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LES SAINTS DE KIKO / キコの聖なる者たち KIKO’S SAINTS DI MANUEL MARMIER
(FRANCE 2019-25’)
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lunedì 10 giugno 2019
GOOGLE CENSURA E COSTRINGE ALLA CHIUSURA GAYBURG
GOOGLE CENSORSHIP ON A LGBT NEWS SITE
GOOGLE CENSURA E COSTRINGE ALLA CHIUSURA GAYBURG
https://www.gayburg.com/?zx=177365a4826cb00e
Come conseguenza dell’oscuramento di Google, Gayburg è costretto a terminare le sue pubblicazioni.
Next Quotidiano lo definisce come «uno dei siti più attivi nella difesa dei diritti civili delle persone omosessuali», LezPop come «uno dei siti lgbt più importanti d'Italia». Candidato annualmente come “miglior sito lgbt” ai Macchianera Internet Awards, Gayburg è stato costretto alla chiusura dopo quattordici lunghi anni di battaglie per i diritti civili.
Lo scorso 15 maggio Google ne ha oscurato le pagine, ne ha impedito l’indicizzazione sui motori di ricerca e ha inibito la condivisione degli articoli sui social network attraverso una pagina in cui si sostiene che imprecisati «alcuni lettori» li avrebbe contattati perché «ritengono che i contenuti di questo blog siano discutibili». La decisione è stata applicata senza permettere alcuna replica e senza neppure informare i gestori.
Era già successo nel gennaio del 2016, quando il sito venne oscurato per 15 giorni, e lo scorso febbraio, quando sono sopraggiunti altri 21 giorni di buio. Sempre dallo scorso febbraio, il sito è anche risultato penalizzato tra i risultati di ricerca dato che Google, senza informare i gestori, ha segretamente modificato le pagine del sito per bollarle indistintamente come "adult rating". A detta loro, dunque, Gayburg sarebbe tale e quale a Porn Hub mentre i siti di promozione omofoba come "La Nuova Bussola Quotidiano" o "Notizie Provita" sono ritenuti adatti ad un pubblico di minorenni col loro sostenere che i gay siano “sbagliati” o che si dovrebbe negare loro un funerale religioso dato che la loro esistenza offenderebbe i sedicenti “credenti” dell’integralismo organizzato.
Ora, attraverso la loro community, Google ci manda a dire che il blocco non verrà rivisto e che l’oscuramento è da ritenersi definitivo in quanto il sito verrebbe da loro ritenuto “pornografico”. Si tratta di una tesi che è stata ribadita da Google anche nel comunicare la conseguente messa al bando di Gayburg dalla loro rete pubblicitaria.
Pare un po’ surreale, eppure è proprio negli stessi giorni in cui Google mette bandierine arcobaleno in home page che Gayburg viene costretto a chiudere mentre restano liberamente accessibili quei loro blog in cui si promuovono fantomatiche “terapie riparative” dell’omosessualità o mentre la loro rete pubblicitaria pare non aver problemi nel finanziare gli articoli estremisti del periodico di CasaPound o i siti di sedicenti gruppi “cattolici” che invitano i genitori a “curare” i loro figli gay.
In Gayburg è stata trasposta la nostra vita, i nostri interessi e le nostre opinioni. Ora Google ci viene a dire che quella vita è da ritenere “sbagliata” quasi fosse un membro delle lobby riconducibili all’integralismo organizzato.
Dalle loro segnalazioni pare emergere un preconcetto che mira ad accostare il termine “gay” alla “pornografia” e un moralismo contro una comunicazione che non può sottrarsi a quelli che sono gli standard della comunità a cui si rivolge. Celebrano i cinquant’anni della comunità lgbt, eppure paiono ignorare che nei primi trent’anni le uniche persone che gli attori pornografici erano gli unici a metterci la faccia durante i pride dato che già subivano un tale stigma sociale da non temerne di nuovi. Ignorano che la comunità lgbt nasce da una comune sessualità o che un qualunque rivista lgbt non potrà svendersi ad un facile moralismo dato che è proprio contro di esso che ci si sta battendo da cinquant’anni.
Definire “pornografia” l’informazione di Gayburg significa non sapere il significato di quella parola. Eppure sembra proprio che Google si sia schierata tra le frange dei nuovi “perbenisti”, tutti impegnati nel misurare i centimetri di pelle nuda mentre non si curano di chi semina odio attraverso l’uso sconsiderato di crocefissi ed immaginette sacre. Per loro l’apparenza valga più della sostanza e un uomo a torso nudo fa più paura di un uomo che agita rosari chiedendo che i naufraghi non siano salvati dalle acque.
Siamo orgogliosi di aver denunciato i legami tra Provita Onlus e Forza Nuova con un anno di anticipo rispetto al Corriere della Sera. Siamo fieri di aver informato sulle ingerenze di Dugin e di Komov sulla politica italiana o di aver smascherato e denunciato le parole di personaggi condannati dai tribunali per la loro promozione all’odio. Repubblica, L’Espresso, Giornalettismo e Wire ci hanno citato come fonte, rigettando lo stigma con cui Google ci ha chiuso. Ora il nostro lavoro verrà cancellato e la nostra voce sarà silenziata, ma rivendichiamo con orgoglio quei 20mila articoli con cui abbiamo combattuto per un mondo migliore che speriamo un giorno potrà garantire una libertà di espressione che ci pare evidente oggi venga negata.
Ci siamo fidati di Google ed abbiamo sbagliato. Grazie a quanti ci hanno seguito dal 2005 ad oggi.
-.-.-.Per contatti: gayburg@gmail.com
As a result of Google's blackout, Gayburg is forced to end his publications.
Next Daily defines it as "one of the most active sites in the defense of the civil rights of homosexual people", LezPop as "one of the most important LGBT sites in Italy". Annually nominated as the "best LGBT site" at the Macchianera Internet Awards, Gayburg was forced to close after fourteen long years of civil rights battles.
On May 15, Google obscured its pages, prevented it from being indexed on search engines and inhibited the sharing of articles on social networks through a page that states that "some readers" would have contacted them because they "believe that the contents of this blog are questionable ". The decision was applied without allowing any reply and without even informing the managers.
It had already happened in January 2016, when the site was darkened for 15 days, and last February, when another 21 days of darkness occurred. Also since last February, the site has also been penalized among the search results since Google, without informing the managers, has secretly modified the pages of the site to label them without distinction as "adult rating". According to them, therefore, Gayburg would be such and such at Porn Hub while homophobic promotion sites such as "La Nuova Bussola Quotidiano" or "Notizie Provita" are considered suitable for an audience of minors with their claim that gays are "wrong" or that they should be denied a religious funeral since their existence would offend the self-styled "believers" of organized fundamentalism.
Now, through their community, Google sends us to say that the block will not be reviewed and that the blackout is to be considered final as the site would be considered by them to be "pornographic". This is a thesis that was reiterated by Google also in communicating the consequent ban of Gayburg from their advertising network.
It seems a bit surreal, yet it is precisely in the same days that Google puts rainbow flags on the home page that Gayburg is forced to close while their blogs are freely accessible, where they promote phantom "reparative therapies" of homosexuality or while their advertising network seems to have no problems in financing the extremist articles of the CasaPound magazine or the sites of so-called "Catholic" groups that invite parents to "treat" their gay children.
Our lives, interests and opinions have been transposed in Gayburg. Now Google is telling us that that life is to be considered "wrong" as if it were a member of the lobbies attributable to organized fundamentalism.
From their reports, a preconception seems to emerge that aims to match the term "gay" to "pornography" and a moralism against a communication that cannot escape those that are the standards of the community to which it is addressed. They celebrate the fifty years of the lgbt community, yet they seem to ignore the fact that in the first thirty years the only people that pornographic actors were the only ones to put their faces in pride as they already suffered such a social stigma that they didn't fear new ones. They do not know that the LGBT community stems from a common sexuality or that any LGBT magazine cannot sell itself to an easy moralism since it is precisely against it that we have been fighting for fifty years.
Defining the information of Gayburg as "pornography" means not knowing the meaning of that word. And yet it seems that Google has sided with the fringes of the new "respectability", all engaged in measuring the centimeters of bare skin while not caring about those who sow hatred through the reckless use of crucifixes and holy pictures. For them the appearance is worth more than the substance and a bare-chested man is more afraid of a man who shakes rosaries asking that the castaways are not saved from the waters.
We are proud to have denounced the ties between Provita Onlus and Forza Nuova a year earlier than the Corriere della Sera. We are proud to have informed about the interference of Dugin and Komov on Italian politics or to have exposed and denounced the words of characters condemned by the courts for their promotion of hatred. Repubblica, L’Espresso, Giornalettismo and Wire have cited us as a source, rejecting the stigma with which Google has closed us. Now our work will be canceled and our voice will be silenced, but we proudly claim that 20 thousand articles with which we fought for a better world that we hope will one day guarantee a freedom of expression that seems evident today to be denied.
We trusted Google and we were wrong. Thanks to all those who have followed us since 2005.
venerdì 17 maggio 2019
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https://www.repubblica.it/dossier/gabriele-romagnoli-la-prima-cosa-bella |
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domenica 27 gennaio 2019
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giovedì 24 gennaio 2019
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