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Irlanda e matrimonio gay: la vittoria di Adam Smith
Caro Beppe, come spiega Umberto Galimberti ne “I miti del nostro tempo”, fino al secolo scorso per la Chiesa l’omosessualità non era certo un problema per l’umanità, infatti “un manuale per i confessori del VII secolo assegnava un anno di penitenza ad atti impuri tra maschi, centosessanta giorni tra donne, e ben tre anni a un prete che fosse andato a caccia”. L’omosessualità diventa malattia “nell’Ottocento con il nascere della medicina scientifica che, con il suo sguardo puntato esclusivamente sull’anatomia, la fisiologia e la patologia dei corpi, ha stabilito che siccome gli organi sessuali sono deputati alla riproduzione (che è possibile solo tra maschio e femmina) ogni espressione sessuale al di fuori di questo registro è patologica”. La Chiesa se ne è occupata dopo, giusto per aggiungere un altro senso di colpa al suo già ricco palmarès. L’Irlanda ha vissuto in questi ultimi anni una crisi paurosa dovuta alle politiche ultraliberiste che hanno prodotto una grossa bolla immobiliare e una folle corsa all’indebitamento. Il matrimonio gay non è altro che il risultato della trasformazione della società irlandese da agro-pastorale ad urbano-consumistica. Il referendum non è stato la sconfitta del cattolicesimo, ma la vittoria di Adam Smith. Nell’ottica liberista infatti le discriminazioni non sono altro che un ostacolo al libero mercato nel quale tutti dobbiamo consumare liberamente. In Italia non si fa il matrimonio gay non per colpa della Chiesa o per difesa della famiglia tradizionale, ma piuttosto perché i gay sono ancora percepiti come categorie morali e non dei banali consumatori del mercato globalizzato. I liberisti de noantri infatti evocano il liberismo solo quando c’è da abbassare le tasse o per tagliare i costi della politica, ma mai per i diritti civili, che come dimostra il caso irlandese sono temi liberali. Chi è di sinistra dunque si occupasse di lavoro e lasciasse alla destra l’etichetta di anticlericale corrotta e consumistica, invece di esultare per le battaglie altrui.Alessandro Buoni, voltaire80@hotmail.com-QUI-
La storia di Sonia e Sofia
Caro Beppe, voglio raccontarti la storia di Sonia e Sofia. Sonia ha 38 anni, vedova con una figlia di 3. Sofia è sua cugina, 47 anni con una forma degenerativa di sclerosi in stato avanzato. Sofia ha altri parenti, ma vivono lontano. Sonia vuole molto bene a sua cugina e ha deciso volentieri di occuparsi di lei, rinunciando anche a possibilità di carriera che però l’avrebbero portata lontano, per restare con Sofia. Sofia, d’altro canto, vorrebbe che sua cugina fosse l’unica a poter decidere per lei nel momento in cui la malattia si aggravasse, vorrebbe poterla nominare erede universale, lasciandole soprattutto la casa in cui stanno vivendo. Vorrebbe addirittura che Sonia potesse ricevere la pensione di reversibilità. E vorrebbe adottare la figlia di Sonia. Insomma, vorrebbe che fosse riconosciuto lo status di “famiglia” per la loro unione. Quando qualcuno mi chiede “Che diritti va a ledere il matrimonio gay?” ( http://bit.ly/1QhpdND ), io racconto la storia di Sonia e Sofia e dico che il matrimonio gay lede il diritto di Sonia e Sofia ad accedervi e a godere dei diritti che il matrimonio concederebbe ai gay, per il solo fatto che i gay vanno a letto insieme e loro no. Oggi lo Stato concede certi diritti solo a due persone di sesso diverso non consanguinei, perché questi possono procreare, e i bambini sono la ricchezza più grande di uno Stato. Se si vuole concedere alcuni o tutti i diritti del matrimonio ad altri tipi di unione, bisogna concederli senza chiedersi se questa gente va a letto insieme o no. E’ evidente quindi che verrebbe meno uno dei doveri fondamentali del matrimonio, il primo che viene citato nell’art. 143 del codice civile, che è il dovere alla fedeltà coniugale. Ma questo, unito al fatto che certe unioni non possono produrre prole, snatura totalmente il senso del matrimonio. E’ per questo che secondo me il matrimonio gay sarebbe discriminante. Lottiamo invece per le “unioni civili”, facendo in modo di dare diritti a tutti coloro che li chiedono.Roberto Lagioia, nrlagioia@gmail.com-QUI-
La propaganda dell’ideologia gender
La propaganda dell’ideologia gender sta toccando livelli distopici. Appelli all’eguagliaza, all’amore, ai diritti dell’umanità. Chi si oppone viene etichettato come malvagio, antropologicamente inferiore. Nessuno, in questa narrazione marxista disneyana, prende in mano il codice civile. La famiglia è un’istituzione, come il comune, la scuola, l’azienda. Ci sono diritti e doveri in capo a chi contrae – perché è un contratto – matrimonio. Libro primo, titolo VI, capo III, sezione 1: delle condizioni necessarie per contrarre matrimonio. Età, interdizione, libertà di stato, parentela, delitto. Non puoi sposare un parente stretto, un bambino, un malato mentale, un oggetto inanimato, più di una persona alla volta, non puoi vendere la figlia per 10 cammelli. Poi c’è il capo VI, dove si parla di moglie e marito, non di coniuge 1 e 2. Fra le cause di nullità, l’art 122: errori sulle qualità personali, c’è scritto “anomalia o deviazione sessuale”. Poi ci sono i figli, perché il codice istituisce la famiglia in considerazione della prole, che per essere messa al mondo senza ricorrere a fabbriche di bambini necessita dell’incontro fra pene e vagina. L’adozione va consentita, o i bambini hanno diritto a un papà maschio e una mamma femmina? Ora, un conto è riconoscere alcuni diritti ai lesbogay, un conto è distruggere l’istituzione famiglia ritenendo superflua la distinzione sessuale. Sennò facciamo contratti atipici di famiglia a tutele crescenti, aperti a tutte le possibilità, come i co.co.co e gli stage gratuiti. Perché ignorare i diritti dei poligami, per esempio, non è amore anche quello? Senza contare che il matrimonio implica patrimonio, si rischiano finte nozze temporanee per usufruire di vantaggi economici. E ai miei diritti, chi ci pensa? Sono per una società poligama e matriarcale, dove il maschio, dopo un breve volo nuziale, se soddisfa le aspettative viene aggiunto all’harem della moglie, altrimenti viene sacrificato al dio Marxisney e servito ai parenti come antipasto.Raffaele Birlini, raffaele.birlini@email.it-QUI-
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