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Roma: il liceo e il romanzo con scena gay
Caro Beppe, leggo sul Corriere, in questi giorni, di un fatto accaduto a Roma. In breve al Liceo Giulio Cesare, degli insegnanti hanno fatto leggere in classe ad allievi 14/15enni brani di un libro di una tale Melania Mazzucco, brani in cui pare si descrivesse con dovizia di particolari un atto sessuale orale tra uomini. Inevitabili le polemiche – presumibilmente attese e volute da chi ha ideato questa trovata – e le farneticazioni delle associazioni gay, che, prendendosela con i genitori degli allievi che avevano protestato, hanno pensato bene di definire come atto “violento e di stampo fascista” l’aver obiettato. Mi sto cominciando davvero a domandare se questa questione dei gay nata con ideali comprensibili, non abbia imboccato la via della follia. Tu che ne pensi? Susanna Bottini, subottini@yahoo.it
Penso: tanto rumore per nulla.QUI e ovviamente non si sbilancia, ignorando tutta la dinamica che ha portato al laboratorio di lettura "incriminato". E si che ne sono passati giorni. Shhh! Di certe cose non si deve parlare!
>> Lettera aperta della Dirigente Scolastica del Liceo Classico Giulio Cesare
>> Ancora sullo scandalo del Giulio Cesare
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Matrimonio gay: i diritti sono già nostri
Caro Beppe,
io sono sposato con un uomo e la cosa e’ passata inosservata ai circa 7
miliardi di abitanti del pianeta, che hanno continuato a vivere la loro
vita ne’ piu’ ne’ meno come prima. Devo dire che hai perfettamente
ragione quando dici che negli USA chi si oppone ai matrimoni gay viene
visto come chi 50 anni fa si opponeva ai matrimoni interrazziali. Pero’ a
mio avviso e’ cosi’: piu’ o meno scientemente alcuni cittadini si
oppongono ai diritti altrui, senza ragione, solo perche’ si sentono
depositari del potere di decidere: sei a favore di questo? Sei a favore
di quello?
Beppe, sei a favore degli stupri delle bambine di 3 anni? Se la
maggioranza lo fosse allora sarebbero permessi? Sei a favore della
parita’ di diritti tra madre e padre? Fino al 1975 in Italia non era
cosi’, e tutti dicevano se erano a favore o meno. Ma almeno in quel caso
gli uomini avevano da perdere degli assurdi privilegi. In questo caso
no, Il mio diritto a sposarmi non intacca i diritti di nessun altro. E’
pura discriminazione, con l’aggravante della cattiveria e della
stupidita’. Non avete il diritto di esprimere la vostra opinione sui
miei diritti. La domanda “sei a favore?” non ha senso, e va ostracizzata
come negli USA. O meglio, potete porla, ma poi se il resto delle
persone civili vi considera discriminatori, allora non piangete
sull’inflessibilita’ altrui, o sul fatto che poveri non potete neppure
esprimere la vostra opinione. La discriminazione, l’omofobia,
l’arroganza sta nel fatto stesso che non si capisce che non c’e’ nulla
da concedere. I diritti sono gia’ nostri. Ci si puo’ scusare
collettivamente per il dolore arrecato e lasciare che la modernita’
soppianti i residui di una cultura, per lo piu’ di natura religiosa, che
dovrebbe essere il vero oggetto dell’analisi e delle scelte. Oppure,
come succede in Italia, ci si puo’ rinchiudere nell’orticello del
conformismo. Fino al prossimo conformismo. Poi confessatevi, mi
raccomando e andrete in paradiso. Lo dice pure il Papa, no?
Filippo Carcaci, filippo.carcaci@gmail.com QUI
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Matrimonio gay: non potete costringermi ad essere d’accordo
Caro Beppe,
il signor Carcaci scrive (“Matrimonio gay: i diritti sono già nostri” –
http://bit.ly/Rnnmj5), con toni peraltro piuttosto veementi, che, in
pratica, non solo non si può obiettare nulla riguardo ai matrimoni tra
gay, ma espone con durezza la teoria che, in poche parole, ogni cosa che
non danneggi gli altri sia di fatto un diritto da far proprio, e che
gli Stati devono garantire. Immaginiamoci seguendo questa filosofia
semplicistica cosa verrebbe fuori. In ogni caso, in linea teorica,
Carcaci ha ragione, lui a me (che omosessuale non sono) sposandosi con
un uomo in effetti non arreca alcun nocumento, e dunque non avrei
diritto di obiettare nulla. Ci può stare. Non ci sta invece che si venga
chiamati con gli ormai esilaranti termini “fascista”, “squadrista”,
“nazista”, o “razzista” (che c’entrano come i cavoli a merenda), se si
dice una sola parola di pur civile dissenso. Non ci sta affatto che
illuminati ideologi intrisi fino al midollo di teorie politicamente
corrette vadano da mio figlio alle elementari e gli cerchino di mettere
in testa che il principe della Bella Addormentata nel Bosco è in realtà
una femminuccia, o che quando va al liceo qualcuno di questi geni gli
faccia leggere in classe come funzionano le cose a letto tra amanti gay.
E non ci sta che almeno su queste azioni io non possa dissentire.
Perchè altrimenti mi sorge il dubbio che gli squadristi, nazisti e
fascisti, siano proprio quelli che stanno sempre a piangere e a
lamentarsi.
Un caro saluto. Rosanna Robbiano, rrobbiano@yahoo.it - QUI
Ecco, l'immancabile colpo alla botte dopo il colpo al cerchio! Non educare alle diversità porta alla morte (letteralmente!) "proprio quelli che stanno sempre a piangere e a lamentarsi".
>> Anche se cambi l'etichetta, una scatola di pelati resterà sempre una scatola di pelati
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