Caro Beppe, cari Italians, la Costituzione, art. 29,”riconosce
i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio”.
Cosa vuol dire “naturale”? Secondo me indica ciò che la Natura,
attraverso una selezione di milioni di anni, ha scelto come modello
adattativo migliore all’interno del Regno Animale, in particolare negli
animali più complessi quali noi siamo: il modello eterosessuale.
L’organismo Uomo però è il risultato del binomio Natura-Cultura.”Il
mondo va così, basta scuse!”, si dice, “le unioni tra persone dello
stesso sesso sono una cosa tanto normale”. Non sarò certo io a
contestare in questo caso il primato della Cultura sulla Natura!, ma una
cosa sono le unioni civili tra persone omosessuali, altra cosa è il
matrimonio civile/religioso, una cosa è la libertà di amare chi si
vuole, purché adulto e consenziente, cosa diversa è il diritto di
formarsi una famiglia, quando in gioco ci sono anche persone, i bambini,
non ancora in grado di far valere i propri diritti. Se accettiamo il
primato della Cultura sulla Natura per difendere a oltranza la libertà
di amare chi si vuole, perché allo stesso modo non accettiamo il primato
della Cultura, declinata come Psicologia, Psicanalisi, Sociologia,
Antropologia, che ha codificato ormai da diversi secoli lo sviluppo
dell’identità personale di un bambino all’interno di una coppia di
genitori eterosessuali? Buttiamo alle ortiche un patrimonio di
conoscenze che va dal complesso di Edipo in poi? Preciso che non sono
qui a mettere in discussione la capacità di una coppia omosessuale di
voler bene ai bambini, ma voler bene a qualcuno vuol dire volere il suo
bene. Come adulti vale la pena chiedersi se il diritto al figlio ad ogni
costo nell’immediato, venga prima del diritto del bambino, nel lungo
periodo, a crescere in una famiglia “naturale” dove sviluppare la
propria identità all’interno di una dialettica educativa “naturalmente”
diversa tra maschile e femminile.Daniela Rovatti, stefanovince@alice.it -QUI- >>>>Ipocrisia
Unioni gay: chiediamo il diritto di poter assumerci dei doveri
Caro Beppe, io onestamente incomincio a essere un po’ stanco
di sentire affermazioni come quelle per cui da un riconoscimento del
matrimonio tra due persone dello stesso sesso, allora si finirà per
riconoscere di tutto come l’incesto. Non capisco questi sillogismi. Se
l’incesto è vietato nel caso di matrimonio etero, le stesse regole
continueranno a valere anche nel caso di matrimoni gay. Mi sembrano solo
gli stessi discorsi che facevano coloro che erano contrari ai matrimoni
interrazziali nel periodo dell’America razzista. Sembra che alcune cose
debbano accadere solo se si riconoscono le unioni gay. Come la
fecondazione eterologa, che in realtà esiste già e vi fanno accesso
molte coppie etero sterili. Ma fa scandalo solo se a ricorrervi è la
coppia gay. Quindi il problema sta non nello strumento, ma
nell’utilizzatore.
E smettiamola di parlare di diritti o capricci. Lasciamo perdere il
matrimonio religioso, che è un sacramento e ha una sua dottrina.
Parliamo di quello civile. Di che si tratta? Semplicemente che io
dichiaro a te stato di voler bene a questa persona e di voler impegnarmi
formalmente a prendermene cura nella buona e bella cattiva sorte (e
quindi poterla sostenere economicamente) in salute e in malattia (e per
esempio poterla assistere in ospedale) e chiedo a te stato di
permettermi di farlo. Si parla di di diritti, ma se ci pensiamo stiamo
chiedendo di poter mantenere degli impegni, assumere responsabilità.
In altre parole chiediamo il “diritto” di poter assumerci dei “doveri”.
Non parliamo quindi di egoismo. Chi è egoista non si sposa. Franco Andrea, Francoas@gmail.com -QUI-
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"Ormoni ai bambini a scuola perché l'Onu li vuole
gay", lo scrive Cristina Zaccanti, docente di Ivrea, sul giornale
parrocchiale di Rivarolo Canavese
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Il monumento di Steve Jobs rimosso da San Pietroburgo dopo il coming out di Tim Cook.
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