contro. Automaticamente mi schiero a favore… Male. Vorrei capire meglio perchè si oppongono. Non posso credere che il pregiudizio loro, verso l’omosessualità, sia la base dell’opposizione; così come non vorrei che la mia opposizione a loro sia la base del mio essere a favore. Il discorso ad oggi mi sembra troppo ideologicizzato. Siamo caduti nello schema di un gioco a somma zero. Ovvero che per “vincere” c’è bisogno di qualcuno che perda; come negli scacchi. Perché? Una legge che regoli una realtà esistente (coppie gay e diritti negati) non dovrebbe prevedere uno schieramento che vince ed uno che perde. Dovremmo essere tutti interessati a “vincere”; ovvero a trovare una legge che migliori le condizioni comuni di tutti i cittadini e nel contempo abbia meno “aspetti negativi” possibili. Non vorrei avere l’ottusità di chi si pone in modo pregiudizievole; come mi sembra stiano facendo CEI, lobby cattoliche e alcuni partiti politici. Ma sarà veramente solo loro, il pregiudizio… od anche il mio? Un saluto,Matteo Zambelli, teozambo69@gmail.com-QUI-
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Cattolici retrogradi contro intellettuali illuminati?

Caro Severgnini, cari Italians, avete notato il tentativo di ridurre il dibattito sulle adozioni per i gay a un semplice «cattolici retrogradi contro intellettuali illuminati»? Poi in queste settimane si sono alzate moltissime voci al di fuori del mondo cattolico che hanno sollevato ragionevoli dubbi sull’argomento, e che sono state messe subito sotto silenzio. A meno che non consideriate cattolico-integralista anche il premio Nobel Dario Fo che a “il Manifesto” ha detto: «pur essendo tendenzialmente favorevole al ddl Cirinnà, anche io ho dei dubbi su alcuni aspetti». Oppure Marco Pannella, esempio di baciapile: «il decreto legge Cirinnà prima di essere votato, andrebbe sottoposto a studio, bisognerebbe studiare le razioni scientifiche, farsi un’opinione e solo dopo votarla». OPS! Anche “il Manifesto” ha fatto notare che nel dibattito sulla maternità surrogata non viene considerato l’art. 3, 2°comma, della Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea, che stabilisce «il divieto di fare del corpo umano e delle sue parti in quanto tali una fonte di lucro». Marco Politi del “Fatto Quotidiano” (quotidiano di ispirazione “cattolica”…) ha definito «il dibattito mediatico sulle unioni civili, un festival dell’ipocrisia» se non si va al nocciolo della questione: “Si vuole o no la donna-forno?”. Poi personaggi come Stefania Sandrelli, Giovanni Soldati, Fabrizio Gifuni, Sonia Bergamasco, Claudio Amendola, Francesca Neri, Ricky Tognazzi, Simona Izzo, Micaela Ramazzotti, Giuseppe Vacca, Peppino Caldarola, Dacia Maraini, tutti integralisti cattolici e bigotti affermano che «la maternità surrogata, l’utero in affitto e la compravendità di bambini “non sono un diritto”». Ohibò! E non dimentichiamoci infine di Gabry Ponte, Cristiano Malgioglio o Alfonso Signorini, tutti gay dichiarati che hanno definito essenziale per un bimbo avere «un padre ed una madre». Siamo sicuri che il dibattito sia tra coloro che usano i propri neuroni e coloro che invece vi si trastullano con essi?Federico Bonaccorsi-Pasini, federic.bonbon@gmail.com-QUI-
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La falsa propaganda pro-genitori gay

«Si cresce bene anche con genitori gay. Ecco i risultati di 30 anni di ricerche», afferma il prof. Lingiardi. 30 anni di ricerche e l’avallo di un professore di psicologia: chi ha coraggio di replicare? Poi lo psicologo Roberto Marchesini ha deciso di analizzare su quali prove si basi questa conclusione. La «American Academy of Child and Adolescent Psychiatry»(AACAP) del 2013 pubblicò un documento dove si affermava che “bambini con genitori gay e lesbiche non differiscono dai bambini con genitori eterosessuali”. Il prof. Marchesini nota che mancano i riferimenti su tali ricerche. 1° fatto anti-scientifico: non riportare le fonti. C’è solo un rimando ad un altro articolo del 2008 della stessa A.A.C.A.P. con un titolo quasi simile (“Gay, Lesbian, Bisexual, or Transgender Parents”) dove si afferma «non ci sono prove per indicare o sostenere che genitori gay, lesbiche, bisessuali o transessuali siano di per sé superiori o inferiori o carenti di competenze genitoriali, attenzioni per il bambino e attaccamento genitoriale rispetto a genitori eterosessuali». Ovvero autoreferenzialismo (2°elemento anti-scientifico). Inoltre «non ci sono prove che suggeriscano…» (ed ecco il 3°elemento anti-scientifico: nella scienza l’assenza di prove non basta ad affermare qualcosa). L’articolo prosegue riconoscendo «una considerevole mole di letteratura professionale fornisce la prova che bambini con genitori omosessuali possono avere gli stessi benefici e le stesse aspettative in termini di salute, adattamento e sviluppo dei bambini i cui parenti sono eterosessuali». Peccato che «la considerevole mole di letteratura professionale» si limiti a 9 riferimenti, di cui uno è stato considerato irrilevante poiché «l’imparzialità della dott.ssa Patterson (titolare di uno degli studi) è venuta meno quando nel 1997 fu convocata come perito in un processo riguardante una madre lesbica e si rifiutò di consegnare le copie della documentazione». Allora qui qualcuno direbbe “siamo uomini o boccaloni”?Alex Monteverdi , alex.greenmounts96@gmail.com-QUI-
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Una legge esistente in tutti i paesi avanzati

Caro Severgnini, rispondo alla lettera del sig. Bonaccorti Pasini, “Cattolici retrogradi contro intellettuali illuminati?” ( http://bit.ly/2453PoL ). La mia prima risposta è un secco “Sì, naturalmente!”, ma sarebbe forse dovuta alla mia formazione scientifica, in aperto contrasto dogmi e superstizioni. I “retrogradi”, poi, vantano quest’indignazione peculiare che si sveglia unicamente quando sono in gioco gli interessi altrui. Entrando nel merito della questione, faccio presente che i personaggi citati non hanno alcuna preparazione per sollevare dubbi. Vogliono informarsi? Ben venga, ma valutino attentamente l’autorevolezza delle loro fonti: tutti gli studi che ho letto contro le tesi “gender” (fatemi usare questo divertente termine tanto in voga) sono di origine discutibile, mentre in ogni stato occidentale dove ormai i diritti sono assodati ci sono evidenze empiriche che le coppie omosessuali e omogenitoriali siano tali e quali a quelle “tradizionali”. Ribadisco poi all’autore che il ddl Cirinnà non rende legale la pratica della gestazione per altri: è vietata per tutti, in Italia, e coloro che la usano all’estero sono in larghissima parte eterosessuali. Insomma, tanto rumore per nulla. Le adozioni sono un altro falso problema: sono sempre concesse dopo attenta valutazione, come logica suggerisce e monitorate nel tempo. Una coppia etero può essere grandiosa, come potrebbe essere un disastro affidargli un bimbo: lo stesso vale per le coppie omo. Non è l’orientamento sessuale a definire la bontà di una persona. Gli intellettuali “illuminati” avrebbero semplicemente riscritto una norma del codice civile per aprire il matrimonio (civile) a chiunque, come sta accadendo in tutti i paesi avanzati. L’unica cosa da superare è l’omofobia radicata nel nostro sistema, e l’egocentrismo idiota che porta gli eterosessuali a vedersi intrinsecamente superiori come in passato accadeva nei confronti di altre etnie (e forse ancora non del tutto superato nemmeno in questo caso). Saluti da uno scienziato “illuminato”.Lorenzo Zampieri, lorenzo.zampieri@gmail.com-QUI-
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E’ l’ideologia “gender” che cerca appoggi scientifici

Quando il signor Zampieri (“Una legge esistente in tutti i paesi avanzati” – http://bit.ly/1Tlk7Vh ) afferma “tutti gli studi che ho letto contro le tesi “gender” …sono di origine discutibile”, fa un pessimo servizio alla causa dei diritti civili delle coppie gay. Contro le tesi “gender” ci sono migliaia di anni di sviluppo umano sul pianeta, non servono prove o giustificazioni. E’ l’ideologia “gender”, perchè di ideologia si tratta, che cerca disperatamente di trovare appoggi scientifici per sfruttare commercialmente le “code” della gaussiana dei comportamenti umani (o di trovare consolazione al fatto di trovarcisi dentro). Omosessualità e transessualismo sono sempre stati minoritari, tant’è che l’umanità è numericamente cresciuta, cosa alquanto improbabile se l’eterosessualità fosse solo un prodotto culturale casuale e contingente. Quindi per carità, cosa ognuno sogna o fa a letto nulla dovrebbe influire sul diritto alla pensione di reversibilità, ma non trasformiamo la minoranza in un “esempio preclaro” o addirittura in una pressione sociale. C’è molta più poligamia e schiavitù e tortura sul pianeta di quanti siano gli indecisi sessuali, in un’ ottica puramente statistica dovremmo accettare prima l’ISIS dei propagandisti gender. Se invece accettiamo prese di posizione ideologiche o religiose (o valutazioni scientifiche, ma ci starei attento, la scienza e soprattutto la biologia e massimamente l’etologia sanno essere pochissimo politically correct) allora l’onere della prova passa alla minoranza. Finora si sono letti molti blabla stile “tutti da Fulvia sabato sera” in salsa LGBT. Ma, profetizzo, sono tutte polemiche che verranno spazzate via dalla prossima bolla finanziaria che esplode, o dalla zanzara Zigulì o come si chiama, o dalla prossima profezia Maya: sono giochini per società ricche, pasciute e sostanzialmente con un cavolo di niente da fare, quelle che i libri di storia chiamavano “decadenti”. Parlate di ideologia gender con chi campa (!) con un dollaro al giorno…Alberto Nencioni, alberto.nencioni@gmail.com-QUI-
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Cos’è l’omosessualità?

Caro Beppe , dopo averne lette e sentite di tutte i colori sulle unioni civili vorrei fare un passo indietro: cos’è l’omosessualità? La definizione attualmente accettata come più corretta e neutra è “orientamento sessuale”. Facendo un ulteriore passo indietro scopriamo che l’orientamento sessuale può definirsi “preferenza sessuale”. L’omosessualità è dunque una preferenza sessuale come altre, e come altre degna di rispetto e relativi diritti. Fin qui tutto bene, ma il problema è che le preferenze sessuali non si limitano all’omosessualità o all’eterosessualità, ma comprendono la bisessualità, la pansessualità e la polisessualità, solo per citarne alcune. Allora che ne è dei diritti dei poligami, di chi vorrebbe magari una famiglia a 3 composta da 2 uomini e una donna o viceversa? Allo stato attuale , questi orientamenti sessuali, oltre a non aver pari diritti e dignità, vengono addirittura perseguiti dalla legge. E dov’è il limite tra orientamento sessuale lecito e parafilia (ovvero disturbo del desiderio sessuale)? Chi lo stabilisce? Perché un bambino dovrebbe aver “diritto” a due padri (+ madre surrogata non presente) e non a due padri e una madre, oppure ad un padre e 3 madri nella stessa famiglia? Stretto tra chi considera l’omosessualità “un dono di Dio” e chi la vede come una perversione sessuale, cosa dovrebbe fare il legislatore? Forse, a suo tempo, una volta tanto fece la cosa più logica: per “matrimonio” prese in considerazione l’unica unione che aldilà dei tempi, delle mode, delle religioni, dei progressi della medicina e delle alleanze di governo è inconfutabilmente in grado di generare una vita quindi l’auspicabile progresso della società, quella tra un solo uomo e una sola donna. In una società in cui si sente parlare sempre più di diritti e sempre meno di doveri, varrebbe la pena ricordare che il primo dovere è il rispetto per tutti ma anche il buonsenso. Non sono sicuro che sia ciò che accade in Parlamento, in entrambi i fronti.Alessandro Cantoni, zetauz@gmail.com-QUI-

Famiglie gay: a Brighton si vive nel futuro

Caro Beppe, io vivo nel futuro… Abito a Brighton, dove la parità e la libertà sessuale e di comportamento sono stati raggiunti. Camminando per le strade, è normalissimo vedere coppie di uomini che camminano tenendosi teneramente la mano. L’altro giorno una coppia di donne con una bambina al seguito si sbaciucchiava alla fermata dell’autobus… la bambina non sembrava per nulla turbata. Conosco personalmente delle lesbiche perché sono madri di compagni di scuola dei miei figli, i loro figli non mi sembrano notevoli per alcun comportamento. Tutto bene dunque? Io non ho sicurezze di nessun genere, mi informo, ho letto che individui cresciuti in famiglia omosessuale si lamentavano di subire una pressione psicologica (più o meno conscia) per orientare nello stesso modo le loro scelte sessuali (non diversamente da chi cresce in una famiglia etero, si potrebbe dire). Negli USA alcuni hanno fatto causa ai servizi sociali per averli obbligati a crescere in queste famiglie. Poi ci sono degli studi che affermano che “Chi cresce in una famiglia omosessuale non ha più disturbi psicologici di chi cresce in una famiglia etero “statisticamente”!!”. Questo risolve il dibattito su “natura o educazione”: se sei uno squilibrato, è perché hai un problema innato, la famiglia non c’entra nulla!! Forse sono necessarie delle ricerche serie sulla questione. Ma chi le deve fare, la lobby degli pro-etero o quella dei pro-omo? E poi l’altra questione è: la nostra società ha un obiettivo più o meno dichiarato: GARANTIRE LA FELICITÀ a tutti, è ottenibile? A quale prezzo sulla libertà dell’individuo? Nel mio mondo del futuro vedo girare delle coppie trasformate in autentici mostri da tatuaggi e piercing che gli coprono completamente la faccia. Portano a spasso dei bambini dall’aspetto normalissimo. Avrebbero il diritto i servizi sociali di intervenire per paura che “guastino” i poveri bambini? Entro quanti limiti la nostra vita deve poter essere determinata dai pettegolezzi degli “altri”?Francesco Andreoli, francesco.andreoli@yahoo.co.uk-QUI-
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Matrimonio gay: è un tabù solo italiano

Caro Beppe, leggo molte lettere sul tema bimbi a coppie gay e ho seguito disgustato il dibattito che è in corso in Italia sul tema. A mio avviso è un problema di diritti umani, non religioso. Chi nega la possibilità alle coppie gay di avere figli sarà bene che ci porti le prove inconfutabili sul perché dovrebbero essere trattati diversamente. E non viceversa, il cosiddetto onere della prova spetta a chi vuole usare concetti religiosi imbarazzanti per influire su diritti universali delle persone. Si usa poi spesso la parola “naturale” in queste discussioni. Non riesco a spiegare il concetto alla mia compagna olandese, e quando questo succede, è un segnale per me che quello che sostengo è un tabu’ italiano o una “credenza” derivante dalla mia educazione italiana. Come spiegarle che i figli devono avere una madre e un padre naturale? Ma che vuol dire? Contro natura, ma che vuol dire? Poi c’è il concetto dell’utero in affitto… Il problema è materiale. Ossia va liberalizzato, ma senza compenso monetario. Se qualcuno vuole avere un figlio e trova una donatrice, perché non farlo? Se togli la parte monetaria ti accorgi che coloro che ne vietano la possibilità non hanno argomenti… Quindi, avviciniamoci un po’ all’Olanda (Europa) e facciamo il passettino. Poi quando ci siamo ripresi dovremo coprire il resto del cammino con matrimonio ed equiparazione piena che non dipenda da religione, preferenze sessuali e colore della pelle.Marco Valsecchi, valsecchi.marco@gmail.com-QUI-
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Il decreto Cirinnà non parla di uteri in affitto

Caro Severgnini,
che amarezza questo dibattito sulle unioni civili. In nome di un supposto principio etico si sta mandando a peripatetiche la logica. Facciamo il punto. 1) L’utero in affitto è usato prevalentemente da coppie etero sterili. Così ci dicono i dati in quelle nazioni in cui si pratica. 2) Il decreto Cirinnà non parla di utero in affitto. Da nessuna parte. Che io sappia, in Italia è ancora reato. A quanto pare ci sono delle maglie deboli che permettono, a chi vuole, di praticarlo all’estero e poi portare bambini in Italia. Bene, concentriamoci su questo se siamo contrari all’utero in affitto. 3) Ripeto: il decreto Cirinnà NON parla di uteri in affitto. Questo significa che se, a tutt’oggi, c’è questa possibilità, anche i gay potranno continuare a praticarla, solo che quello che non è padre biologico non potrà adottarlo. Risulterà solo un padre single. 4) Se il decreto Cirinnà non dovesse passare, gay nominalmente single e SOPRATTUTTO COPPIE ETERO SPOSATE (vedi punto uno) potranno tranquillamente continuare a utilizzare uteri in affitto. Nel caso delle coppie etero sposate, potranno anche avere la “stepchild adoption”. Ma in quel caso, dei diritti del bambino, delle povere donne sfruttate, non importa niente a nessuno. Almeno, avessero il coraggio di ammettere che il loro problema sono i gay, e non la salute delle donne.Laura Perucchetti, per.laura@gmail.com-QUI-
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Il vero trauma è separare un bambino dalla “madre di gioia”

Il vero trauma è separare un bambino dalla «madre di gioia», Stefania Rossini scrive su “l’Espresso” del 19 febbraio: “Il dibattito sulla stepchild adoption ha reso di colpo evidente che è definitivamente tramontata una parte essenziale della cultura del Novecento. Quella che, da Freud in poi, ci aveva insegnato che i rapporti tra gli uomini sono per lo più guidati da istanze non controllabili dalla ragione e che (semplificando molto) la salute mentale di un individuo si gioca in gran parte nei primi mesi di vita, nel rapporto ancora simbiotico con la madre, con la quale è stato tutt’uno e dalla quale dovrà poi lentamente separarsi. E’ sorprendente che questo argomento non abbia avuto alcuno spazio neanche tra quanti osteggiano la legge paventando la legittimazione dell’utero in affitto, come è assordante il silenzio mediatico degli psicoanalisti, forse zittiti dallo spirito del tempo che riduce ogni obiezione a partigianeria. Così, comunque vada a finire, resterà la sensazione di un dibattito monco e politicamente strumentale , tutto svolto in un’area grigia dove quasi nessuno diceva la verità”. Gentile giornalista, io credo, ma posso sbagliare, che il silenzio degli psicoanalisti sia da attribuire al semplice fatto che la storia, la vita, l’esperienza della vita, ci hanno fatto capire che non è vero che la salute mentale di un individuo si gioca “nel rapporto ancora simbiotico con la madre, con la quale è stato tutt’uno”. Sa quante donne fino a non molto tempo fa, morivano di parto e i piccoli venivano allattati da balie e crescevano con questa e con parenti della madre deceduta? Inoltre: “Fino agli inizi del Novecento nelle classi agiate era consuetudine affidare i bambini ad un’altra donna, spesso scelta tra i contadini o il personale di servizio, perché provvedesse all’allattamento. Si trattava quindi di una sorta di “madre surrogata” a cui le signore di buona famiglia si rivolgevano per evitare che l’allattamento avesse ripercussioni negative sull’aspetto del loro corpo” (Beatrice Spinelli). Questi bambini non si separavano completamente dalla madre, ma neppure erano in rapporto simbiotico con lei. Umberto Saba venne allevato per tre anni da una balia, che avendo perso un figlio, riversò sul piccolo Umberto tutto il suo affetto che il bambino ricambiò, tanto da considerarla, come egli stesso scrisse, «madre di gioia». Quando la madre lo rivolle con sé, il poeta, all’età di tre anni, ebbe il suo primo trauma di cui tratterà nelle poesie raccolte sotto il titolo Il piccolo Berto (1926). Dove sono le statistiche dimostranti inequivocabilmente che i bambini separati dalla donna che li ha portati in grembo, abbiano maggiori problemi degli altri bambini? Io credo che un neonato abbia bisogno di calore umano, di nutrimento, di cure e, se la parola non dà fastidio, di amore, ma sì, di tanto amore. Il vero trauma è separare un bambino dalla «madre di gioia».Attilio Doni , attiliodoni@tiscali.it-QUI-

Europa, Brexit, unioni civili e caso Apple

Caro Beppe, 4 domande 4. 1) Siamo sicuri che all’Europa non convenga la Brexit piuttosto che doversi snaturare con le tante concessioni richieste dall’Inghilterra e che, di fatto, quasi svuotano il concetto di unione? 2) Essere già arrivati all’Europa dei 28, è stato un errore di tattica? Sarebbe forse stato più funzionale unire maggiormente, quasi ad arrivare alla Federazione degli Stati Uniti d’Europa (quello che desidero io) per i primi 15 paesi prima di ammetterne altri come Bulgaria, Romania, Lituania, culturalmente e politicamente abbastanza diversi dai primi? Non è che non voglia anche gli altri 13 paesi, anzi, mi sto chiedendo quale avrebbe potuto essere la strategia di integrazione migliore.
3) Come molti, penso anch’io che il problema delle unioni civili sia importante ma non tanto prioritario da bloccare il Parlamento per mesi e far rischiare la crisi di governo: anche i gay devono lavorare e guadagnare, e immagino siano interessati ad avere leggi che favoriscano la ripartenza dell’economia almeno quanto alle unioni civili. Ma, allora, per contrari alle unioni, è così prioritario il bloccarle? Già Prodi è stato fatto cadere usando come scusa i DICO. Mi sembra che chi considera prioritario (evitare) le unioni civili, siano proprio i contrari. 4) Cosa c’è di così diverso ed anti-privacy nel consentire alla polizia o FBI e, su richiesta della magistratura, “aprire” uno smartphone, rispetto alla possibilità che sempre su richiesta della magistratura, la polizia possa perquisire casa nostra, leggere la nostra posta, intercettarci? Eppure TIM non rifiuta il supporto alla polizia, né possiamo opporci ad un mandato di perquisizione. Certo immaginare che un iPhonista, tra i quali molti sono “talebani” (basta leggere il forum sulla tecnologia sul Corriere) possa ammettere uno sbaglio dell’Apple (che fa ottimi prodotti ma non è la perfezione), è pura fantasia. Saluti,Riccardo Rossi, vfcb@virgilio.it-QUI-
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Matrimonio? Ma i gay sono masochisti?

Caro Bsev, non capisco perché un gay debba mettersi nei guai, sposandosi. Ognuno è libero di scegliere come soffrire, forse per emendarsi da ancestrali sensi di colpa. Tu che dici?

Gianluca Gatti , 0351974@gmail.com
Dico: tua moglie, Gianluca, sa di questa lettera? Detto ciò, è indiscutibile: per trovare un po’ di genuino entusiasmo per il matrimonio, bisogna cercarlo tra le coppie dello stesso sesso.-QUI-


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Chiamare “diritti” i propri desideri

Caro Severgnini, cari Italians, mi è capitato ultimamente di soffermarmi un po’ su un aforisma del grande filosofo Nicolás Gómez Dávila: «Per corrompere qualcuno basta insegnargli a chiamare “diritti” i suoi desideri personali e “abusi” i diritti degli altri». Questo pensiero è stato scritto forse più di cinquanta anni fa ma appare quanto mai chiaro, illuminante ed attualissimo anche ai nostri tempi. E mi ha fatto ragionare sul fatto che – ad esempio – un uomo single può avere giustamente il grande desiderio di trovare una donna, ma quello non è un suo diritto, come un disoccupato può sentire forte dentro di se il grande desiderio di trovare un lavoro dignitoso, ma quello non è un suo diritto. Oppure uno studente sentirà il grande desiderio di riuscire a superare l’esame, ma quello non è un suo diritto. Una donna sterile può sentire ardentemente il desiderio di diventare mamma, ma quello non è un suo diritto. Occorre quindi saper distinguere bene ciò che è un «diritto» da quello che è invece solamente un nostro «desiderio», anche quando questo desiderio è più che giustificato.Vincenzo Mangione, vincent.big.eater@gmail.com-QUI-
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La stepchild adoption e i diritti dei bambini

La Stepchild Adoption è un istituto anglosassone riferito alla adozione del figlio, naturale o adottivo, del partner. Può riferirsi sia a coppie etero che omosessuali, anche se viene comunemente riferita a coppie dello stesso sesso. E’ consentita in Inghilterra, Spagna, Svezia, Norvegia, Danimarca, Belgio, Francia, Germania, Finlandia e Groenlandia. L’adozione nasce dalla necessità, molto avvertita dalle coppie omosessuali di tutelare i figli in mancanza di una legge che riconosca le coppie formate da persone dello stesso sesso. Questi bambini, infatti, spesso nati all’estero grazie alla procreazione assistita eterologa, in Italia risultano figli solo del genitore naturale e in caso di problemi o di decesso del genitore biologico, l’altro non ha alcun diritto né dovere nei suoi confronti. Ma la Congregazione per la Dottrina della Fede si oppone ai progetti di riconoscimento legale delle unioni tra persone omosessuali, considerando tali unioni e relazioni “innaturali” e di conseguenza sarebbe una “violenza” l’inserimento dei bambini all’interno di nuclei familiari omosessuali per mezzo dell’adozione. Secondo tale opinione, ciò si porrebbe in contraddizione con il principio, riconosciuto dalla Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia, secondo il quale l’interesse superiore da tutelare prioritariamente è quello del bambino. Miliardi di bambini bianchi, neri, gialli e rossi nascono e crescono in famiglie formate da padri, madri, sorelle e fratelli e da nonni e nonne e con zie e zii e cugine e cugini. Che costituiscono la “famiglia naturale” presso tutte le civiltà e presso tutte le religioni. Il bambino e la bambina di coppie omosessuali avranno probabilmente sorelle e fratelli, consanguinei e non, e sono certo che saranno allevati con grande amore ed educati moralmente e civilmente. Però avranno un padre ma non una madre, oppure una madre ma non un padre. E non avranno un nonno e una nonna, né zie e zii e né cugine e cugini. Non avranno, cioè, gli stessi diritti dei bambini delle famiglie etero. Talché non c’è dubbio alcuno che saranno bambini “diversi”. Non ho la stessa certezza di Charlie Hebdo che sarebbe diventato terrorista il piccolo Aylan ucciso dal mare e trovato su una spiaggia turca col viso riverso nella sabbia. E non ho la stessa certezza di alcuni parlamentari che i figli delle famiglie criminali sono destinati a diventare mafiosi e camorristi e perciò gli vanno sottratti. Ma penso alle probabilità che la stepchild adoption favorirà la crescita di gay e di lesbiche. E non penso che queste probabilità vadano trascurate. Come che sia, è inverecondo lo spettacolo che sta dando il Senato della Repubblica. Approvi subito la legge sui diritti civili e pensi a risolvere gli altri problemi del paese. Non meno seri.Gerardo Mazziotti, g_mazziotti@yahoo.it-QUI-
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Unioni civili: siamo alla farsa

Allora ragioniamo. A) Il problema che ha l’Italia è di non avere ancora riconosciuto alle relazioni omosessuali che intendono essere riconosciute gli stessi diritti/doveri che l’istituto del matrimonio riconosce alle coppie eterosessuali coniugate (e per questo ha ricevuto salate multe). B) Siccome il matrimonio prevede il dovere di fedeltà per le coppie etero sposate, per il principio di parità di trattamento (art. 3 Costituzione), lo stesso dovere dovrebbe essere riconosciuto a quelle omo ufficializzate. C) Se non si riconosce tale dovere (con le conseguenze giuridiche e patrimoniali anche molto rilevanti che ne conseguono) si viola il principio di uguaglianza davanti alla legge senza distinzioni di nazionalità, sesso, religione ed orientamento sessuale. D) ERGO, per non violare l’art 3 della costituzione ci sono 2 strade: 1) prevedere l’obbligo di fedeltà alle unioni civili omosessuali; 2) togliere l’obbligo di fedeltà al matrimonio. E) E’ chiaro come il sole che una legge sulle unioni civili che regoli le stesse in modo irrazionalmente diverso dai matrimoni verrà dichiarata incostituzionale, perché senza alcun motivo tratta diversamente situazioni identiche. Che poi io mi chiedo: ma cosa gliene importa a noti cattolici (noti soprattutto, dicono le cronache, per non dare alcun peso all’obbligo di fedeltà coniugale che infatti sistematicamente violano con l’assidua frequentazione biblica di prostitute – anche minorenni – o di tate dei propri figli) se alle relazioni omosessuali viene riconosciuto l’obbligo di fedeltà o meno? Quale è il danno/beneficio per loro nell’un caso e nell’altro? Siamo alla farsa. Paola Susanna Pagliaretta, paola.pagliaretta@tiscali.it-QUI-
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L’approvazione del DDL Cirinnà: il perfetto ritratto dell’Italia

Cari Beppe & Italians, la farsa cui abbiamo assistito per l’approvazione del DDL Cirinna’: è il perfetto ritratto dell’Italia. La situazione è grave ma non seria. C’è pero’ una cosa che non riesco a capire. Quando i grillini non hanno votato “il canguro” per non suicidarsi nonostante Airola l’avesse promesso, tutti a dargli dei voltagabbana traditori. Dopo il terrificante video di Di Battista, io stesso ho avuto dibattiti con renziani che gli lanciavano nomi irripetibili perche’ osava sfidare Renzi a chiedere la fiducia per una legge di iniziativa parlamentare. Stranamente nessuno ribatteva alcunche’ quando facevo notare che la fiducia era stata messa perfino per la legge elettorale nonostante l’implicito divieto costituzionale, e percio’ se Renzi avesse voluto non sarebbe certo stata la natura parlamentare a ostacolare un’eventuale fiducia. Infatti, la cosa è puntualmente avvenuta senza che nessuno abbia fatto un plissé. Ma incredibilmente la fiducia è praticamente stata messa non per imporre il volere di una maggioranza a una minoranza riottosa (come volevano fare pretendendo che i grillini votassero il “canguro” e potevano fare dopo il voltafaccia), ma perche’ una stra-maggioranza che voleva votare la legge come era stata scritta originariamente accettasse una legge stralciata da una mini-minoranza fondamentale per la sopravvivenza del governo. Quel che non capisco percio’ è: dove sono oggi tutti quei senatori, giornalisti, LGBT etc, che solo pochi giorni fa strillavano per il voltafaccia dei grillini perche’ giuravano di volere la legge come era stata scritta? Perche’ non accusano oggi Renzi di un voltafaccia altrettanto squallido e di un uso della fiducia che essi stessi sostenevano non potesse essere fatto? Farsa, politica italiota, paraculismo lecchino, o lecchinaggio paraculo? Ai posteri… Saluti.Roberto Sartoni, Roberto.Sartoni338@mod.uk-QUI-
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Ddl Cirinnà: le star dello spettacolo e i 500 giuristi

I media compatti ed uniti appassionatamente hanno reso nota la lettera-appello sottoscritta da un gruppo di 400 fra personaggi della tv, dell’informazione e dello spettacolo per chiedere al Parlamento di approvare il ddl “Cirinnà” sulle unioni civili. Ci sono tutti, dagli onnipresenti Alba Parietti e Jovanotti a Geppy Cucciari, da Andrea Camilleri a Daria Bignardi, da Tiziano Ferro a Laura Pausini, e avanti con Claudio Amendola, Asia Argento, Arisa, il neodirettore di Rai 3 Daria Bignardi, l’étoile Roberto Bolle, Paolo Virzì, Margherita Buy, Laura Chiatti e Malika Ayane… Peccato però che non abbia suscitato lo stesso clamore l’appello dei 500 giuristi che hanno firmato contro le unioni civili.
Personalità del calibro di Riccardo Chieppa, Paolo Maria Napolitano, Paolo Maddalena e Fernando Santosuosso, presidenti o vicepresidenti emeriti della Corte Costituzionale, eminenti docenti universitari come Ferrando Mantovani, Pierangelo Catalano, Ivo Caraccioli, Carlo Emanuele Gallo; celeberrimi costituzionalisti come Luca Antonini, Mario Esposito e Felice Ancora; magistrati della Corte di Cassazione, come Mario Cicala, Giacomo Rocchi e Giuseppe Marra; membri del Consiglio Superiore della Magistratura come Antonello Racanelli e Francesco Mario Agnoli che hanno sottoscritto l’appello – promosso dal “Centro Studi Livatino” – contro il ddl Cirinnà sulle unioni civili. Un silenzio dovuto (forse) al fatto che il primo firmatario non fosse Geppi Cucciari ma il prof. Mauro Ronco, ordinario di Diritto Penale presso l’Università degli Studi di Padova o Rémi Brague, professore emerito di filosofia alla Sorbona di Parigi. Ma voi, sinceramente, per un argomento delicato e spinoso come quello delle unioni civili, preferireste dar retta ad Alba Parietti o al presidente della Corte Costituzionale? Sulla “stepchild adoption” ascoltereste Arisa o il presidente della società italiana di pediatria? Vi fidereste di più dell’opinione di Jovanotti o di un costituzionalista stimato e competente?Alessandro Monteverdi , alex.greenmounts96@gmail.com-QUI-
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Nella Grecia classica l’omosessualità non era certo la norma

Se fosse per le “bufale” che leggiamo sui media, ognuno potrebbe metter su un bell’allevamento… per la produzione di ottime mozzarelle. Una che ultimamente va per la maggiore – pur di avere “pezze d’appoggio” a vantaggio della moderna ideologia omosessualista, che reclama diritti al matrimonio gay – è quella secondo la quale si vorrebbe diffondere la convinzione che nella Grecia classica l’omosessualità fosse la norma. Niente di più falso. “II matrimonio nella Grecia classica”, saggio del filologo e grecista Francesco Colafemmina, ce lo dimostra. Il mondo greco sin dagli inizi, seppur pagano, ha una visione profondamente religiosa del mondo e della vita, che subordina sempre il piano umano al piano divino (ricordiamo il tempio eretto al Dio Ignoto in Atene). Per quanto l’argomento sia complesso e possa generare divisioni nel mondo laico, occorrerebbe ricordare che il fenomeno dell’omosessualità nell’antica Grecia è diverso da quello odierno. Semmai è il fenomeno della pederastia ad essere diffuso (ed un certo qual modo tollerato) come parte dell’educazione dei giovani. D’altra parte dobbiamo ammettere che è difficile negare che i primi contatti omofili in tutti i tempi siano nella stragrande maggioranza dei casi fra un adulto ed un adolescente o un giovane. Di qui si è poi passati a definire il dogma dell’assenza di una “morale sessuale” nell’antichità classica attraverso la proclamazione dell’omosessualità come qualcosa di naturale. Leggendo le “Leggi” di Platone, potreste scoprire che «il piacere di uomini con uomini e donne con donne è contro natura, e tale atto temerario nasce dall’incapacità di dominare il piacere». Più chiaro di così! La verità è che nella Grecia classica l’omosessualità non era affatto così diffusa come si crede, e soprattutto, cosa che conta ancora di più, non era istituzionalizzata. Infatti gli antichi Greci mai si sognarono di rivendicare il matrimonio omosessuale! Allora li vogliamo a aprire ‘sti libri o no?Viviana Monteverdi-Passino, vimail@virgilio.it-QUI-
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Se non potrò mai dire “mi vuoi sposare?”

Caro Beppe vuoi sposarmi? No, no non fraintendermi, la domanda non è rivolta a te (anche se con l’età il tuo sex-appeal sta aumentando anzichè diminuire). “Vuoi sposarmi?” è la domanda che quasi tutte le donne sperano prima o poi di sentirsi rivolgere. E mio fratello ha voluto accontentarne ben tre e non perché gli abbiamo risposto picche, anzi. “Vuoi sposarmi?” “Siiì” e dopo una bella cerimonia e una benedizione di Santa Romana Chiesa è nata questa “famiglia”. Purtroppo dopo neanche due anni una nuova donna, desiderosa anche lei di sentire quelle due fatidiche parole, si è presentata al pover’uomo che, ancora neanche divorziato, le ha pronunciate per la seconda volta: “vuoi sposarmi?” “siì”. Nuova cerimonia (ma purtroppo senza più la benedizione di Santa Romana Chiesa) e nuova “famiglia”. In fondo un errore è sempre possibile. Ma dopo cinque anni un’altra donna, desiderosissima di sentire quelle due paroline, si è rivolta al debole cuore di mio fratello che non è proprio in grado di dire di no. E allora nuovo divorzio, “mi vuoi sposare?” “sì” nuova cerimonia (questa volta con forte disapprovazione di Santa Romana Chiesa) e terza “famiglia”. “Mi vuoi sposare?” queste sarebbero dovute essere le parole che avrei voluto dire al mio compagno (con cui vivo stabilmente da vent’anni) alla fine di questo assurda discussione sulle unioni civili. Ma non posso! Eh no: le unioni civili non sono matrimonio, quindi devo proprio evitare di utilizzare la fatidica frase: “mi vuoi sposare?”, altrimenti Alfano si arrabbia. Sperando che mio fratello non le pronunci per la quarta volta (questo ad Alfano va benissimo) quali parole dovrei utilizzare? “Vuoi unirti civilmente con me?” o forse è meglio “facciamo formazione specifica?”. Forse è anche meglio così: non è che magari è proprio colpa di quelle due paroline: “vuoi sposarmi?” che mio fratello continua a saltare, con la benedizione dello stato, da una famiglia all’altra?Paolo Amore, solo_pensieri@yahoo.it-QUI-
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Una fabbrica di bambini: le donne che dicono?

Caro Severgnini, il dilemma che ha quasi rischiato di far cadere la legge sulle unioni civili, stepchild adoption sì o no, è stato brillantemente superato nei fatti dall’ex presidente della Regione Puglia Niki Vendola e dal suo compagno, i quali si sono fatti fabbricare un figlio con la tecnica dell’utero in affitto. Non mi permetto di giudicare la loro scelta ma, a parte le esternazioni di pancia dei soliti politici in cerca di facile consenso, quello che non ho compreso è il silenzio di chi ha a cuore la tutela del corpo femminile che, con questa tecnica, viene usato come una fabbrica di bambini con tanto di regolamentazione e pagamento a stati di avanzamento. Mi pare lo stesso procedimento che si usa per ottenere prestazioni sessuali, fai qualcosa in cambio di denaro; mi pare anche che le destinazioni più gettonate per queste operazioni siano le stesse che compaiono nel turpe traffico di minori che si prostituiscono Ancora più grave forse, perché si prevede che la madre biologica non possa avere più alcuna voce in capitolo nella vita di un bimbo che proviene dal suo grembo. Altra particolarità: i costi di questa procedura sono alla portata di pochi, alla faccia della giustizia sociale, oltretutto. Questo è un tema delicato, ancora più delicato visto il silenzio che lo circonda, quasi fosse un male minore. Non crede che un po’ di buon senso (tipo considerare quanti bambini in istituto ci sono in Italia e nel mondo, tipo pensare che non si può avere tutto quello che desideriamo) aiuterebbe ad affrontare queste problematiche con maggiore equilibrio evitando posizioni e soluzioni estreme?Andrea Fantoni, andrea.fantoni@email.it-QUI-
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Stepchild adoption: Renzi non vuole fare a meno di Alfano

Caro Beppe, mi ha colpito il fatto che domenica su “La Repubblica” compaiono contemporaneamente tre commenti molto simili alla recente approvazione della legge sulle unioni civili da parte del Senato. I commenti sono di Corrado Augias, Michele Serra ed Eugenio Scalfari, e tutti e tre insistono sul fatto che bisogna accontentarsi dell’approvazione della legge, anche se essa non contiene la famosa stepchild adoption (cioè la possibilità che una coppia gay adotti il figlio di uno dei conviventi), perché si tratta di una grossa conquista di civiltà da parte dell’Italia. Non sono d’accordo. Non abbiamo nulla di cui vantarci; l’Italia è stata più volte sollecitata dall’Unione Europea a riparare ad un incomprensibile ritardo nell’approvazione di una legge sulle unioni civili. L’Italia arriva buon ultima rispetto alla gran parte dei Paesi europei a questo traguardo, e c’era tutta la possibilità che la legge contenesse anche la stepchild adoption. La responsabilità di quanto è avvenuto è del gruppo dirigente del Partito Democratico che, pur essendo il principale promotore della legge sulle unioni civili, ha prima lasciato libertà di coscienza ai suoi parlamentari e poi, di fronte al problema posto dal M5S che ha rifiutato l’utilizzo del cosiddetto “canguro” per eliminare gli emendamenti alla legge, ha sostenuto l’opportunità di stralciare dalla legge la stepchild adoption, invisa agli alleati di governo del Nuovo Centro Destra. Ma i dirigenti del M5S hanno assicurato più volte che, pur lasciando libertà di voto ai propri parlamentari, la stragrande maggioranza di loro era favorevole all’approvazione dell’intera legge Cirinnà, compresa la stepchild adoption. In questo modo, a mio parere, essi hanno riparato all’errore commesso quando hanno rifiutato l’utilizzo del “canguro” per l’eliminazione degli emendamenti contrari alla legge. La verità è che in questa, come in altre occasioni, è prevalsa la volontà di Renzi e compagni di mantenere in vita una maggioranza di centro-destra, anche se questo tipo di maggioranza serve soprattutto a preservare dei rapporti di potere e non a rappresentare una comune sensibilità sulle grandi questioni politiche e sociali di questo Paese.Franco Pelella, fpelella@outlook.it-QUI-
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Insulti inconcepibili al figlio di Vendola

Caro Beppe, vorrei esprimere il mio sdegno per i toni che si stanno utilizzando sulle unioni civili. Premetto di essere laico e liberale (non di sinistra) e che la discussione mi appassiona poco, ma leggere le dichiarazioni di Adinolfi sul figlio di Vendola mi ha fatto trasalire. “Orfano” utilizzato come insulto è inconcepibile. Semplicemente disgustoso. Una parte di cattolici, spero minoritaria (Radio Maria, Adinolfi) e pseudodestra (Mussolini e Salvini) sono riusciti nell’impresa di farmi essere solidale con Vendola. Se me lo avessero detto venerdì scorso non ci avrei mai creduto. Mi ricordano i Katanga della Statale di Milano nel ’68. Cordiali saluti,Tommaso Zasio, tommaso_zasio@hotmail.com-QUI-
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Vendola, il suo compagno e il figlio: e la madre?

Caro Beppe, brancolo nell’incertezza. Oscillo. Che posizione tenere difronte a vicende come quella di Vendola e del suo compagno? La discussione è tanto più difficile se si pensa non a persone astratte, ma ad amici o conoscenti che si amano, anche se sono dello stesso sesso. Sono padre, so che gioia (e che fatica !) è avere un figlio. Chi siamo per vietare questa gioia ad altri? Ma dall’altra parte ci sono i diritti ed i sentimenti dei bambini. Il limite, da non superare, del diritto che può scivolare in egoismo. La natura, non l’uomo, ha decretato che solo un uomo ed una donna possono generare figli. Il figlio di Vendola ha una madre. Con che diritto mettiamo il bambino nella condizione di non avere una madre vicino? Cosa dire allora delle lesbiche, che possono generare bambini (i gay, da soli no!)? Loro possono avere bambini solo perché’ lesbiche ed i gay no (non si può certo vietare ad una donna di farsi mettere incinta)? E poi, dove stabiliamo il limite sulla base della natura? La natura non prevede trapianti di cuore, ma nessuno dubita che siano giusti. Insomma, solo domande. Ma delle risposte occorre darle perché’ gli omosessuali possono parlare per loro stessi, ma chi può ed ha il diritto di parlare per i bambini? Un saluto a tutti gli Italians,Guido Rimini, guidorimini@alice.it-QUI-
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Vendola e figlio: quanto c’è di diritto e quanto è un solo capriccio?

Illustrissimo dott. Severgnini, non capisco lo sdegno di qualche suo lettore che considera un insulto inconcepibile definire “orfano” il… figlio di Nicky Vendola e del suo compagno Ed (“Insulti inconcepibili al figlio di Vendola” – bit.ly/1oVoYSb ). Come possiamo chiamarlo altrimenti quel bimbo? Il seme di Ed Testa, l’ovulo di una donna californiana, la donna che poi lo ha portato in grembo per 9 mesi è indonesiana residente negli Stati Uniti. Più che un bimbo è il prodotto di una cooperativa. Il bambino, dunque, ha due madri (fantasma) e un padre. Chiunque sui social si è domandato (più o meno ironicamente!) cosa c’entri in tutto questo Nicky Vendola. Ritengo personalmente che questo gesto, da parte di una persona nota come l’on.le Vendola, sia un evidente autogol per la causa delle unioni civili: solo gli omosessuali ricchi infatti potranno permettersi il lusso di avere figli.
A meno che non pretendano di ottenerli dalla A.S.L. Discriminazioni! Sì, discriminazioni ma non verso i gay ma verso chi economicamente non potrà affittare l’utero di una donna. Quanto c’è di diritto e quanto è un solo capriccio? Questo bambino è molto peggio di un orfano, perché ad un orfano si potrà sempre dire – un giorno – chi erano i genitori che purtroppo sono deceduti. Ma a Tobia Antonio si dovrà dire che è frutto di una cooperativa di cui però non potrà mai sapere chi fossero le “due mamme”. Come potete non giudicare tutto questo “disumano”? Prima o poi quel bimbo capirà che qualcuno ha giocato con la sua vita e a quel punto forse preferirebbe essere nato orfano.

Vincenzo Mangione, vincent.big.eater@gmail.com
Sono contrario alla gravidanza surrogata. Ma eviterei espressioni come “si dovrà dire che è frutto di una cooperativa” e altre – molto peggiori – che ho sentito in queste ore. -QUI-

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L’adozione e quei bambini negli istituti

Caro Severgnini, cari Italians, stiamo sentendo in questi giorni proclami di esponenti del governo che parlano di estendere l’adozione a gay e single con l’intenzione di svuotare gli istituti. Stupisce l’INCOMPETENZA di tali POLITICI che parlano di problemi e situazioni a loro del tutto sconosciute. I bambini ospitati in strutture di accoglienza non sono quasi mai adottabili perché hanno comunque una famiglia o almeno un genitore che per vari motivi non può svolgere una funzione educante. Se si vuole davvero svuotare gli istituti si dovrebbe rafforzare ed incentivare l’istituto dell’affido. Si tratta di bambini spesso difficili, profondamente feriti che necessitano di famiglie (ma in questo caso anche single, in quanto non c’è una preclusione di legge) disposti a farsi carico di un fardello molto pesante anche perché spesso c’è da mantenere un rapporto anche con la famiglia di origine (che non può e non deve essere esclusa). Lo stato a queste persone non dà quasi niente, un piccolo rimborso spese e poco più. Il supporto psicologico fornito è quasi inesistente pur essendo in questi casi molto utile se non indispensabile. Molte famiglie si frugano quindi nel portafoglio e si rivolgono a professionisti privati. Occorre purtroppo ripetere per la milionesima volta che il numero di famiglie disponibili all’adozione è di gran lunga superiore ai bambini adottabili, per cui non si vede la necessità di allargare le maglie del processo di idoneità che già ora dimostra di non essere sempre sufficientemente rigoroso. Vi è infatti un’alta percentuale di adozionI che falliscono proprio perché le famiglie non riescono a reggere il carico emotivo della gestione di bambini e ragazzi segnati dal trauma dell’abbandono e della perdita delle proprie origini. Si tratta di bambini che spesso finiscono in quelle “case famiglia” che proprio si vorrebbe svuotare. La legge italiana sulle adozioni è sicuramente perfettibile, ma almeno parte dal sacrosanto principio di dare una famiglia ad un bambino e non viceversa come ad esempio invece avviene negli USA, dove l’adozione ha assunto caratteri prettamente commerciali. Pertanto quando sentite uno di questi politici parlare con tale approssimazione di bambini e di adozioni, ricordatevi il suo nome, eviterete di commettere uno sbaglio alle prossime elezioni…Francesco Gordon, ceccogordon@mail.com-QUI-
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Vendola e il suo viaggio americano

La paternità di Nichi Vendola e del suo compagno Ed ha destato stupore, ma perlopiù clamore. Avverto, al di là del fatto, un clima di condanna generalizzata anche da parte di opinionisti di sinistra. Il motivo: andando all’estero, pagando per le pratiche dell’inseminazione etc, Vendola ha speso molti soldi, che può permettersi. Ma chi appunto vorrebbe ricorrere a tali pratiche e non può, per ragioni economiche o, semplicemente, contrario all’idea che la “casta” possa procurarsi tutto, andando anche all’estero, grazie ai privilegi ottenuti col voto dei cittadini, ha screditato una vicenda intima e privata che tale doveva rimanere, perché scelta appunto personale, affrontata sicuramente con coscienza e non con superficialità. Ma Nichi Vendola è un personaggio troppo noto, popolare e in vista. La scelta del bebè per ufficializzare il suo impegno di vita col compagno decennale non poteva passare inosservata. Ed è dunque giudicata, criticata, esaminata fin nei minimi dettagli. I tradizionalisti pensano: chi sarà la figura femminile che offrirà un riferimento al piccolo? I non tradizionalisti, quelli favorevoli alla legalizzazione delle unioni gay e anche alla stepchild adoption, in parte dissentono, una volta che il desiderio di Nichi si è tramutato in realtà. E sono pronti a rivedere le loro posizioni libertarie: Vendola è accusato di essersi recato in America, in California, terra visceralmente anticomunista. Ma adesso evidentemente le leggi di quel paese “consumista” fanno comodo a Vendola, il quale di fronte ai suoi detrattori la butta come al solito in politica, o meglio, elaborando i soliti slogan: “gli squadristi non turbano la mia gioia”. Ma per chi fa politica anche le scelte personali diventano tali, ossia politiche, appunto, bebè o non bebè. Non si tratta di squadrismo. Perciò Vendola oltre alla gioia accolga liberamente anche eventuali critiche, pur se potranno sembrargli gratuite. Dopotutto siamo in democrazia, e il suo viaggio americano alla ricerca della felicità ha scontentato molti suoi elettori, che non si sono riconosciuti nel divo “americano” che realizza con un colpo di bacchetta magica i suoi desideri.Romolo Ricapito, romolo.ricapito@gmail.com-QUI-
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Caso Vendola e maternità surrogata: rischio eugenetica

Caro Beppe, non voglio entrare nel merito della moralità della paternità/maternità surrogata, ma sul fatto che quando una persona di sinistra esprime un’opinione su un determinato comportamento, e qualcun altro esprime un’opinione opposta, parte subito l’accusa di arretratezza, fascismo e magari razzismo, l’abbiamo visto anche nel caso di Vendola… ma a quanto pare, si è sempre il fascista e il razzista di qualcun altro. Sentiamo infatti cosa ne pensa Julie Bindel (che si autodescrive come “politica femminista lesbica”) in un articolo su “The Guardian”, la Bibbia della sinistra inglese: “Bambini su misura? Mi sembra razzista ed eugenetico – Ho intervistato degli uomini gay, che hanno optato per la fecondazione in vitro con una donatrice di ovuli, che hanno sfogliato dei cataloghi dove erano raffigurate eleganti giovani donne di alta classe, bionde, cercando di decidere che tipo di naso avrebbero preferirebbe avesse il loro bambino. Questo mi puzza di eugenetica”. Ricorda infatti terribilmente da vicino il programma di Hitler per la promozione della razza ariana, ottenuta facendo accoppiare biondissimi ufficiali e volonterose cittadine tedesche. È esattamente l’operazione di Vendola & Co, a cui non contesto il voler avere un figlio col suo compagno, ma proprio il fatto che lui, tanto portato a criticare leghisti e anti-immigrazionisti, accusandoli di razzismo, un sostenitore della teoria “tutti siamo uguali… la razza umana è una sola”… quando si è passati all’atto pratico, non ha cercato una donatrice a casaccio, ma una che gli donasse un bel bambino biondo (naturalmente, è sempre possibile che sia stata “casualmente” bionda, ma a pensar male…). E poi dove è andato a cercare l’utero? Da una indonesiana, quelle che prestano i loro servizi al prezzo più basso per battere la concorrenza. Un difensore degli sfruttati del terzo mondo che poi, all’atto pratico, si unisce al numero degli sfruttatori: ma senz’altro l’ha fatto a fin di bene e con amore.Francesco Andreoli, francesco.andreoli@yahoo.co.uk-QUI-

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L’8 Marzo non può essere una festa, se…

Isabella Noventa, Elena Ceste, Gloria Rosboch, Fabiana Luzzi, Roberta Ragusa. Solo alcuni dei nomi di donne, brutalmente assassinate, fatte sparire, da uomini in preda a raptus omicidi, che si sono sbarazzate di loro come se fossero bambole di pezza. Arriva l’8 Marzo e puntualmente partono le campagne pubblicitarie televisive, per celebrare una festa che ha il sapore di una giornata della memoria. Avranno un giorno giustizia queste vittime? Forse sarebbe il caso, di cominciare a parlare di ineguaglianza sociale, che penalizza la parte debole della società: le donne. La globalizzazione ci ha regalato teatri di guerra, dove anche le donne imbracciano un fucile per difendersi un pezzo di terra, su cui mettere radici. Donne curde che per non finire in mano all’Isis preferiscono suicidarsi o donne yazide stuprate, ammazzate, vendute come schiave, il cui grido di aiuto si perde tra le tante grida di dolore di bambini, che non hanno il diritto al cibo, oppure a cure sanitarie. Avanza la povertà, crescono le ingiustizie, e le prime a pagarne le conseguenze sono le donne, disposte a concedere per soldi un utero in affitto. Sentimenti, sogni infranti, che appartengono a chi avendo una solida disponibilità economica, può decidere quando e come avere un figlio. Donne usate come merce, umiliate, infibulate, sfruttate nei campi, ed abusate sessualmente, in questo occidente indifferente alla sofferenza altrui. Di quali diritti parliamo, se con questa pratica dell’utero in affitto, spacciata come libertà ed amore,,le donne servono per soddisfare gli altrui desideri? In pratica si legalizzano contratti per poter usufruire di un corpo femminile ed usarlo come contenitore. L’8 Marzo non può essere una festa, se ancora ovunque le donne, per i più svariati motivi sono costrette dalle circostanze ad assuefarsi a leggi di mercato.Antonella Policastrese, antonella.policastrese@live.it-QUI-
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La Cirinnà e il piccolo Tobia

Caro Severgnini, vorrei dire la mia su un argomento molto dibattuto in questi giorni: la legge Cirinnà, il piccolo Tobia, figlio di Vendola e del suo compagno di vita. Sono assolutamente d’accordo sulla legge che accorda diritti alle coppie omosessuali, ma sono anche dell’opinione che sull’adozione dei figli vada fatta una attenta riflessione. Ritengo che sia necessario una riforma totale su tutta la questione dell’adozione non solo da parte di coppie omosessuali ma anche da parte di famiglie tradizionali e (perché no) di single; una famiglia, qualsiasi famiglia, è sempre meglio di un triste istituto, ma dopo attenti controlli sulle famiglie affidatarie; conosco, purtroppo, casi di tradizionalissime e cattolicissime famiglie che dopo anni di adozione hanno respinto al mittente il figlio adottato, non essendo abbastanza forti per aiutare un bambino “difficile”. Attenzione e controlli sui futuri genitori chiunque essi siano per proteggere bambini già sfortunati che non hanno bisogno di un ulteriore schiaffo dalla vita. Non sono invece d’accordo sull’uso del cosiddetto “utero in affitto”. Non vedo alcuna differenza tra questo e lo sfruttamento del corpo femminile nella prostituzione, entrambe queste situazioni sono legate alla povertà e alla mancanza di sensibilità da parte del maschio. Mi meraviglia che una persona che in altre occasioni ha dimostrato attenzione rispetto alle situazioni più delicate e difficili, abbia per l’appagamento di un desiderio personale travalicato la legge italiana e si sia prestato ad un atto a dir poco inopportuno. E che si presta, data la tempestività, a sfruttamento politico. Auguri, comunque, a Tobia di una vita lunga e serena.Marialucia Perazzolo, perazzolomarialucia@gmail.com-QUI-
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Le madri non si sostituiscono con mazzette di soldi

Ci sono tanti bambini rinchiusi negli orfanotrofi per molti motivi. Non hanno mai visto né padre né madre, e forse non avranno mai una famiglia. Per adottare un figlio, anche appena nato, le procedure esistono già. Farlo è nobile. Forse è un essere genitori ancora più nobile: dimostrare al sangue-non-del-tuo-sangue che hai un amore superiore, per lui. Affittare un utero, pagare una donna per fecondare, far nascere il bambino e poi sottrarglielo sbandierando un contratto firmato in precedenza è una cosa aberrante, disumana, contro ogni logica naturale di concepimento. I figli si fanno grazie all’amore. Gli esseri umani non si coltivano. I bambini da crescere con amore esistono già, non serve crearne di nuovi ad uso e consumo di ricchi capricciosi che sbandierano diritti come se fossero alla fiaccolata di Natale per avere il regalino da scartare sotto l’albero. Per me tutti gli altri casi (TUTTI!) che non possono avere figli in modo naturale, ritornino al punto di prima: dimostrino di essere persone degne e ne adottino uno. La donna che ha partorito il figlio di Vendola sicuramente sentirà un legame fortissimo con quella creatura che a sua volta ha in quei nove mesi avuto nutrimento e sostegno alla vita nel grembo materno. Le due persone a questo punto sono inscindibili. Accadrà che si chiederà chi è sua madre, chi lo ha fatto nascere, per quale ragione è venuto al mondo. La risposta non gli piacerà. Le madri non si sostituiscono con mazzette di soldi, i figli non si dovrebbero comprare per contratto, gli uteri non si dovrebbero affittare e sicuramente una persona non ha un prezzo. Sento gente che parla di mercificazione del corpo umano citando pornografia, donne seminude in TV ma non si rende conto che la mercificazione più terribile è quella di un essere vivente non ancora nato: programmato, prenotato e venduto come un pezzo di carne. Un capriccio ottenuto da contorti ragionamenti infantili. “Lo voglio anche io, mi spetta di diritto!”. Firmato e sottoscritto: schifo.Ettore Bezzi, ettovmax@gmail.com-QUI-
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L’UOMO DI NEANDERTHAL E LA MATERNITA’ SURROGATA

L’uomo di Neanderthal è perplesso!

Nicola Brusco, brusco@gmail.com-QUI-*-

 

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Lo scontro ideologico sulla maternità

Caro Beppe, la maternità surrogata incarna la più temuta delle profezie marxiste, ovvero la mercificazione dell’individuo. Al contrario, l’idea che una donna in stato di necessità o semplicemente desiderosa di aumentare il proprio tenore di vita, offra il proprio corpo in cambio di denaro è l’essenza del pensiero liberista e libertario. In questa visione ricchi e poveri, rispettivamente vincitori e vinti nell’ineluttabile logica di mercato, aumentano la propria utilità attraverso uno scambio reciprocamente vantaggioso. I diritti individuali sono per definizione liberali. Lo scontro ideologico dunque non dovrebbe essere tra destra e sinistra, ma al limite tra le due metafisiche: quella del mercato e quella religiosa. Al massimo la sinistra dovrebbe intervenire a posteriori verificando l’universalità di questi diritti e l’assenza di situazioni di sfruttamento che l’attuazione di questi diritti potrebbe comportare. Mancando in Italia una destra liberale e anti-clericale, una parte della sinistra, elettoralmente insignificante, ma mediaticamente appariscente, ha ben pensato di occupare questo posto vuoto concentratosi sui diritti inviduali, decisamente più chic rispetto all’unto della fabbrica. Non meno ridicola è la posizione dei reazionari attuali, che pur di non essere liberali o ammettere che il problema non è l’attacco alla famiglia tradizionale (dove esiste di tutto e di più, inclusi figli nati da uteri inconsapevolmente affittati), ma l’omosessuale Vendola, usano argomenti marxisti contro lo sfruttamento di quella donna che loro da sempre considerano incubatrice e angelo del focolare. Auguro comunque al pur sempre compagno Vendola tanta felicità, sperando che non se lo mangi il bambino, nel caso si ricordasse di essere comunista.Alessandro Buoni, voltaire80@hotmail.com-QUI-
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Gestazioni surrogate: almeno informatevi!

Ho provato a leggere un po’ delle lettere pubblicate su “Italians” negli ultimi giorni sulla nascita di Tobia, figlio di Vendola e del suo compagno, ma a parte la gastrite l’unica cosa che ho ottenuto è capire che in troppi parlano/scrivono senza sapere nulla dell’argomento su cui pontificano. Qualcuno si è fatto un giro online sulle agenzie che si occupano di gestazioni surrogate per capire, anche solo vagamente, come funziona? No, certo, è molto più italiano vomitare sentenze appellandosi alle frasette strappacuore (hanno portato via il neonato alla madre! Sfruttamento di indigenti! Etc etc). Nemmeno i giornalisti hanno mai spiegato bene come funziona, così tutto viene buttato in vacca come sempre in questo paese. Per intenderci, non una volta che abbia letto per esempio che per diventare gestante surrogata devi: NON ESSERE INDIGENTE (questo esclude a priori lo sfruttamento, cari disinformati) avere avuto almeno un altro figlio/avere una situazione di vita stabile/passare un’indagine psicologica. E’ chiaro che si può essere contrari, ma almeno che si usino argomentazioni valide a fronte di una informazione corretta e approfondita. Non questa ondata di qualunquismo spesso violento e insultante.Valeria Venturin, cicciepasticci@gmail.com-QUI-
OVAZIONI!
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Dopo millenni la donna rimane ancora uno strumento

Caro Beppe, qualunque donna abbia avuto un figlio sa quali e quante implicazioni una gravidanza comporta. Nove mesi con problematiche fisiche, spesso lievi ma a volte anche gravi, e ancor più un innegabile e significativo coinvolgimento psicologico con la vita che cresce dentro di noi. All’inizio un impercettibile battito d’ali di farfalla, si trasforma lentamente in uno scalciare deciso che si fa strada nel nostro corpo, è un esserino che stiamo nutrendo, al quale siamo indissolubilmente legate dal cordone ombelicale, un bambino che stringeremo tra le braccia e il cui sorriso ci ripagherà di quei nove mesi al contempo terribili e meravigliosi. La simbiosi con quel figlio che ci siamo portate dentro è una traccia incancellabile nella memoria di ogni mamma. Negare tutto questo a una donna, che per decidere di non rivedere mai più una creatura con cui ha condiviso tanto deve essere soltanto molto disperata, lo trovo davvero crudele. Approfittare di una condizione di disagio economico è sempre un brutto gesto, non esisterà mai una somma congrua a ripagare una donna per aver cresciuto dentro di sé e partorito un figlio che geneticamente non è suo ma al quale non potrà non sentirsi legata. La civiltà occidentale, a parole così moderna e progredita, dimostra invece di essere ancora ancestralmente retrograda, e di avere tuttora così poco rispetto per la donna che dopo millenni viene ancora, in troppe circostanze, considerata un oggetto, un mezzo, uno strumento per il soddisfacimento dei bisogni di altri. Ma il prezzo stavolta è troppo alto, credo sia ora di mettere un freno alla nostra avidità e di accettare i limiti che la vita ci impone. Sconvolgere la natura, manipolarla per i nostri biechi fini ci sta portando soltanto danni, ma pur vedendolo ogni giorno, accecati andiamo avanti, nella vana speranza che se e quando ci fermeremo non sia già troppo tardi!Elena Scimìa, e.scimia@email.it-QUI-
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Vendola e la maternità equo-solidale

Caro Severgnini, Tex e Italians, a proposito di maternita’ surrogata e caso Vendola, leggo che non si tratterebbe di una donna pagata per mettere al mondo il bimbo, ma di una storia dove i soldi non centrano nulla. E nella vicenda a lieto fine di Vendola, sarebbe corretto parlare piu’ che di maternita’ surrogata, di maternita’ solidale! Questa proprio mi mancava! A rifletterci pero’ non mi stupisco piu’ di tanto! E’ chiaro che nel caso di un pio uomo di sinistra, e’ politicamente scorretto pensare che questi abbia pagato un utero in affitto per nove mesi. NO! Loro, questi di sinistra si distinguono perche’ si rivolgono a “volontarie” cioe’ donne che non lo fanno per soldi ma per pura generosita’ e amore verso il prossimo! Che Vendola si sia rivolto ad una volontaria non lo sappiamo e non voglio esprimermi piu’ di tanto su questa loro scelta. Auguro al piccolo Tobia e alla sua famiglia tutto il bene possibile. Tuttavia apprendo dal “Corriere” che in America ci sarebbero questo volontarie della maternita’ surrogata, anzi no! maternita’ solidale, che non si fanno pagare ma chiedono solo un contributo per le spese che nel caso vanno dai 25.000 dollari ai 150.000 dollari, si suppone per spese sanitarie in quanto la’ si pagano le assicurazioni. Quale donna si sottoporrebbe ad un gravidanza di 9 mesi con tutto quello che comporta, tra nausee, complicazioni e parto con il rischio poi di affezionarsi al bambino, sapendo in molti casi di non rivederlo mai piu’ o al massimo di fare da zia nelle feste comandate, per spirito caritatevole? A me suona tanto come una bufala mediatica per eliminare l’elemento sgradevole delle molte donne che invece lo fanno per soldi. Nella mentalita’ anglo-americana invece non mi stupisce per niente che lo si faccia piu’ che per uno spirito caritatevole per puro ritorno finanziario. A quando la maternita’ equo-solidale? Donne del terzo mondo pagate per mettere al mondo figli di ricchi, spacciata come una conquista economica per sconfiggere la poverta’. Pensateci voi del “Corriere”.Laura Sironi, laura.sironi@btinternet.com-QUI-
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La prospettiva biologica

Caro Severgnini, nelle ultime settimane, molte lettere sui cambiamenti epocali proposti dall’avanzata delle biotecnologie e delle morali. La prospettiva biologica puo’ secondo me dissipare alcune delle nebbie. La specie umana ha ottimizzato la strategia riproduttiva selezionata dai mammiferi: una prole numericamente piccola, accudita a lungo per aumentare la probabilità’ di propagazione del DNA genitoriale. In contrasto si vedano i pesci, che ogni anno riversano migliaia di avannotti nell’oceano, sperando che uno o due se la cavino. Un grosso investimento, quello che la coppia umana fa in quella piccola gocciolina di DNA! Tuttavia la strategia ha un punto debole. La femmina, in quanto portatrice della gravidanza, ha sempre la garanzia di propagare il proprio DNA (mater semper certa). Il maschio corre il rischio, darwinianamente letale, di propagare il DNA di un altro individuo, allevando per un terzo o meta’ della propria vita un figlio/a non proprio. Se si guardano le strutture istintive, morali e sociali della specie con questo principio in mente, queste prendono un significato nuovo. Si capisce il tabù della verginità femminile senza parallelo maschile, l’accettazione della poligamia maschile ma non femminile in alcune società, la gelosia maschile codificata nel delitto d’onore fino a pochi anni fa, la universale disparita’ di giudizio morale sugli adulteri maschi e femmine, fino all’orrore simbolico per l’utero in affitto.Giuseppe Barbesino, gbarbesino@gmail.com-QUI-
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Contro unioni civili e matrimoni gay? C’è solo il pregiudizio

Cari Italians, non ho mai sentito nessuno dei molti che si dicono contrari alle unioni omosessuali (o alla loro equiparazione al matrimonio) spiegare quali diritti esse potrebbero ledere. Gli argomenti portati contro queste unioni sono sempre gli stessi: 1) sono contro natura; 2) la Costituzione non le prevede; 3) le risorse destinate ad esse vengono sottratte a quelle destinate alle famiglie etero. Alla prima affermazione si può facilmente obbiettare che essa è falsa. E se anche non lo fosse – siamo punto e daccapo – chi danneggerebbero tali unioni? Nessuno mi pare… Che poi la Costituzione non preveda unioni gay è vero, così come è vero che non le vieta. Ma potrebbe essere altrimenti? La nostra Costituzione è stata scritta 70 anni fa, quando essere gay era considerata una malattia da nascondere: cercare in essa un riferimento alle unioni omosessuali è come cercarvi riferimenti alla telefonia mobile! Vogliamo applicare la Costituzione “cum grano salis” o vogliamo farlo ottusamente fingendo che in 70 anni nella nostra società non sia cambiato niente? Il discorso poi della sottrazione di risorse lo trovo davvero disarmante, in quanto pare ovvio che qualsiasi risorsa destinata a qualcosa viene necessariamente sottratta ad altro. Anche l’esenzione dal pagamento del ticket sanitario per le fasce meno abbienti sottrae risorse che magari potrebbero essere destinate a nutrire popolazioni che muoiono letteralmente di fame. Con questa logica non dovremmo approvare nessuna legge, no? Mi sembrano tutte argomentazioni un po’ deboli per difendere un’opinione, decisamente troppo deboli per portare a negare il riconoscimento legale di un legame affettivo, mettendo in atto, di fatto, una forma di discriminazione. Col tempo mi sono convinto che la contrarietà ad unioni e/o matrimoni gay nasce solo dal pregiudizio e da un atteggiamento egoista che porta ad impedire ad altri ciò che a qualcuno semplicemente non piace. Attendo una smentita motivata a quanto dico: sino ad oggi non l’ho avuta.Marco Badiani, marcobadiani@tiscali.it-QUI-
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Non si gioca con ciò che ha funzionato per milioni di anni

Caro Beppe, vorrei chiarire la mia posizione strettamente personale sui nuovi metodi di concepimento. Spiegandoci la fertilizzazione, ci fanno vedere cartoni animati di un ovulo circondato da spermatozoi, uno si avvicina, lo tocca, questo si apre e lo lascia entrare. Fosse così facile!! Gli scienziati si sono accorti che in realtà, se si mette un ovulo a bagno negli spermatozoi, nella maggior parte dei casi NON SUCCEDE NULLA! Gli spermatozoi non si avvicinano all’ovulo, e se arrivano a contattarlo, questo non si apre e non entrano. In natura la stragrande maggioranza dei casi di infertilità è specifica alla coppia, i due sono fertili per conto proprio, ed è solo la combinazione di quel particolare uomo e donna che non produce fertilizzazione. Alla fine si è arrivati alla procedura odierna, in cui i dottori prelevano uno spermatozoo con un tubicino, e perforano l’ovulo per introdurlo. Si sta ancora studiando il fenomeno, e appare che la natura fa una selezione severissima tra i due contribuenti alla formazione del nuovo essere, basandosi sulla compatibilità genetica. Da sempre le donne l’hanno saputo, e se col marito non funziona, ricorrono all’aiuto del vicino, del postino, del lattaio, del guidatore d’autobus. La procedura utilizzata negli istituti di fertilizzazione è una vera e propria forzatura, che porta alla nascita di esseri che la natura non aveva nessuna intenzione di produrre… e non abbiamo alcuna idea delle conseguenze a lungo termine di questa violenza sui processi naturali, ma penso che non si debba giocare ciecamente con ciò che ha funzionato per centinaia di milioni di anni. Per quanto riguarda i diritti alla paternità/maternità degli omosessuali, vorrei far notare che essi hanno sempre fatto figli. Soffocavano temporaneamente il disgusto e si arrabattavano ad avere rapporti con rappresentanti del sesso opposto fino al concepimento, e poi proseguivano la loro vita felice col partner… non c’è ragione di cambiare solo perché la tecnologia lo permette.-Francesco Andreoli, francesco.andreoli@yahoo.co.uk-QUI-
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Cari gay, ma chi vv’o fa’ fa’?

“Cari gay, vi parla un padre, riflettete bene su questa pazza idea di volere a tutti i costi adottare bambini. Sono tanti i sacrifici da sopportare e i rospi da ingoiare. Già non è facile “fare famiglia” con i figli propri, figuratevi poi con quelli degli altri. Dovrete rinunciare completamente alla vostra libertà di coppia, tra voi ci sarà sempre questo piccolo “mamozio” (fantoccio mal riuscito), egoista e irriconoscente. Poi, col passare del tempo il vostro “mamozio” avrà i suoi compagni con i quali si incontrerà, studierà, giocherà… e gli chiederanno come mai ha “due papà o due mammà”, vorranno sapere, e probabilmente lo “feriranno” prendendolo in giro. Per cui il “vostro” bimbo/a vi chiederà: “papà, ma addò sta mammà?”, “mammà, ma addò sta papà?” E voi dovrete dargli risposte, perché le deve dare ai suoi compagni. E siete certi che condividerà la vostra scelta? O non vi perdonerà per la situazione in cui lo avete incastrato? Cari gay, ma chi vv’o fa’ fa’? E voi, per compensare, gli comprerete sempre di più “magliette firmate”, “scarpe di moda”, fino allo smartphone di ultima generazione… e vi darete “il colpo di grazia” che segnerà il punto di non ritorno del vostro desolato sconforto: da questo momento il bimbo/a che voi avete tanto voluto adottare vi sostituirà a tempo pieno con la sua “nuova famiglia”: il telefonino. Voi non sarete quasi più nulla per lui, tranne che per le sue esigenze economiche! Gli parlerete e lo accarezzerete, lui probabilmente vi risponderà, ma i suoi occhi, il suo cuore e le sue emozioni sono con il suo smartphone, e se tenterete, anche obbligandolo, di farglielo lasciare, il “mamozio” che credevate “figlio” – e che avete così disperatamente voluto, combattendo inenarrabili battaglie – lascerà voi, non il suo “vero dio”, la sua “vera famiglia”! Cercate un po’ d’affetto, vero, disinteressato, senza brutte sorprese? Andate in un canile e adottate un cagnolino. Non ve ne pentirete, “sentite a mme!”.Raffaele Pisani, raffaelepisani41@yahoo.it-QUI-
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spotlight
  http://italians.corriere.it/2016/03/08/40627/

 http://italians.corriere.it/2016/03/08/40625/

 http://italians.corriere.it/2016/03/12/spotlight-e-la-chiesa-cattolica-le-mura-a-difesa-non-servono-piu/

femminicidio

http://italians.corriere.it/2016/03/09/40633/

 http://italians.corriere.it/2016/03/12/negare-il-femminicidio-e-ignoranza-o-malafede/

 http://italians.corriere.it/2016/03/13/nessuno-uccide-una-donna-in-quanto-donna/

 http://italians.corriere.it/2016/03/13/40745/

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La falsa moralità dei pasdaran della famiglia esemplare

Caro Bsev, non si arresta l’eterna diatriba sul ddl Cirinnà e le unioni civili. Anche se approvata la legge, coi voti dei verdiniani, ivi incluso il permesso di infedeltà, viene stralciata la stepchild adoption. Veniamo dunque ai chiarimenti e soprattutto alle considerazioni. Qui nessuno è contrario ai matrimoni tra omosessuali e alle adozioni di figli del coniuge, sia chiaro, ma lasciatemi dire che questo mantra ormai suona di lavaggio mentale: “Stepchild adoption”, echeggia ovunque, dalle radio alle tv, passando per i quotidiani: è un coro all’unisono. Solo che, tutto questo frastuono, invece di illuminare, confonde. L’istituto – già peraltro presente nella nostra legislazione da oltre un ventennio – riguardo le adozioni di figli di fatto del coniuge eterosessuale, con il ddl Cirinnà, si estenderebbe semplicemente anche alle coppie sposate gay, dopo il superamento di una serie di procedure. Il resto, come lo sdoganamento dell’utero in affitto, già vietato dalla legge italiana, rientra nelle bufale raccontate dagli ignoranti e dai pressappochisti, o peggio ancora, dagli strumentalizzatori. Ora, ricapitolando, ciò che dovrebbe essere semplicemente un diritto costituzionale, cioè la libertà di amare e sposare un individuo di qualsiasi sesso e di adottare i suoi frutti, finisce sul tavolo legislativo di un Paese ancora incivile, laico sulla carta ma cattolico di fatto, dove un manipolo di asserviti al potere ecclesiastico unito al bigottismo dei sostenitori della Famiglia tradizionale con la “F” maiuscola, discutono di pari opportunità discriminando “l’unione arcobaleno”. Chi ha stabilito che i rapporti tra omosex sono contro natura? Forse la cultura cattolica che, nei secoli dei secoli, ha iniettato le sue pregiudizievoli regole e i suoi dannosi tabù? Basterebbe non dimenticare la memoria storica, per ricordare che diverse e antiche civiltà vedevano gli umani accoppiarsi tra loro, senza distinzione di sesso. E senza peccato. Eppure, la natura, dicono voci altisonanti, è e deve essere eterosessuale. Etero è il privilegiato di prima classe. Gli altri, si accomodino in seconda. Mesi, mesi e mesi di assurde chiacchiere intorno ad un concetto elementare per uno Stato evoluto che non è però il nostro: parità di diritti per tutti. Ciò vale anche per la tanto bandita “adozione dei figliastri”. Fiumi di parole sulle figure “sane e giuste” di riferimento per bambini che in questa epoca non hanno più veri riferimenti. In una società formata ormai principalmente da coppie scoppiate, spesso costrette a vivere separate sotto lo stesso tetto; da nuclei familiari con un unico genitore che sovente deve assumere i due ruoli. Dove famiglie cattolicissime e naturalissime perpetrano i peggiori crimini, all’interno della stessa, vedi violenze, pedofilia et affini. Dove i clienti dei transessuali sono spesso sposati e pure padri. Dove il tradimento è vietato per legge (solo per gli etero!) ma si pratica regolarmente. Dove mariti/mogli, che non hanno il coraggio di dichiararsi gay, usano il coniuge come copertura. Dove le coppie scambiste proliferano. In una comunità alla deriva, immorale, priva di valori, e non perché un mondo sommerso omosessuale, sempre esistito, è venuto alla luce, bensì perché la degenerazione umana galoppa, questa sarebbe la Famiglia esemplare? Tutti gli esseri umani sbagliano, tutti possono essere nocivi e/o benefici per la società. Quindi, in primis, rispetto alla famiglia. A prescindere. La sana maternità/paternità non dipende dalla capacità di procreare, ma da quella di saper crescere e amare un cucciolo d’uomo. E di genitori incapaci, dannosi, incoscienti, irresponsabili, pazzi e criminali, è pieno il mondo. Ma, anche questa volta, coloro che si vestono di falsa moralità hanno vinto l’Oscar dell’ipocrisia.Maria Luisa Brandi, redazione@messinamagazine.it-QUI-
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Roma: il droga-party e l’omicidio di Luca Varani

Caro Beppe, è da quando ieri ho letto la storia dell’omicidio Varani a Roma che sono avvitato in riflessioni da cui non riesco bene ad uscire. La storia per chi non la sa: due ragazzi figli di papà pieni di soldi e droga si portano a casa un prostituto (si dice?) e poi lo torturano a morte “per vedere l’effetto che fa”. Passato l’effetto degli stupefacenti uno cerca di suicidarsi, l’altro va a confessarsi dal padre che lo convince a costituirsi. Pausa. Qui iniziano le mie riflessioni. Devo fare uno sforzo di immedesimazione, magari a te riesce più facilmente, e non pensare di essere uno qualunque, senza un soldo da parte ed un mutuo che finirà di pagare fra vent’anni, ma uno che è così benestante da non accorgersi neanche se suo figlio spende 1500 euro per una serata di alcol, sesso e droga. Mio figlio sciagurato viene da me e mi confessa l’inconfessabile. Io che gli direi? Vai a costituirti? Ci penso e ci ripenso. No. Gli direi figlio, prenditi questi soldi e vattene in esilio in Cile o in Argentina. I soldi ti basteranno per un po’, ma non per molto. Trovati un lavoro e cerca di rifarti una vita. Se il senso di colpa che ti attanaglia è vero, coltivalo per cercare di diventare una persona migliore. Sono un pessimo cittadino e ho una morale abbietta per pensare questo? Può darsi. Non riesco, però, a pensare di dirgli davvero “va e diventa l’uomo più odiato di Italia e passati il resto della tua vita (meritatamente) in prigione”. Tornando a me stesso e vedendo la cosa da un’altra prospettiva, l’unica spiegazione che riesco a darmi (sono DAVVERO un pessimo cittadino: non riesco neanche a considerare l’opzione del dovere civico) per un comportamento del genere da parte del padre è che sia convinto che il figlio non si farà affatto il resto della vita in prigione, ma che con una confessione, un po’ di attenuanti ed un bravo avvocato se la cavi con qualche anno. Un saluto a tutti gli Italians.Gianluca Greco, gianluca.greco@gmail.com-QUI-
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“The danish girl” e l’ipocrisia impellicciata

Il film è terminato. Le luci della sala sono ancora soffuse e le tante ombre nere davanti a me si sono alzate in piedi e nessuno bada alle date. Ormai il film è finito con le immagini d’epoca dei funerali di Emily Wilding Davison, per buona pace di tutti che si mettono disordinatamente in fila per lasciare i propri posti in vista della agognata cena. La luce bianca dell’esterno appare all’improvviso e le porte aperte rigurgitano nel foyer la gran parte del pubblico. Esco anche io e mi sistemo in un angolino mentre attendo la mia amica. Vedo uscire gli spettatori dalla sala e una pelliccia nera sui trampoli si sistema accanto a me assieme al suo accompagnatore. E’ un esemplare impellicciato di mezza età e il suo compagno la segue a ruota, ma con qualche inverno in più. Parlano del film al quale hanno appena assistito (lo stesso a cui ho avuto il piacere di assistere anche io), ne sono rimasti felicemente compiaciuti e la pelliccia è tanto sorpresa che fra i commenti di rito “Ma che bel messaggio”, “Tutte le donne dovrebbero vederlo! E anche gli uomini”, “Ce ne fossero oggi di donne così, coraggiose nella lotta per i loro diritti”, si immedesima sempre di più nella parte e si tramuta in una suffragetta. Sento le sue parole senza volerla ascoltare e poco dopo una conoscente la raggiunge. Si scambiano tre sonanti baci e la conoscente chiede alla pelliccia se lei sia andata già a vedere “The danish girl”. La pelliccia, strabuzzando gli occhietti, piega in una smorfia di disgusto la bocca e con aria sprezzante sentenzia un fragoroso NO. Ora la ascolto e sento che aggiunge: “Quell’argomento mi irrita, quelle COSE mi irritano”. Le COSE non sono ovviamente oggetti presenti nel lungometraggio, ma sono evidentemente il/I personaggio/personaggi presenti nel racconto. Vorrei rivolgermi a lei e farle notare che lei stessa qualche secondo fa ha sottolineato l’importanza di rivendicare i propri diritti da parte delle donne e l’importanza di lottare per essi, mentre ora sta gettando parole vuote sulla storia di altre donne, di altri esseri umani con altrettanti diritti. Vorrei risponderle ma non lo faccio, del resto resta solo una pelliccia. La mia amica è arrivata e ci prepariamo a raggiungere la leggera pioggia che anticipa la sera. Esco, il rammarico di non aver risposto un po’ resta. Forse, oggi, sono anche io un po’ complice dell’ipocrisia.Anna Conzatti, an.conzatti@gmail.com-QUI-
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Da zia a mamma, da mamma a zia

Gentile Severgnini, qualche giorno fa ho sentito in un talk show una giovane fanciulla, già nota come una pasdaran di Michele Santoro, affermare con enfasi che avrebbe messo con entusiasmo il suo utero a disposizione di sua sorella o di una sua cara amica nel caso non avessero potuto avere un figlio loro. Il concetto deve aver fatto talmente presa sulle scatenate sostenitrici dell’utero in affitto che non c’è stato poi dibattito ove aggressive fans di questo infame contratto, molte delle quali le solite papere del “giglio magico”, non condividessero lo stesso impegno. Non mi sono potuto esimere dall’immaginare la scena: una donna, fradicia di sudore dopo i tormenti del parto, vede solo di sfuggita il suo bambino, il quale, tagliato il cordone ombelicale, viene passato immediatamente all’altra donna in attesa. La donna ricevente cambia istantaneamente il suo status di zia a quello di mamma, mentre, di converso, la mamma viene retrocessa a zia. E fin qui, passi. Ma cosa succederà quando a quattordici anni al ragazzo/a verrà detto che la sua mamma in effetti è sua zia e viceversa (c’è sempre qualche stronzo che gode nel dare cattive notizie agli altri), o se il marito della mamma-ex-zia prende altre strade, molla la moglie o peggio? La zia – ex – mamma avrà la forza di limitarsi ad un ruolo di spettatrice neutrale? E come verrà gestito il rapporto tra eventuali cuginetti – fratelli? Ma che sciocco sono! E’ ovvio: “Amor omnia vincit”! Alla luce di questi pensieri, non le passa per la testa l’idea che il dottor Mengele, uno dei più raccapriccianti criminali della storia, sia poi in fondo in fondo non proprio quel satanasso che crediamo sia stato? Un caro saluto da me e da tutta la mia famiglia del Mulino Bianco, Banderas e gallina compresi.Massimo Bianchi, max.elephant@gmail.com-QUI-
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Arriva la Barbie lesbica

Educare le bambine alle differenze sessuali è diseducativo? Sembrerebbe di no, almeno nelle intenzioni di chi ha creato la Barbie lesbica, novità assoluta nel campo dei giocattoli. Questa bambola è nelle intenzioni omosessuale, non nelle dichiarazioni. Infatti è disegnata sulle fattezze dell’ex calciatrice statunitense Abby Wambach, nata nel 1980. Seguace della politica di Hillary Clinton, la Wambach è felicemente sposata con una donna. L’aver fornito la sua faccia alla nuova Barbie la rende orgogliosa: un passo in più nel cammino delle conquiste sociali. In una fotografia la calciatrice stringe nella mano destra la sosia formato giocattolo che ha la sua pettinatura; capelli biondi, corti. Barbie, da bambola tradizionale, attenta ai valori della società americana, si è trasformata in un essere immateriale, soggetto a revisioni storiche sull’onda della società in movimento. Non più soltanto giocattolo dunque, ma oggetto da collezione e, ancora di più, camaleontico e politicamente corretto,o scorretto, a seconda dei pareri. E, forse, un giocattolo per adulti e non soltanto più per “soli bimbi”.Romolo Ricapito, romolo.ricapito@gmail.com-QUI-
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Adozione alle famiglie gay: chi è contro non è bigotto!

Caro Beppe, mi sono trovato a leggere il messaggio della signora Brandi “La falsa moralità dei pasdaran della famiglia esemplare” ( http://bit.ly/1YN34wC ) e stavo trovando piacevole e anche divertente la prima parte in cui la signora parla dei chiarimenti alla Cirinna’ e a come ci siano veri e propri depistaggi sul significato della proposta di legge, elencando una serie di motivi per cui il popolo italiano e’ rimasto confuso dalla stampa mentre con il disegno di legge era semplicemente esteso il diritto di adozione dei figli di fatto alla coppia omosessuale. Poi non so cosa e’ successo ma la signora Brandi ha fatto sua la strumentalizzazione che stava denunciando, e ha cominciato a sparare a zero sul cattolicesimo e su coloro che non condividono le sue idee. Parte con “ricapitolando”. Io vorrei far notare che gli umani dello stesso sesso si accoppiavano nell’antichita’ ma prevalentemente uomini con giovani maschi, e non utilizzerei esempi storici, spesso tristi, per supportare i diritti contemporanei. Non mi risulta poi che in paesi non cattolici, dall’antica Cina alle tribu’ africane, dagli Egizi agli Aztechi, si celebrassero matrimoni omosessuali. E non tirerei in ballo la natura. Io non ho mai visto due zebre o due giraffe in effusioni amorose, e non credo che lo facciano di nascosto. Semplicemente gli esseri umani sono delle eccezioni perche’ sono intelligenti e hanno sentimenti complicati. Per molti e’ comprensibile che ad una donna piaccia un’altra donna. Meno se ad una donna piace una donna che si veste e si comporta come un uomo. Dov’e’ l’attrazione verso lo stesso sesso? Il concetto e’ che se due persone si amano e decidono di unirsi legalmente, e’ giustissimo che lo facciano ma sono cose da accettare e non da capire. E dire che chi dissente dal garantire l’adozione a certi nuclei familiari e’ cattolico e bigotto mi sembra un’offesa gratuita. Alla signora consiglierei anche di cambiare citta’ vista la descrizione che ha fatto delle persone che la abitano.Fabrizio Leonardi, fabphila@gmail.com-QUI-

 

Che facciamo, cambiamo tutti sesso?

Caro Beppe, vorrei dire la mia sul femminicidio. Continuo a vederlo come una categoria inutile e illogica. Come dice il sig. Podda nel suo lucido intervento, “Nessuno uccide una donna in quanto donna” ( http://bit.ly/1R5KtGM ). Avrebbe senso coniare questo termine solo se gli uomini cominciassero a fare il tiro a segno sparando sulle donne come facevano gli inglesi con gli aborigeni australiani. Un esempio corretto di violenza su una donna in quanto donna e’ lo stupro. In questo caso lo stupratore attacca una donna qualsiasi (in quanto donna appunto). Ma la legge sullo stupro già esiste. Un esempio (di segno opposto) di una azione in cui le donne sono un bersaglio “in quanto donne” sono le quote rosa. In questo caso una donna viene assunta non per le sue qualità individuali ma, appunto, “in quanto donna”. Qualcuno chiede le quote rosa anche per gay, lesbiche e transgender. No comment. Ho l’impressione che tutto questo processo di santificazione a prescindere delle donne e dei gay abbia l’unico l’effetto di instillare e fomentare odio nei confronti degli uomini in quanto uomini. Non e’ una cosa positiva. Pare che oggi si possa discriminare impunemente solo l’uomo. Senti questa: un mio conoscente in USA lavora per una multinazionale che minaccia licenziamenti. Sai che sta facendo? Ha cominciato a vestirsi da donna (giuro che e’ vero). In questo modo nessuno oserà licenziarlo per timore di essere tacciato di discriminazione in base alle sue inclinazioni sessuali. Insomma, oggi l’unica cosa su cui sono tutti d’accordo e’ che l’Uomo e’ cattivo, violento, usurpatore etc. Che facciamo Beppe? Cambiamo tutti sesso? So che rischio il rogo ma… Eppure gli uomini amano le donne, e le donne amano gli uomini… -Flavio Cucchi, flaviocucchi@gmail.com-QUI-
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Vi sentite minacciati dai diritti delle donne e LGBT

Caro Severgnini, carissimi italians. Essendo un veterano di questa rubrica non posso fare a meno di notare un incremento delle lettere di uomini che si sentono minacciati da due grandi fenomeni della società moderna: i diritti delle donne e quelli LGBT (lesbiche, gay, bisessuali, transessuali), come quella del sig. Cucchi “Che facciamo:cambiamo tutti sesso?” ( http://bit.ly/1Ram577 ). Tralasciando le irritanti precisazioni sul femminicidio, che sanno di giustificazione, il sig. Cucchi si scaglia contro presunti favoritismi di cui beneficerebbero donne e gay. In 25 stati USA ci sono dei disegni di legge che sotto bei nomi che richiamano alla libertà religiosa, vogliono dare a chiunque l’autorizzazione di discriminare verso chiunque viva in disaccordo rispetto alle proprie convinzioni religiose. In 28 stati USA si può legalmente licenziare qualcuno perché gay o transessuale. Per fortuna, nonostante la follia integralista che sembra ha preso il controllo dei Repubblicani, due governatori hanno opposto il loro veto a leggi dalle conseguenze devastanti. Il conoscente citato da Cucchi che si sarebbe travestito da donna per sfuggire al licenziamento, è la trascrizione con qualche variazione, della sceneggiatura del film francese “Le placard” (l’armadio) con Gérard Depardieu e Daniel Auteuil, in cui quest’ultimo, divorziato e con un figlio, si finge gay per sfuggire ad un licenziamento, scoprirà ben presto la violenza omofobica che lo porterà a vedere le cose in maniera molto diversa. Vedo molti uomini che per rassicurare se stessi sulla propria virilità, continuano ad avere il bisogno di sentirsi superiori, imprecano contro i diritti delle donne e quelli LGBT, non perdono occasione per postare commenti a favore dei loro idoli del momento: Trump e Putin, senza verificare alcuna informazione, come quella che purtroppo molte donne in Italia e altrove, vengono uccise in quanto come donne si sono ribellate a regole imposte da famiglie, tradizioni e religioni.

Giovanni Battista Fiore,
Grazie GioBaF. Qualcuno si chiederà: perché pubblicate lettere come quelle del sig. Cucchi, allora? Risposta: perché ITALIANS è un posto aperto a tutte le opinioni, ovviamente.  -QUI-

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Se un bambino cresce senza la mamma o il papà

Molto probabilmente il sig. Fiore inserirà la mia missiva tra quelle di coloro che si sentono «minacciati dai diritti delle donne e LGBT» ( http://bit.ly/22qwHta ). Io non mi sento affatto minacciato, ma mi piace seguire le opinioni tecniche, competenti e puntuali. Se ho mal di denti andrò dal dentista, se si accende una spia del cruscotto della mia auto andrò dall’elettrauto. Ecco quindi, che in materia di adozioni mi fido chi ha competenza: dopo il presidente della Società di Medici Pediatri, anche il prof. Bruno Renzi, psichiatra ed ex direttore all’ospedale Sacco di Milano, docente presso l’Università degli Studi di Milano, di Bologna, “La Sapienza” di Roma e di Catania, ha deciso di esprimere la sua opinione scientifica su una questione che fa ultimamente discutere: “le persone “gay” possono far crescere un bambino senza traumi?”. Ecco la risposta. «Le persone gay hanno tutti i diritti tranne uno, quello di impedire lo sviluppo delle vaste potenzialità che ogni bambino ha insite in sé. Se ad un bimbo si negassero le due differenti polarità, maschile e femminile, cioè il diritto di avere entrambi i modelli parentali, verrebbe privato della possibilità di acquisire autonomamente quelle dinamiche utili per la crescita. È proprio a quell’età che i bambini creano dentro di sé, le convinzioni su se stessi, la vita, il mondo, che determineranno tutto il loro futuro, e queste derivano dal loro relazionarsi con un genitore maschio e uno femmina». Conclude poi il medico con una chiosa: «Madre natura ne sa più di noi». Se permettete non mi sento minacciato da nessuno, e mi fido del parere di un professionista.Federico Bonaccorsi-Pasini, federic.bonbon@gmail.com-QUI-
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Solo per voler vedere l’effetto che fa

Caro Beppe, tre nomi: Manuel Foffo, Marc Prato, Luca Varani. I primi due, carnefici; il terzo, vittima occasionale. Ti chiedi come sia possibile arrivare a tanto. Dovessi ricostruire le dinamiche dell’assurdo delitto, mi chiederei se i due assassini si siano ispirati a un film di Alfred Hitchcock, “Rope” (“Nodo alla gola”). Stesso ambiente sociale, stessa bramosia di emozioni forti, stessa assenza di un vero movente. Solo “voler vedere l’effetto che fa”.

Mario Sconamila , mario.sconamila@elisanet.fi
Caro Mario, eviterei le analogie e le fantasie. Chi ha commesso quelle azioni è un démone moderno: roba da Dostojevski, non da commissariato di zona. Aver agito sotto l’effetto di stupefacenti non è un’attenuante, anzi. La società occidentale dovrà, presto o tardi, affrontare seriamente la questione. Il consumo di sostanze psicotrope produce comportamenti sconvolgenti. Solo la cocaina spiega certe rapine, certe violenze, certe reazioni (pensate alla nuova aggressività stradale). Chi la consuma con leggerezza – quanti sono, gli  insospettabili! – dovrebbe rendersene conto: sta allevando il mostro di cui potrebbe finire vittima, presto o tardi.-QUI-

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Quelle “opinioni nocive” su “Italians”

«Qualcuno si chiederà: perché pubblicate lettere come quelle del sig. Cucchi, allora? Risposta: perché “Italians” è un posto aperto a tutte le opinioni, ovviamente». Questo scrive Beppe Severgnini su Italians (“Vi sentite minacciati dai diritti delle donne e LGBT” – http://bit.ly/22qwHta ). E quali sarebbero le “opinioni” che pubblica con molta frequenza il giornalista che prima mi era persino simpatico? Corbellerie di persone misogine che negano l’esistenza del femminicidio. Termine che può anche non piacere, ma il fatto che non piaccia non significa che il fenomeno non esista. Severgnini pubblica opinioni. Eh già. Così, a un dipresso, non avendo argomenti, chiudevano una discussione alcuni miei alunni: “Professò, ognuno esprime le sue opinioni”. Al che io facevo notare, e lo faccio notare anche al giornalista del Corriere della Sera: “Sì, è vero, ognuno ha le sue opinioni, ma si dà il caso che esistano opinioni nocive, malsane, deleterie, come quelle, ad esempio, espresse nel libro di Hitler, Mein Kampf, ed opinioni che, diffuse, non recano danno a nessuno. Diffondere opinioni nocive, malsane, deleterie, non è cosa buona e giusta. E’ cosa cattiva e ingiusta. Spesso pericolosa”.

Renato Pierri, renatopierri@tiscali.it
Non facciamo confusione. Chi nega che esista la fattispecie criminale del “femminicidio”, sbaglia – e l’ho scritto, non per la prima volta, cercando di spiegare perché. Ma paragonarlo a Hitler non si può, Renato.-QUI-

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I gay, le donne e i pregiudizi del maschio italiano

Caro Beppe, i maschi italiani dicono che le donne incinte non possono fare il sindaco, i maschi italiani dicono che il femminicidio non esiste, i maschi italiani dicono che i gay non sono discriminati, i maschi italiani dicono che l’omofobia non esiste. Ma pensare di lasciare decidere alle donne cosa è meglio per le donne e ai gay cosa è meglio per i gay è così difficile?

Paolo Amore , solo_pensieri@yahoo.it

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Femminicidio e persone gay: sono contrario a ghetti di ogni genere

Caro Beppe, nella tua risposta alla lettera “I gay, le donne e i pregiudizi del maschio italiano” ( http://bit.ly/1q5oRE7 ) hai voluto chiarire in modo inequivocabile la tua posizione nei confronti del femminicidio e la discriminazione dei gay. Mi permetti di fare altrettanto? Evidentemente c’e’ qualche grosso malinteso se mi e’ toccato leggere una lettera in cui si paragona il mio pensiero a quello di Hitler (“Quelle “opinioni nocive” su “Italians” – http://bit.ly/1RhlxMT ). Mi sbrigo in poche parole e tolgo il disturbo. Il mondo non si divide in buoni, che vogliono proteggere donne e gay, e cattivi che li disprezzano. Ci sono invece due diverse visioni: quella che vuole un mondo in cui le donne vengono trattate come una specie protetta, con leggi ad hoc (femminicidio) e trattamenti di favore (quote rosa) e dove i gay vengono protetti con il divieto di fare una qualsiasi critica nei loro confronti pena l’accusa di omofobia (termine mutuato dalla psichiatria) etc. Poi c’e’ una visione diversa (quella che sostengo), che vede un mondo in cui non ci sia nessun tipo di discriminazione basata sul sesso, dove tutti possono convivere e crearsi liberamente la propria vita giudicati solo ed esclusivamente per la loro capacita’ e valore nei confronti della società, e dove la violenza verso un essere umano viene punita in quanto tale. Sono contrario a ghetti di ogni genere, e penso che come non si può esportare la democrazia con la forza, così non si può imporre con la legge la maturità delle persone su questi temi, anzi si fomentano separazione e odio. Solo una educazione equilibrata senza eccessi ideologici e la giustizia sociale, il creare veramente pari opportunità senza nessuna distinzione, raggiungerà lo scopo. Le palesi ingiustizie, anche se fatte in buona fede, creano malumore in chi le subisce e sono umilianti per chi ne viene favorito (se ha un po’ di rispetto di se’). Two wrongs don’t make a right. Saluti,Flavio Cucchi, flaviocucchi@gmail.com-QUI-
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Persone, non categorie

Caro Beppe , trovo veramente singolare ed allarmante che proprio chi, con l’intento di difendere categorie oggettivamente discriminate, a volte adotti comportamenti altrettanto superficiali e discriminatori. La lettera del sig. Paolo “Nomen non tamen omen” Amore (“I gay, le donne e i pregiudizi del maschio italiano” – http://bit.ly/1q5oRE7 ) è un perfetto esempio di razzismo, oltre che di superficiale generalizzazione. Mi sembra che il mondo si stia dividendo in categorie sempre più affannate a difendere la propria presunta superiorità morale: cattolici vs. musulmani, eterosessuali vs. omosessuali, maschi vs. femmine, vegani vs. onnivori, solo per citarne alcune. In molti casi si difende la propria categoria di appartenenza “a prescindere”, senza un minimo di informazione o di confronto che non diventi scontro di preconcetti ideologici e posizioni precostituite. Non sarebbe ora di cominciare a parlare di e tra PERSONE?Alessandro Cantoni, zetauz@gmail.com-QUI-
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Sdoganeranno anche la pedofilia?

Caro Beppe, la home page di Corriere.it, ogni giorno, contiene una notizia sul tema gay/LGBT, ma di solito almeno tre, o un commento, nel 99% dei casi pro-gender. Ad esempio, ieri o ieri l’altro è comparsa un’infografica che adottava il punto di vista proprio della teoria del gender sull’esistenza di un continuum di identità di genere o sessuale come normale e auspicabile. In questo continuum non compariva la pedofilia, ma – se ci pensi – è un assurdo logico: non è proposto solo perché si ritiene che “la società non sia pronta”. Del resto, se si vuol far passare l’idea che la sessualità non abbia rilievo morale (ma sia immorale incanalarla), questa è la conseguenza.
A questo punto voglio scommettere con te 100 euro, da devolvere a favore di un ente benefico a scelta del vincitore, che entro dieci anni, cioé entro l’aprile 2026, uno dei tre maggiori quotidiani italiani per diffusione ospiterà almeno un editoriale a favore dell’”affettività intergenerazionale” o del “diritto dei bambini di vivere liberamente la propria sessualità”. In altre parole, della pedofilia. Naturalmente, questo termine, per allora, sarà ritenuto offensivo e usato da noi bigotti e retrogradi per infangare le nuove conquiste della libertà sessuale. Infatti le forme di sovversione della ragione, che oramai sono diventate la norma presso le élite, intese nel senso di Mosca e di Pareto, non possono avere che questo esito.

Giuseppe Scalas, g_scalas@mail.com
Non è che il tema dell’omosessualità interessa molte persone? E i media si limitano a prenderne atto? L’accostamento alla pedofilia, poi, è sbagliato e di cattivo gusto. Un bambino va protetto: non può, ovviamente, dare il consenso sessuale. Secondo me, GS, queste cose le sai anche tu: perché questo gusto di inquinare qualsiasi discussione? La sessualità è un tema complesso: non si può entrarci col badile.-QUI-

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Pietro Maso e quella lettera a Manuel Foffo

La lettera di Pietro Maso a Manuel Foffo ha riacceso una polemica sul primo, “colpevole”, secondo gli osservatori, di volersi mettere in vista. In questa società della visibilità, tutti scalpitano per avere un posto in prima pagina. Tra i colpevoli, i più insospettabili intellettuali, giornalisti, opinionisti, showgirl, attori. E anche gli abitudinari del circo della sovraesposizione che un giorno sì l’altro no, ma quello seguente di nuovo sì, appaiono in tv. Nelle anime fragili, o vieppiù tormentate, si crea un’ulteriore forma di frustrazione: “perché loro stanno alla ribalta e io vengo escluso dal palcoscenico dell’effimero”? E così Pietro Maso, che qualche anno fa scrisse un libro di scarso successo assieme a una giornalista di belle speranze, e il quale di recente ha visto la sua “stella nera” brillare nell’oscurità della notte con l’intenzione (intercettata dagli inquirenti ) di volere terminare il “lavoro” di 25 anni prima (uccise padre e madre, oggi avrebbe avuto l’intenzione di ammazzare pure le sorelle), dopo qualche settimana di silenzio riguardo il suo personaggio tornato alla “ribalta” suo malgrado come anima “non redenta”, si è rifatto avanti. Un sfogo manifestato per lettera a Manuel Foffo, che avrebbe voluto ammazzare il padre ma che in realtà ha ucciso un giovane incolpevole, durante un festino a base di droga, assieme a un complice. Pietro Maso sociologo, psicologo, criminologo e altri “ruoli” mutuati dalla tv -spazzatura, scrive a colui che gli procura un transfert, dalla comunità montana nella quale è stato accolto per una nuova riabilitazione: “conosco i motivi del perché di certe tue intenzioni e quello che dirà la gente di te in futuro, ossia avrà riprovazione e ti emarginerà”. Questo il sunto della lettera-choc. La lettera che è stata un fulmine a ciel sereno oltre che per la famiglia Foffo, per gli avvocati della difesa del giovane Manuel, i quali nel tentativo di riparare con delle attenuanti al danno fatto dal loro “cliente”, hanno visto la missiva di Maso come una sgradevolissima e intenzionale intrusione a fini puramente esibizionistici.Romolo Ricapito, romolo.ricapito@gmail.com-QUI-

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La CEI, gli integralisti e le unioni civili


Caro Beppe, sperando di poter vivere in un paese civile, quindi – condizione necessaria ma non sufficiente – laico, rimango esterrefatto per la posizione della CEI sulla legge sulle unioni civili. “Laico”, purtroppo in Italia si deve sempre ricordarlo, non vuole dire “ateo”, non è il contrario di “credente”, ma quello di “integralista”: anzi, il vero cristiano deve essere laico, se Gesù ha detto “date a Cesare…”. La legge sulle unioni civili non regola nulla che abbia a che fare con la religione: semplicemente riconosce un contratto che regola il rapporto tra due adulti consenzienti e tra loro e la società, e ne definisce possibilità e limiti. Non si chiama “matrimonio”, il cui copyright può essere riconosciuto per usucapione alla Chiesa. Dal punto di vista religioso, non è diverso dalla disciplina per le S.P.A.: cosa c’entra la Chiesa con un contratto in ambito civilistico? Ma se la Boldrini affermasse che il Pater Noster deve essere cambiato, se Grasso volesse che il Conclave venisse fatto in modo diverso minacciando ritorsioni se non obbediti, che direbbero gli integralisti? Il Concordato afferma che la Chiesa e lo Stato sono liberi ed indipendenti nei rispettivi ambiti, di fatto la CEI ha lo denunciato e Renzi dovrebbe trarne le inevitabili conseguenze bloccando i finanziamenti dell’8 per mille che dallo stesso Concordato derivano. Ridicolo il “ce ne ricorderemo al referendum”: allora gli integralisti voterebbero una pessima legge se non ci fossero le unioni civili o voterebbero contro una buona legge se tali unioni ci fossero? Nemmeno gli ultras! Ancor più ridicolo che le unioni civili diffonderebbero l’omosessualità. Non so tu, Beppe, ma io anche se hanno approvato la legge, non provo alcuno stimolo a diventare gay. Sarò forse strano, ma proprio non ne provo alcuno stimolo. Attenti poi… mutatis mutandis (e solo grazie alla riforma, le cose sono mutate) l’etica di imporre i dettami della propria fede a tutti, è quella dell’ISIS. Saluti, Riccardo Rossi, vfcb@virgilio.it -QUI-

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La fiducia sulle unioni civili: no, io non seguo la massa


È passata la fiducia, ennesima, sulle unioni civili. E tutti a festeggiare per esserci “omologati” ai paesi civili! NO, io non seguo la massa. Se il 35% degli under 15 ha provato le “canne” dovrei omologarmi? NO. Sia ben chiaro: non ho nulla contro il riconoscimento delle coppie gay. Ma una domanda mi sobbalza in mente: se effettivamente questo decreto, NON discusso in aula, possa essere espressione della volontà popolare o se invece, fosse solo la necessità di un governo di “omologarsi” al resto dell’Europa e dunque fosse solo la necessità di forzare l’evoluzione sociale di una nazione fino a portare alla fiducia. Allora qual è il valore della volontà popolare e della democrazia? Se, come dovrebbe essere, è un riflesso della volontà popolare, sin dove è necessario regolamentare la materia? Basterà questo diritto acquisito a soddisfare il bisogno di diritto? E infine, per essere banale, qual è il peso di un diritto che NON tutela il cittadino dalla vera discriminazione moderna tra ricchi o poveri, a poche settimane dal voto? Io do la parola a Santa Caterina da Siena, patrona d’Italia, patrona d’Europa e dottore della Chiesa: «Avete taciuto abbastanza. È ora di finirla di stare zitti! Gridate con centomila lingue. Io vedo che a forza di silenzio, il mondo è marcito». Mi disgusta infine la constatazione che nessun ecclesiastico (di ogni ordine e grado!) sia pronto a difendere PUBBLICAMENTE la morale naturale, la dottrina della Chiesa, la famiglia, i bambini… Dove pensano di scappare? C’è chi va in Grecia a raccogliere immigrati (musulmani) e poi si scorda di difendere un valore alto come la famiglia? Federico Bonaccorsi-Pasini, federic.bonbon@gmail.com-QUI-

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Le unioni civili e Colui che ha creato l’Universo


Caro Severgnini, le unioni civili sono legge. Com’era prevedibile polemiche e disperazione da parte dei vescovi e dei cattolici più intransigenti, con il Family Day in testa: minata la famiglia, minato il cattolicesimo, minata la Chiesa. In poche parole l’ennesimo affronto a Dio ed al suo Verbo di cui loro, naturalmente, sono i depositari ed unici interpreti. A me invece sorge spontanea una domanda: ma è veramente possibile che a Colui che ha creato l’Universo (infinito), a Colui che quando ascolta le preghiere degli uomini sente gente che muore di fame od uccisa, che è schiava, che è prigioniera, che è distrutta dal dolore, che è stuprata, e che quindi, diciamo, ha già qualche priorità, possa veramente sentirsi offeso se due persone dello stesso sesso si amano e regolano la loro convivenza secondo la legge? Mi scusi Beppe ma non riesco a smettere di ridere… Saluti,-Vanni Colombo, giovanni.battist01k3@alice.it-QUI-

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L’arcivescovo Forte impari da San Francesco


Caro Beppe, ho letto l’intervista all’arcivescovo Bruno Forte, presidente della Conferenza episcopale abruzzese-molisana, pubblicata giovedì scorso sul Corriere della Sera e incentrata sulla recente approvazione alla Camera della legge sulle unioni civili (ultimo passo per l’entrata in vigore della normativa). Contrario all’assimilazione delle unioni civili alla famiglia tradizionale, formata cioè da uomo e donna, alla domanda ” in che modo la famiglia verrebbe danneggiata (dalle unioni civili)?” risponde: “se equipari un altro istituto alla famiglia, le risorse, già scarse, vengono inevitabilmente divise”. Resto allibito nel sentire pronunciare queste parole da un rappresentante del clero. Immaginavo che almeno ai vertici del mondo cattolico la contrarietà alle unioni civili e l’accanimento mostrato nell’opporsi a qualsiasi forma di legame che possa somigliare al matrimonio nascesse dal rispetto di nobili principi. Figuriamoci! Il vero timore – almeno quello del monsignore in questione – è che si debbano dividere delle risorse tra le famiglie tradizionali e le coppie omosessuali! Insomma: guai a togliere qualcosa alla Vera Famiglia per darlo ad altri cristiani, che ne avrebbero ugualmente bisogno, ma che non lo meritano per il solo fatto di appartenere allo stesso sesso! Forse mi sfugge qualcosa, ma davvero non comprendo come un pensiero simile possa appartenere ad un membro della Chiesa, quella stessa Chiesa che predica carità e amore ed invoca a voce spiegata una più equa distribuzione delle risorse nel mondo. Cosa hanno a che fare delle parole mosse da così tanto egoismo e partigianeria col pensiero di Cristo o con l’operato dei padri della Chiesa? Chissà come avrebbe reagito San Francesco – lui che si disfaceva dei propri beni per donarli agli altri – di fronte a pensieri di questo tipo…-Marco Badiani, marcobadiani@tiscali.it-QUI-

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LA RUSSIA, I FRANCOBOLLI E I DIRITTI DEI GAY


Cari Italians, volevo segnalarvi un articolo che ho scritto per il magazine “Words in Freedom” sull’atteggiamento della Russia nei confronti di francobolli che celebrano i diritti dei gay emessi da altri stati -http://www.wordsinfreedom.com/anche-i-francobolli-celebrano-il-gay-pride/ – Buona lettura!-Claudia Bianconi, bianco_ni@hotmail.com-QUI-


  http://www.wordsinfreedom.com/anche-i-francobolli-celebrano-il-gay-pride/

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Cardinale Bagnasco, legga la Genesi


Il cardinale Angelo Bagnasco è presidente della CEI, l’assemblea permanente dei vescovi italiani. Proprio il 17 maggio, giornata internazionale contro l’omofobia, Bagnasco ha ritenuto doveroso intervenire per sparare a zero contro la legge sulle unioni civili, recentemente approvata (era ora!) dal Parlamento italiano. Il giorno precedente, 16 maggio, Papa Francesco ancora una volta, ha invogliato, esortato, quasi imposto pesantemente all’alto clero formato da monsignori, vescovi e cardinali di rinunciare alle ricchezze, dirigersi verso la morigeratezza e povertà, rifuggire dai lussi, evidentemente colpito da molti, troppi esempi di “sue eccellenze” che predicano bene e razzolano male. In due giorni molti hanno presentato le rispettive credenziali: quale delle due parti privilegiare? Vediamo: Bagnasco esegue il compitino, ma si comporta come il prof di matematica che, una volta in cattedra, invece di prendere il gesso e dirigersi in lavagna, esige dagli studenti la complicata lezione facendo loro apprendere la spiegazione dalla lettura del libro di testo. La nostra esperienza dice non sia possibile. Cari connazionali, voglio essere sintetico: capisco bene che per la Chiesa le coppie omosessuali siano il “diavolo”; suvvia, inutile fingere ed evitare l’asticella. Il Vaticano sa bene che una buona parte della società italiana, la cosiddetta “pancia”, disprezza gli omosessuali, e si adegua. Il Vaticano è conscio (lasciatevelo dire) che quella sulle “unioni civili” sia un’ottima legge che tra l’altro non ha inglobato la “stepchild adoption” (giusto: in quel caso sono i giudici a dover verificare e decidere caso per caso); ma non può cedere “per principio”, visto l’immobilismo secolare che spero Francesco trasformi. Lo stesso Bagnasco sostiene che l’utero in affitto sarà il colpo finale. Calma e gesso, cardinale, non modifichi le cose: si chiede solo che la legge 40 sia migliorata. Legga la Genesi (cap. 30 vv. 1-13): già allora, coi modi del tempo, si desideravano i figli.

Mario Sconamila, mario.sconamila@elisanet.fi-QUI-

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Questo al 23/05/16

Di seguito qualcos'altro:










Pannella, l’aborto e i nostalgici delle mammane


Gentili Italians, il lettore Scalas in una lettera del 22 maggio scrive: “Non mi unisco allo stucchevole coro di lodi in morte di Giacinto detto Marco Pannella. Prego per lui e mi auguro venga accolto in Paradiso. Non prima, però, di esser passato per il Purgatorio, dove mi auguro che ogni bambino che lui ha contribuito a mandare al Creatore mentre era ancora nella pancia della mamma gli assesti un bel calcio nel didietro” (“Pannella ora passi dal Purgatorio”, http://bit.ly/1swI7v2 ). Il lettore evidentemente ignora la norma morale secondo la quale tra due mali si sceglie il minore, norma in alcuni casi adottata anche dalla Chiesa cattolica. Se Marco Pannella merita il purgatorio, sicuramente meriteranno l’inferno coloro che si opposero ad una legge che regolamentasse la pratica dell’aborto, per evitare che le donne ricche si recassero tranquillamente all’estero ad abortire, e le donne povere praticassero l’aborto clandestino rischiando la vita e, se scoperte, la prigione. Marco Pannella scelse il male minore. Sembra strano che ancora oggi esistano nostalgici delle mammane, del prezzemolo e dei cucchiai d’oro.Miriam Della Croce, miriamdellacroce@tiscali.it-QUI-

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ROMA: ELSA, LA SOVRANA

Si illusero gli Alemanno, i Marino, e gli altri uomini di potere della capitale. La citta’ eterna ha una sola sovrana: Elsa, la regina di Largo Argentina.Mauro Olivieri, olivieri.uniroma1@gmail.com-QUI-


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Sarri, non sono più «cose di campo» Ha sbagliato parole e... secolo

Nell’era della tecnologia e con la sensibilità di oggi, «Frocio» e «finocchio»
non sono più espressioni inoffensive, ma offese gravi e intollerabili

Non sono «le frasi maschie e virili» di cui ha parlato il presidente della Commissione Jean Claude Juncker, per spiegare il vivace scambio di opinioni con Matteo Renzi. Maurizio Sarri non ha solo sbagliato parole, tono, occasione: ha sbagliato secolo. Non solo ha pronunciato espressioni offensive, ha cercato di difenderle: «Sono cose da campo che dovrebbero finire in campo». Doppio errore. Vuol dire non aver capito che quanto era brutto, ma tollerato, nel XX secolo, è diventato orribile e intollerabile nel XXI secolo. Per un motivo semplice: sono cambiate la sensibilità e la tecnologia. La sensibilità pubblica cambia, come il senso del pudore: chi non lo capisce si rassegni a essere considerato un insensibile, o peggio.




































Negli anni Cinquanta l’espressione «negro» era utilizzata normalmente - prendete i discorsi, i libri o i giornali dell’epoca, se avete dubbi - e oggi viene giudicata aggressiva e offensiva. Se chi ha antenati africani, in America, vuol essere chiamato African American, così sia. Non è stucchevole correttezza politica: lo chiede lo spirito del tempo. Lo stesso vale per tutto ciò che riguarda l’omosessualità. Qualunque cosa pensiamo sulle unioni civili o il matrimonio tra persone dello stesso sesso, dobbiamo rispettare le scelte sessuali altrui. Lo pretende la legge, lo chiede la società, lo suggerisce il buon senso, lo invoca la Chiesa di Francesco. «Frocio» o «finocchio» hanno smesso di essere inoffensive espressioni popolari, ammesso che lo siano mai state. Sono parole aggressive e offese gravi. Il nervosismo dovuto alla sconfitta nel quarto di finale di Coppia Italia - nel quarto di finale di Coppia Italia! - non giustifica nulla. È facile essere eleganti quando si vince e generosi quando va tutto bene.




































È inaccettabile che solidi professionisti cadano in eccessi isterici. Il comportamento di Sarri è preoccupante, anche per il futuro del Napoli, oggi la squadra migliore in Italia, per la classifica e per il gioco. Anche alcune reazioni di Higuain in campo sono risultate sgradevoli: un fuoriclasse non affronta l’arbitro sbraitando e gesticolando, con gli occhi di fuori. Se ne rendano conto, i due: anche da questi particolari si giudicano un giocatore e un allenatore. C’è di più e di peggio, però. Sarri si è giustificato dicendo:«Sono cose di campo». Machismo d’altri tempi: oggi, una difesa patetica. Due allenatori cinquantenni non possono insultarsi come calciatori di vent’anni. E neppure a costoro, diciamolo, è consentito usare certe espressioni. L’insulto aggressivo incoraggia il cattivo comportamento degli stadi.




































Perché seppellire di fischi gli avversari appena giocano la palla? Al San Paolo accade sistematicamente. Che senso ha? Senza buoni avversari non ci sarebbero belle partite: no? Diciamolo, scriviamolo, ripetiamolo: il 2016 non è il 1976. Il presidente della Figc Tavecchio forse - forse - l’ha capito: non direbbe più «mangiabanane» per definire un professionista che viene dall’Africa. Sarri deve capirlo. Non si può gridare «Frocio!» al collega Mancini e sostenere che «Sono cose da campo che dovrebbero finire lì, mi hanno insegnato così». Chi viene insultato reagisce, la maggioranza degli italiani non lo tollera, le telecamere leggono il labiale, i social rilanciano ed esasperano. Essere pronti al grande calcio vuol dire capire queste cose. Non basta andare in panchina in tuta, disporre bene i giocatori e sorridere mite dopo una vittoria.
21 gennaio 2016 (modifica il 21 gennaio 2016 | 09:50)-QUI-
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2 commenti:

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